Un vecchio proverbio arabo recita: Fai un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno della tua vita. Ma il lavoro della vita, un po’ come l’amore, non sempre è il primo della lista. Anzi, prima di riuscire nell’impresa capita di fare molte altre esperienze, e solo a seguito di una improvvisa illuminazione, oppure quando non si riescono più a sopportare le difficoltà o le angustie di una precedente professione, allora si abbandona tutto per seguire la propria strada. E di solito arriva il successo. Perché nel lavoro che si ama ci si mettono più energie, più entusiasmo e più passione. E questo surplus di “voglia di lavorare” non nasce solo da una maggiore remunerazione o altri vantaggi di tipo materiale – che, anzi, spesso diminuiscono – ma dal fatto che ciò che si fa è più in sintonia con la propria filosofia di vita.
Abbiamo raccolto tre storie, a Rimini e dintorni, di persone che, ad un certo punto della loro vita, per diversi motivi, hanno mollato tutto e hanno deciso di fare un altro lavoro. In tutti e tre i casi il cambiamento ha coinciso con un maggior numero di ore di lavoro, ma anche con una maggiore soddisfazione. In tutti e tre i casi il nuovo lavoro li ha portati a contatto con un mondo radicalmente diverso, fatto di sapori, di profumi, di spezie e aromi. Tutti e tre, infatti, sono stati folgorati dalla passione per l’enogastronomia. Tre storie diverse, ma tutte accomunate da una scelta. In un’epoca in cui il lavoro è flessibile – ma più spesso lo è il lavoratore – fare un lavoro che piace fa scivolare in secondo piano le altre difficoltà, perché, come diceva Primo Levi “Se si escludono pochi istanti prodigiosi che il destino ci può donare, amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”.
Da venditore di pc a gelataio doc
Un anno fa, passando per la rotonda di viale Valturio, proprio alle spalle della Rocca Malatestiana, si poteva vedere sull’angolo di via Dario Campana, un piccolo negozio di computer. Oggi, al posto di quel negozio, si trova la gelateria Il Castello. Di per sé la cosa non è sconvolgente. Di negozi ne cambiano in continuazione. La cosa curiosa è che, nascosto tra le macchine per la mantecazione del gelato, si trova la stessa persona che, un anno prima, dietro al bancone, assemblava e riparava pc: Marco Ottaviani. Classe 1969, Marco ha sempre avuto la passione per l’elettronica e l’informatica. Passione che lo ha portato a lavorare al MediaWorld già dall’apertura, nel 1990, poi ad aprire un negozio tutto suo, il Computer Shop, nel 1996 in via Coletti e poi, dal 2000, sulla rotonda di via Valturio.
“Ho studiato elettronica, e questo lavoro era la mia strada naturale. Inoltre, sono capitato in un periodo fortunato per quel settore: gli anni ’90 hanno visto un vero e proprio boom dei computer”. E allora perché dopo 15 anni di attività avviata, di esperienza, di capacità, ha deciso di mollare tutto per diventare gelataio?
“Perché mi ero stancato. La passione per i computer l’ho ancora, ma ripararli è davvero stressante! Chi entrava nel mio negozio lo faceva perché aveva un problema, e quindi era quasi sempre di cattivo umore! E alla fine sembrava sempre fosse colpa mia anche quando era Windows a dare problemi. Insomma: il lavoro andava bene, ce n’era anche tanto, ma non ne potevo più!”.
Negli stessi anni, Marco e Rossella – la sua compagna – si appassionano al mondo dell’enogastronomia. Si divertono a cercare i piccoli produttori, i ristoranti particolari, quelli più ricercati, seguendo il modello di slow-food, l’associazione che raccoglie e tutela i più interessanti produttori italiani e internazionali di buon cibo e buon vino. “Così ho maturato l’idea di aprire un’altra attività, qualcosa legata al mondo della tavola. E ho pensato al gelato perché mi è sempre piaciuto, ho molti amici che lo fanno, e perché, secondo me, a Rimini, mancava una gelateria con pochi gusti ma preparati con prodotti dei presidi slow-food”.
Nel 2007 l’idea prende concretezza e Marco comincia a girare l’Italia alla ricerca di produttori. Nel contempo, lui e Rossella si iscrivono a un corso per gelatai artigianali, visitano gelaterie a Torino, Bologna, e si fanno un’idea chiara di cosa vogliono. “Per tutto il 2007 pensavo di aprire una gelateria al mare, e di tenere anche il negozio di computer. Poi, più passava il tempo più mi innamoravo del nuovo lavoro e mi allontanavo dal vecchio. Alla fine la decisione, pur se un po’ azzardata, è venuta naturale: ho chiuso il negozio di computer e al suo posto ho aperto la gelateria”.
Una scelta che sicuramente ha ripagato, dato che solo nella prima stagione, il laboratorio è stato rifatto tre volte, ogni volta per aumentare le macchine e preparare più gelato.
“Oggi sono molto contento perché faccio il gelato che ho sempre voluto. Faccio un lavoro che mi piace, e condivido questa passione con chi viene qui”.
Stefano Rossini