Cavalcando l’onda mediatica dei sostenitori dell’interruzione di cibo e bevande per Eluana Englaro, alcuni media hanno forzato la mano. E Rimini si è ritrovata suo malgrado sede del drammatico viaggio della morte, dopo il no di Udine all’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione nei confronti della 36enne giovane, forzando tutte le tappe. “Alcuni organi di stampa hanno dato alle mie parole interpretazione assolutamente fuorviante”. Tirato per la giacca suo malgrado dal crescente tourbillon di voci sull’eventuale disponibilità dell’ospedale di Rimini, dotato di hospice di altissimo livello, ad accogliere Eluana per interrompere il trattamento alimentare, il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Rimini, il dott. Marcello Tonini frena. E puntualizza. “Allo stato attuale non è stata fatta alcuna richiesta formale alla nostra azienda rispetto al caso Englaro. Dopo questa premessa – prosegue Tonini – mi rifaccio a quanto espresso nei giorni scorsi dai massimi vertici dell’amministrazione regionale, che hanno richiamato anche la sentenza definitiva della Corte di Cassazione sul caso specifico: la scelta del luogo di cura e assistenza per un paziente appartiene alla libera valutazione del cittadino, tutelata dalla legge”.
In altri termini: Rimini non ha ricevuto alcuna richiesta per interrompere lo stato di nutrizione nei confronti della ragazza che dal 1992 è in stato vegetativo. Qualora dovesse giungere, l’Asl prenderà in esame la richiesta come previsto dalla legge. Stop. Tutto il resto – par di capire – sono, e sono state, libere interpretazioni che si fondano sul nulla.
Su un caso drammatico come quello di Eluana Englaro, che oltre ai genitori, coinvolge in qualche modo anche altre famiglie nella stessa situazione e la coscienza di tanti, è possibile dunque dar voce a “interpretazioni che si fondano sul nulla”? Il caso si è “gonfiato” dopo le dichiarazioni rilasciate il 13 gennaio scorso dal presidente della regione Emilia-Romagna. “Nel rispetto della separazione dei poteri e a fronte di una sentenza esecutiva – aveva detto Vasco Errani – voglio sottolineare che, la scelta del luogo di cura e assistenza appartiene alla libera scelta del cittadino, è tutelato dalla legge e non può essere frutto di atti delle autorità di governo regionali o nazionali”. Nessuna interferenza dal governo e dalle regioni, aveva ribadito irritato per le conseguenti polemiche politiche, il governatore dell’Emilia Romagna.
Un fermo no a valutare la disponibilità a ospitare Eluana Englaro per farla morire di fame e di sete arriva dalla comunità papa Giovanni XXIII. “Eluana vive e vuole vivere, come gli ospiti dell’hospice riminese – asserisce il responsabile dell’associazione, Giovanni Paolo Ramonda – che, al pari di Eluana, potranno intuire di essere un incomodo da far fuori, di non avere più la dignità sufficiente per essere curati come un qualsiasi altro malato”. I disabili sono una componente umanizzante della società e delle nostre famiglie, non chiedono di morire ma di poter amare ed essere amati. L’invito a Tonini è di “adempiere al meglio al suo ruolo a favore della salute e della vita di ogni uomo e di ogni donna, anche quando si trovassero in condizioni di disabilità come Eluana oggi”. Anche le associazioni pro life della Provincia di Rimini sostengono la posizione della papa Giovanni che a più riprese si è detta disponibile ad accogliere la ragazza in una casa-famiglia. “Eluana: né a Rimini, né altrove” è il titolo del documento firmato da Movimenti per la Vita della provincia di Rimini, Centri di aiuto alla Vita della provincia di Rimini, Associazione Papa Giovanni XXIII, Scienza e Vita,Medicina e Persona, Casa Sant’Anna, Amci, Ucfi, Pro.Farma, Consultorio Matrimoniale Ucipem, Ufficio diocesano per la pastorale della Famiglia e Ufficio diocesano per la pastorale della Salute.
Per ora, l’ipotesi di un trasferimento della ragazza 36enne in Romagna appare poco probabile. Intanto 13 dei 18 responsabili degli hospice emiliano-romagnoli hanno sottoscritto una lettera in cui motivano il loro no al ricovero di Eluana. Tra i non firmatari c’è il direttore dell’Unità di terapia Antalgica di Rimini, fatto che avrebbe autorizzato alcuni organi di stampa ad avanzare l’ipotesi Rimini. Più semplice la motivazione del dott. William Raffaeli: non conoscendo nel merito la situazione di Eluana, ma solo per quanto riportato dai giornali, prima di firmare un documento “pro” o “contro” vorrebbe valutare le cartelle cliniche e la reale situazione della ragazza. Paolo Ramonda aggiunge un altro tassello. Con una provocazione. “Perché lo Stato invece di sostenere economicamente gli ospedali «per la morte» non interviene finanziariamente in favore di quelle famiglie che strenuamente difendono la vita, accudendo le tante Eluana che vivono oggi in Italia?” si chiede il responsabile della papa Giovanni XXIII. Che aggiunge: “La ragazza non sarà portata a morire nella regione in cui è nata l’associazione, in cui è vissuto e operato un angelo della vita come don Oreste. In modo non violento continueremo a gridare la nostra contrarietà a chi vuole negare il diritto alla vita di ogni persona”. Per farlo, dopo la marcia organizzata a Roma, la comunità di don Oreste potrebbe anche decidere uno sciopero della fame e della sete a oltranza.
Paolo Guiducci