Benvenuti a CORTE! Si scrive proprio così, tutto maiuscolo, e si legge Coriano Teatro. La provincia di Rimini saluta la nascita di un nuovo palcoscenico. Dal 28 dicembre il Palazzo del Teatro riaprirà i battenti completamente trasformato in un moderno e articolato contenitore per la cultura e lo spettacolo.
Sono trascorsi 16 anni dalla chiusura al pubblico della sala teatrale, cuore pulsante del grande edificio affacciato sulla centralissima via Garibaldi, per mancanza dei requisiti di sicurezza. Uno spazio simbolo attivo fin dal 1907. Ma già dal 1993, anno successivo a quello della chiusura, il Comune ha dato mandato all’architetto Gandolfi di Rimini di predisporre un progetto di recupero.
“È stato un lungo e complesso percorso quello che ci ha condotti, oggi, all’apertura del nuovo teatro.– commentano il sindaco di Coriano Maria Luigina Matricardi e l’assessore alla Cultura Massimiliano Orru – Il teatro, così tecnologico e versatile, tornerà ad essere il luogo di riferimento dei corianesi e si aprirà al territorio provinciale dialogando con tutte le istituzioni culturali”.
Dei circa 7 milioni di euro spesi per dare forma al nuovo teatro il 90% è arrivato dai bilanci comunali e il resto da Regione Emilia-Romagna (500 mila euro), Provincia di Rimini (381 mila) e Soprintendenza ai Beni Culturali (93 mila). Con l’aggiunta della sponsorizzazione della corianese Valleverde (400 mila euro), destinata all’acquisto delle avveniristiche poltroncine Frau della sala teatrale.
Quando i corianesi entreranno a CORTE ritroveranno le sale di un tempo, ma gli ambienti saranno tutti nuovi e daranno vita ad una macchina scenica innovativa. I tre piani del palazzo sono stati completati da un corpo esterno in acciaio e vetro che ospita foyer e camerini. Fulcro sarà sempre la sala teatrale: tra platea e galleria dispone di 190 posti che possono diventare 226 grazie al palcoscenico mobile. Al piano della piazza sottostante sono già attive la sala riunioni da 84 posti e la cantinetta che gestirà anche il piccolo bar interno. Dal porticato al piano terra, con accesso da via Garibaldi, l’ingresso principale al teatro, con foyer e platea. Al primo piano la galleria teatrale, un auditorium da 50 posti, alcune sale polivalenti e gli uffici. I tre livelli sono collegati da una scala interna e da un ascensore: tutti gli accessi sono privi di barriere architettoniche. Il palcoscenico mobile è solo una delle soluzioni tecnologiche. Tutte le poltroncine della platea possono scomparire sotto al pavimento lasciando la sala completamente libera. “Per la massima resa anche acustica - spiega l’architetto Carlo Gandolfi – pareti e soffitto sono dotati di pannelli e scudi in legno ad assetto variabile, orientabili in base alle esigenze. Così può essere ridotto al minimo, e in diversi casi eliminato, l’uso dell’amplificazione”. Inoltre il palazzo è completamente cablato. Esiste inoltre una regia centralizzata che può proiettare film su schermo gigante anche all’esterno (p.za Don Minzoni e p.zetta Salvoni).
Tutte cose che i corianesi, e non solo loro, potranno toccare con mano domenica 28 dicembre in occasione della giornata inaugurale. Al mattino il taglio del nastro, alla presenza del Presidente della Provincia di Rimini e del Vescovo di Rimini, con il saluto degli allievi della scuola comunale di musica. E l’inaugurazione della mostra “Giuseppe Ravegnani (1895-1964), il salotto della critica e dell’arte”, stampe del ’700, ritratti e disegni appartenuti all’intellettuale nato a San Patrignano e poi divenuto poeta, direttore della Biblioteca Estense di Ferrara, giornalista, dirigente e critico letterario della Mondadori. Una personalità della cultura ritornata a Coriano anche con i nipoti. I quali, la sera del 28, renderanno omaggio al rapporto con la terra natia. Alle 21 il recital dell’arpista Cecilia Chailly, figlia del celebre direttore d’orchestra Luciano Chailly e pronipote di Ravegnani, intitolato “Ritagli di vita intima”. La Chailly alternerà sue composizioni per arpa a ricordi di e sul padre e sul prozio mentre l’attore Gilberto Grafietti leggera poesie e testi di Ravegnani.
Gabriele Pizzi