Ho visto con i miei ragazzi della comunità giovanile il film La Zona una tremenda parabola di quella che è la situazione del mondo di oggi, della violenza, delle paure, dell’odio che lo caratterizzano. Fra i tanti personaggi del film si salverà solo Alejandro, un ragazzo di 16 anni, l’unico fra tutti gli abitanti di quel quartiere blindato di super ricchi, capace di riconoscere nel suo coetaneo ladro, non un animale da braccare, ma un essere umano. E questo lo porterà a rifiutare quel modello di vita e ad uscire dalla “Zona”.
Alejandro è la speranza che i giovani saranno meglio dei loro genitori, che il futuro non è ancora perduto.
E forse proprio per questo il vescovo Francesco insiste in tutti i modi per aprire un dialogo con le nuove generazioni. Accende luci nella notte, si confronta con loro, partecipa ad incontri nelle piccole e grandi parrocchie, li convoca per pregare e riflettere, li scuote con forza e li accarezza.
Per loro ha preparato una lettera-invito al Natale intitolato La prima notte bianca, un bel libretto pensato come dono di giovani ad altri giovani.
La tenerezza di Dio è raccontata come una nuova possibilità di risollevarsi dal non-senso che ha preso tutti e di cui la cronaca è testimone ogni giorno. “Il Natale – scrive il Vescovo – è la festa dell’incontro dell’uomo smarrito con Dio incarnato, che non può permettere che la sua creatura, con la quale si è fatto solidale, resti smarrita, umiliata, ferita”.
Nessuno si senta escluso. Per questo i privilegiati saranno i pastori, non dei santi, delle persone semplici, anche un po’ emarginate per la loro vita “diversa”. Ma monsignor Lambiasi ricorda che quei pastori se all’incertezza del buio e al freddo del cammino nella notte avessero preferito i loro caldi giacigli, a quella grotta non sarebbero mai arrivati.
All’invito dunque deve seguire una risposta. Come farà Alejandro, che alla fine del film si carica del cadavere dell’amico ladro e lo “libera” fino a portarlo fuori dalla “Zona”.
Giovanni Tonelli