Ci sono i numeri. Pesanti e controversi. C’è chi reagisce alle difficoltà con pragmatismo. Senza nascondersi le sofferenze eppure sommessamente fiducioso per il futuro. E chi, invece, osserva con attenzione ma con maggiore distacco. Poi – come se fosse su un’isola felice – chi affronta il presente soddisfatto delle scelte compiute nel passato. Sono tante – al tempo della crisi – le angolazioni da cui guardare al settore dell’edilizia e delle costruzioni: fino al 2008 uno dei comparti più vitali e vivaci del riminese e ora, come tanti altri, costretto a fare i conti con i rovesci dell’uragano scoppiato negli Stati Uniti e deflagrato sull’economia e la finanza ai quattro angoli del pianeta.
Le cifre
Partiamo dalle cifre. Alla fine del 2008, le imprese complessivamente in attività, nella provincia di Rimini, si attestavano a quota 33.735, contro le 33.583 di dodici mesi prima. Oltre 5mila – 5.126 per l’esattezza – concentrate nel comparto delle costruzioni. Un centinaio abbondante in più, secondo l’ufficio statistico della Camera di Commercio, rispetto alle 4.976 risultate in attività a fine 2007. Un dato, all’apparenza confortante, ma ancora da valutare alla luce dell’acuirsi della crisi, apparsa più virulenta nel corso dei primi trenta giorni del 2009. Finestra temporale decisamente importante per decifrare il futuro prossimo anche perchè, secondo la Cassa Mutua Edile della provincia di Rimini – prendendo in esame come mesi di riferimento quelli di ottobre e novembre 2008 – le aziende iscritte risultano essere 565, contro le 614 dello stesso periodo del 2007 mentre i lavoratori iscritti si attestano a 2.907 contro i 3.022 di ottobre-novembre 2007. Un calo – di 49 imprese e 115 dipendenti – da prendere con beneficio di inventario. Nelle statistiche, viene spiegato dalla stessa Cassa Mutuale Edile, figurano infatti le posizioni aperte, non le imprese in attività. Un’azienda proveniente da fuori provincia o fuori regione per lavorare sul territorio si limita ad aprire una posizione presso la Cassa per tutto il tempo necessario al completamento delle opere e poi, una volta chiuso il cantiere, lascia città e Cassa, generando comunque un “buco” nelle statistiche complessive.
Il parere di Ulisse Pesaresi
Controversi o disomogenei i numeri raccontano, comunque, di una flessione del comparto, in bilico di fronte al rischio di uno scoppio della bolla immobiliare, in parte già avvenuto con il mercato della compravendita di abitazioni e appartamenti sostanzialmente fermo.
“Sicuramente il settore sconterà la crisi come la scontano altri settori – osserva il presidente del Collegio dei Costruttori Edili, Ulisse Pesaresi – . Ritengo che quella riminese abbia una grande potenzialità rispetto a altre zone italiane anche perchè ha, spesso, un’edilizia di qualità supportata da location importanti che aiutano a rendere appetibile un bene. Chi soffrirà di più saranno le famiglie a basso reddito che, in qualche maniera, se non supportate adeguatamente dagli istituti di credito, avranno difficoltà ad accedere al bene casa”.
Approccio pragmatico, quello di Pesaresi, che non nasconde la possibilità, per diverse imprese, di incappare in periodi di appannamento e sofferenza. “Penso che nel 2009 qualcuno avrà delle difficoltà. Le aziende del collegio costruttori, le aziende comunque strutturate nel riminese che da anni lavorano su questa piazza sono aziende ben strutturate capitalizzate e penso che non abbiano problemi. Può darsi che qualche azienda di recente costituzione, presa in un momento di espansione, possa avere qualche problema, come in altri settori ma non di più”.
Una sostanziale tenuta, quindi, non esente, però, da rischi e problemi per la forza lavoro. “Penso che anche nel riminese, come si sta evidenziando in tutta Italia, ci saranno aziende che metteranno in cassa integrazione alcuni dipendenti, certe lo hanno già fatto, però non ritengo che la cosa possa assumere livelli preoccupanti. Ci sarà una compressione del mercato, un ridimensionamento di alcune aziende e, purtroppo in questa situazione i dipendenti sono quelli che pagano il costo più alto”.
