A Rimini possono tirare un sospiro di sollievo. Tra i cento bidoni più celebri d’Italia neppure uno ha vestito la maglia biancorossa. I bidoni non sono quelli di Hera, bensì quelli più costosi del calcio: giocatori che dovevano fare sfracelli e invece si sono rivelati immondizia, tutt’altro che differenziata. Una galleria di nomi e storie da fare impallidire il più appassionato dei tifosi, stilata senza censure e mezze misure dal giornalista del “Corriere dello Sport”, Furio Zara, nel volume Bidoni (Kowalski editore, pp. 272, euro 10,00). Perché in Italia, si sa, basta portare cognome straniero e subito le porte del calcio si aprono (solo nello sport, però). Pazienza poi se quel talento, presunto cristallino, si sia rivelato un’autentica ciofeca. Prendiamo il caso di Luis Silvio, stagione 1980/81. La Pistoiese è per la prima volta in serie A, vuole un brasiliano. Voleva Palinho del Palmeiras in odore di nazionale, porta a casa Luis Silvio: estasiata dopo averlo ammirato in un’amichevole truffa, inscenata per rifilare il pacco ai toscani. Che ovviamente lo acquistano per 170 milioni, e l’anno dopo rispediscono a casa. Non va meglio al Milan con Luther Blisset(1983/84), “il bidone più simpaticamente bidone del nostro calcio. Uno che sbagliava gol con il sorriso sulle labbra”, scrive Zara. Non ne azzeccava una, in Inghilterra lo avevano soprannominato “Sbaglialo”. La lista potrebbe proseguire per un pezzo e tocca le antenne vicino a casa nostra, sponda Cesena. Anche se in realtà Zara con i bianconeri è stato sin troppo buono. Ne cita solo due: l’albanese Myrtaj, che in realtà a Cesena bidone non è stato (12 reti in C1 stagione 2002/03), e il brasiliano Silas, questo sì spazzatura. Fugace stagione 1990/91 terminata con la retrocessione. Ci sono poi i bidoni non ufficiali, quelli che nel libro di Zara non appaiano. Tre in modo particolare. Stagione 2003-2004, a Rimini arriva tale Edevaldo Grimaldi, brasiliano di Eco Paranga, professione difensore. Roba da “Chi l’ha visto?” perché in campo non ci mise mai piede. Altro bidone è quello di Catilina Aubameyang, centrocampista arrivato dal Milan nella stagione 2004-2005, sei le sue presenze. Che dire poi, tornando a Cesena, dello slavo Vladislav Djukic (1989/90) il cui curriculum parla da solo: 26 presenze, due gol. Non male per un attaccante. L’allenatore era Marcello Lippi, il Cesena si salvò: poi ci si chiede perché è andato in Nazionale e ha vinto un mondiale.
Filippo Fabbri