Amdrea sta meglio. Le gambe sono ancora fasciate, ricordo bollente delle ustioni, il viso invece è scoperto. Tutte le mattine subisce interventi di cucitura della cute, ma non è più in pericolo di vita. Quindici giorni fa, poco dopo la mezzanotte, Andrea era un pira umana. “Guarda come brucia, senti, urla”. I commenti di Alessandro, Fabio, Enrico e Matteo sono crudeli tanto quanto il gesto compiuto.
Settantotto anni in quattro. Con un lavoro alle spalle, una famiglia, degli amici, un bar in cui ritrovarsi alla sera per quattro chiacchiere. Giovanissimi e “normali”, ma la loro età e la “normalità” non gli ha impedito di architettare un gesto spregevole.
Alessandro Bruschi, Fabio Volanti, entrambi di 20 anni, e i diciannovenni Enrico Giovanardi e Matteo Pagliarani, sono agli arresti nella casa circondariale di Rimini. Su di loro grava un’accusa pesantissima: tentato omicidio e incendio ai danni di Andrea Severi. Sono loro i quattro ragazzi che il 10 novembre scorso non hanno trovato di meglio per trascorrere una serata che dar fuoco al senzatetto di 46 anni, che viveva su una panchina della zona Colonnella, a Rimini.
Il clochard, 46 anni, originario di Taranto, ha riportato gravi ustioni di secondo e terzo grado su gran parte del corpo, non è più in pericolo di vita ma resta ricoverato al centro Grandi ustioni di Padova. Deve la vita a Davide e al suo umanissimo gesto. Fermo al distributore a due passi dalla chiesa della Colonnella Davide nota le fiamme e una persona che si dimena avvolta interamente dal fuoco. Davide fa inversione, scende dall’auto e si getta sull’uomo spegnendo le fiamme con le mani. “Si rotolava sull’aiuola”.
“Gioventù Bruciata”: così la Polizia ha definito l’operazione che ha portato al fermo dei quattro ragazzi, riminesi, tutti incensurati, residenti in famiglia. “Appiccare il fuoco al senzatetto è stata una bravata che i quattro imputati non hanno saputo motivare. – spiega il magistrato Davide Ercolani che ha condotto le indagini – Ora hanno confessato e si sono pentiti del gesto compiuto”. Bruschi ha chiesto perdono a Severi e ai familiari del clochard.
Prezioso si è rivelata l’aiuto fornito dai cittadini: con le loro informazioni hanno dato una spinta decisiva alle indagini. “È un segnale che la società civile è ancora sana” commenta l’assessore alla Polizia Municipale di Rimini, Roberto Biagini. Nei giorni precedenti al fatto, alcuni cittadini al bar della zona Padulli avrebbero sentito commentare da alcuni ragazzi in modo positivo episodi di violenza. Questa segnalazione, unita ad una seconda riguardante una lettera della targa dell’auto vista sul luogo del tentato omicidio, ha circoscritto le indagini degli inquirenti (guidate dalla Squadra Mobile della Questura con la collaborazione di tutte le forze dell’ordine). Dopo 48 ore le investigazioni erano già concentrate sul “gruppo” di amici e il luogo frequentato. Successive intercettazioni ambientali nel bar e sulle auto utilizzate dai giovani, hanno fornito alla Polizia prove schiaccianti. Lunedì mattina, i quattro dopo alcuni timidi tentativi di negare, hanno confessato, prima spontaneamente e in seguito di fronte agli avvocati. Per tutti l’accusa è di tentato omicidio e incendio. Materialmente ad aprire la tanica di benzina, e ad appiccare il fuoco alla panchina è stato Alessandro Bruschi, di professione barista: occhiali, capelli corti e scuri, la faccia da bravo ragazzo. Matteo, di giorno elettricista, Fabio, studente superiore, ed Enrico, perito chimico e tirocinante, sono rimasti in auto a godersi lo spettacolo di Andrea Severi prendere fuoco. I quattro, quella stessa notte quattro sono tornati sul luogo del delitto, dopo aver cambiato auto. Nei giorni seguenti, al telefono commentavano la “bravata”: hai visto, ha preso fuoco, come urlava, senza mai pentirsi o provare rimorso per l’accaduto. Con il trascorrere dei giorni, piuttosto, i quattro erano sempre più preoccupati della piega presa dalle indagini. “Uno spregevole atto gratuito, – lo ha definito il procuratore generale di Rimini, Franco Battaglino – una «bravata» senza alcuna connotazione ideologica o politica”. Una vendetta? Alessandro Bruschi avrebbe appiccato il fuoco ad Andrea Severi per vendicarsi di uno schiaffo ricevuto dal senzatetto quando era ragazzino. La versione è stata data da due complici.
In precedenza i quattro riminesi avevano già molestato il clochard con lancio di sassi e di petardi, come hanno confermato durante l’interrogatorio. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso che il gesto è stato premeditato; inoltre la benzina è stata acquistata nell’unico distributore della zona che non monta videocamere. Il Comune di Rimini al processo si costituirà parte civile. “All’indomani del fatto, avevo accennato all’emergenza educativa. – ha dichiarato il sindaco Alberto Ravaioli – Oggi, quell’emergenza appare ancora più urgente e lacerante. È una società intera che deve interrogarsi sul significato di espressioni come rispetto della persona, responsabilità, civiltà”.
Paolo Guiducci