Le terrecotte sacre di Paola Ceccarelli parlano sempre un duplice linguaggio: l’idioma piano, popolare della narrazione religiosa e quello più profondo e sofisticato del significato liturgico dell’immagine. Ma, a ben vedere, il “lessico familiare” o “misterioso” è uno solo: quello dell’antica fede cattolica nella sua profonda, fine semplicità. Nella grande Madonna col Bambino un Cristo infante, in vero molto credibile, si sporge dallo scomparto centrale, mentre è tenuto in braccio dalla Madre, insieme affettuosa e composta: alle spalle di entrambi un ampio cielo azzurro le cui nubi sono, però, le ali di una moltitudine angelica. L’altorilievo dell’opera spezza, dunque, la linea prospettica, per cui noi dovremmo vedere la scena sacra come da una finestra: è il Figlio di Dio che dalla dimensione celeste entra nel nostro spazio terrestre, non siamo noi a rimanere sulla soglia del mondo invisibile. Il Natale è, infatti, la festa dell’Incarnazione del Verbo eterno, o meglio è la solennità con cui si manifesta al mondo quest’evento unico già avvenuto e ricordato il 25 marzo con l’Annunciazione, nove mesi esatti prima del 25 dicembre e in concomitanza col solstizio di primavera in cui, secondo la leggenda, avvenne la formazione del mondo e quella di Adamo: Annunciazione e Natale sono ricordati, dai testi liturgici, come una nuova creazione. Inoltre la tradizione vuole che il 25 marzo fosse avvenuta anche la passione di Gesù: non è un caso se sulla grande cornice che circonda l’opera sono stati raffigurati l’Annuncio a Maria nella parte superiore e il supplizio di Cristo nella parte inferiore: proprio verso la Crocifissione si sporge lo sguardo curioso e sapiente del Bambino, a contemplare il senso terribile e glorioso del suo destino. A sinistra e a destra di chi guarda, il bordo (che qui assume la forma di due colonnine) porta la rappresentazione del Battesimo di Cristo e della Resurrezione da sempre la prima immagine rammenta al cristiano che il sacramento è sia una purificazione, un rinnovamento, sia una forma di partecipazione simbolica alla morte e resurrezione del Redentore; la seconda immagine ci parla, invece, del trionfo di quest’ultimo sulla morte e sull’Inferno.
Il Natale, ci dice Paola Ceccarelli, è preparazione al grande mistero pasquale: fedele ai modelli rinascimentali, l’artista innesta l’immagine centrale in una specie di tabernacolo classico, in modo da ricordarci l’identità tra il Bambino nato e l’eucarestia: lo sporgersi di Cristo verso la croce, ne sottolinea eloquentemente la natura di vittima sacrificale e di cibo di vita eterna.
Alessandro Giovanardi