Tuttavia, pur di fronte alla recrudescenza della crisi a livello internazionale e nazionale, non manca un’apertura verso il futuro venata di un cauto ottimismo.
“Le case del riminese non sono superiori a quelle richieste. Non è possibile che in sei mesi la richiesta sia cambiata in modo sostanziale. Anche perché l’edilizia italiana ha un trend fisiologico abbastanza normale, diversamente da altri Paesi come la Spagna. C’è una compressione del mercato, qualcuno sta rallentando e non produce lo stesso numero di appartamenti degli altri anni, perché la prudenza è d’obbligo in questo tipo di situazione. Alcune aziende, però, registrano già l’interesse da parte di investitori che, invece, di rivolgersi al mercato finanziario, si rivolgono al mercato della casa, più solido e meno pericoloso”.
La Cbr respinge la cassa integrazione
Considerazioni, improntate al realismo, non troppo lontane da quelle di uno dei colossi locali delle costruzioni, la Cooperativa Braccianti Riminese, protagonista nell’ambito delle infrastrutture, osservatore particolare – e forse più distaccato – dell’attuale momento storico.
“Non credo che l’edilizia sia fuori dal contesto economico italiano – puntualizza il presidente Gianpiero Boschetti – tanto meno la nostra regione e il nostro territorio. Viviamo anche noi l’attuale situazione economica forse in maniera un po’ diversa: operiamo nelle infrastrutture edili che attualmente, pur non avendo marginalità interessanti, in questo momento possono dare certezza di continuare a lavorare e ai 300 dipendenti che lavorano da noi di stare sereni almeno per i prossimi mesi”.
Serenità che, almeno per il momento, cancella dall’orizzonte lo spettro di una cassa integrazione già vissuta da altri esponenti del mondo delle costruzioni.
“Lavoro da trenta anni in questa azienda e non ne ho mai sentito parlare almeno di quella per mancanza di lavoro. Tutte le nostre risorse sia di lavoro sia finanziarie sono a disposizione per evitare la cassa integrazione usata, nel nostro settore, soprattutto da quelle aziende che hanno investito molto nell’edilizia abitativa e industriale. Noi lavoriamo per conto terzi, principalmente per enti pubblici e sentiamo di essere tranquilli e sereni, almeno nel breve periodo”.
Periodo, che potrebbe essere attraversato da un robusto intervento dello Stato nel campo delle infrastrutture con quei 16 miliardi di euro che l’Esecutivo ha intenzione – e più volte auspicato – di sbloccare in tempi brevi.
“Speriamo che qualcosa ricada anche sul territorio. Di solito queste cifre importanti vengono gestite molto a livello centrale e poco a livello territoriale. Ci sono appalti importanti come l’allargamento della terza corsia Rimini-Ancona dell’autostrada A 14. Un appalto che dovrebbe andare tra breve: speriamo che questi appalti non siano gestiti solo a livello centrale ma che abbiano veramente una ricaduta sul tessuto economico locale”.
“Nessuna paura della crisi”
Numeri, realismo, pragmatismo e distacco. E poi la soddisfazione – quasi da spettatore – di chi ha compiuto, nel passato, scelte controcorrente, oggi vincenti.
“Con la crisi per noi non cambia nulla – spiega Gianpietro Bonomi, presidente di Ariacoop, società cooperativa di autocostruzione attiva a San Giovanni in Marignano – sono i soci che determinano il nostro budget e si parte, con i lavori, solo quando abbiamo fatto bene tutti i conti. Facciamo decidere i soci e questa è la nostra forza, ciò che ci permette di andare d’accordo e di crescere insieme”.
Bonomi, poi, puntualizza.
“Il complicarsi della situazione economica ha portato ad un incremento dell’interesse nei nostri confronti. Attualmente siamo in 120 soci: quando siamo partiti eravamo 18. Associarsi costa 260 euro: la cifra minima che avevamo chiesto ai primi 19 soci e che permetteva di raggiungere, allora, la cifra di 9 milioni di lire, necessaria per potere accedere ai vari bandi. Noi continuiamo su questa strada, il numero degli interessati cresce”.
Gianluca Angelini