A volte basta un gol per entrare nella storia. E addirittura cambiare il vocabolario di uno sport. È il caso del coreano Pak Doo Ik – dopo la sua rete Corea, per l’Italia e gli italiani del pallone, sarà sinonimo di disfatta – ma anche di Renato Cesarini. L’uomo dei gol nei minuti finali, che darà vita alla cosiddetta zona Cesarini.
In realtà, Cesarini, di gol allo scadere del novantesimo minuto ne ha fatti pochi, uno però è bastato per farlo entrare nella storia e trasformarlo in leggenda. Era il 1931 e al “Filadelfia” di Torino l’Italia sfidava in amichevole l’Ungheria. A pochi minuti dalla fine Cesarini, togliendo il pallone al compagno di squadra Costantino, fa partire un tiro da fuori che gela il portiere magiaro e che segna il 3-2 finale per la nazionale Azzurra. Preso dall’euforia il giornalista Eugenio Danese si lancia in un “gol in zona Cesarini”..
Apriti cielo, la strada era tracciata. Col paradosso che se “zona Cesarini” ancora oggi viene utilizzato nel gergo sportivo, sul giocatore era come calato un velo di dimenticanza.
A riportare alla memoria la sua figura ci ha pensato il giornalista Luca Pagliari, con la biografia Zona Cesarini(Bompiani, pp. 214, euro 8,00). Un libro che non nasconde le ragioni del cuore – Pagliari è nato a Sinigallia come Cesarini – e che ha tanto il sapore della Romagna. Parte delle informazioni, infatti, sono attinte da una persona che Tano(appellativo di Cesarini) ha conosciuto di persona. Si tratta del sammaurese Gino Stacchini (nella foto), dodici stagioni con la maglia bianconera (dal 1955 al 1967), sotto la guida di mister Cesarini nell’annata ricca di trofei (1959/60): scudetto e coppa Italia vinte. Era la Juve di Omar Sivori, John Charles e di un Boniperti la cui carriera stava volgendo al termine. Non senza però alcuni screzi tra il “senatore” Boniperti e lo stesso Cesarini, ammessi dallo stesso allenatore: “il passaggio, il gioco, il senso tattico (di Boniperti, ndr) sono sempre di prim’ordine, ma è la dinamica che è in ribasso rispetto ai compagni. Per questo ci siamo spesso trovati con pareri diversi”. Boniperti era una primadonna e guai metterne in discussione il ruolo. E infatti a fare le valigie fu proprio Cesarini. Che rimarrà nella storia juventina anche per un altro particolare. Faceva parte degli undici che vinsero cinque scudetti consecutivi (dalla stagione 1930-31 alla 1934-35), i cui nomi venivano recitati come una filastrocca: Combi, Rosetta, Calligaris, Monti, Varglien, Bertolini, Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrai, Orsi.
Tra le curiosità del libro, oltre alla prefazione scritta da Alessandro Del Piero, l’introduzione dei quattro capitoli del volume viene affidata a un calciatore: Nestor Sensini, Paolo Rossi, Bruno Conti, Roberto Mancini.
Filippo Fabbri