La tradizione è stata felicemente sfatata: questa volta non è stato necessario attendere troppo la cicogna. L’animale simbolo delle nascite è atterrato in alta Valmarecchia subito all’inzio dell’anno nuovo, ma sempre portando con sé un bel maschietto. Il primo ”uomo” nuovo del 2008 si chiama Leon Mustafà, pesa 3.050 grammi ed è lungo 50 cm. Mustafà è venuto alla luce alle ore 6 del 1 gennaio al Punto Nascita dell’ospedale “Sacra Famiglia” di Novafeltria. Leon è il primogenito di mamma Tatyana Quaraj, e papà Leonardo Mustafa, 37 anni, entrambi operai in aziende di Pietracuta. Leonardo abita a Novafeltria da 18 anni, la moglie da 7. Il parto è filato via liscio: mamma e bimbo stanno entrambi bene. Tanti familiari della coppia hanno addirittura attraversato l’Adriatico per festeggiare l’arrivo del bimbo.
È una tradizione in alta Valmarecchia anche il primo fiocco dell’anno di colore azzurro: da cinque stagioni a questa parte, il primo nato dell’anno è un maschietto! Dopo Alen Sartini e Tommaso Biordi, infatti, nel 2007 era stata la volta di Mohammed Ayman e l’anno scorso il festeggiato è stato Luca Brizzi. L’ultimo fiocco del 2007, invece, è stato di colore rosa (anche questa una consuetudine). Merito di Emily, una bella bimba, secondogenita di papà italiano e mamma ceca, residenti a Novafeltria.
In totale sono state 106 le nascite nel 2008 al Punto Nascita di Novafeltria. Molti sono figli di stranieri. Uno solo è stato gemellare: si tratta di due bambine. I parti sono in diminuzione rispetto al 2007 quando erano state 136 le nascite mentre nel 2006 erano state 126 e tre anni fa erano ferme a quota 120. Il calo dei bambini nati a Novafeltria insomma è evidente. Un sorriso arriva solo se confrontiamo il dato 2008 con quello relativo al 2004, quando si erano sentiti solo 96 vagiti.
“Il calo delle nascite è esploso nell’ultimo lustro” commenta don Mansueto Fabbri, parroco a Novafeltria. Una “consuetudine” che si avverte a scuola, nella materna, e nei battesimi, passati da 25 a 18 in un anno a Novafeltria. “La denatalità è frutto ci concause: – prosegue don Fabbri dal suo osservatorio – la paura dell’impegno, la precarietà economica, e la mentalità corrente poco propensa alla maternità. Da ultimo la poca fiducia dei coniugi in se stessi: sono tante invece le testimonianze che sostengono che un figlio aumenta le potenzialità della coppia”.
Paolo Guiducci