L’oratorio torna a nuova vita, dopo oltre duecento anni. E grazie all’impegno di un gruppo di laici riminesi.
Sono stati infatti portati a termine i lavori di restauro dell’Oratorio di San Giovannino, che è parte della struttura monumentale di via Dante 18 a Rimini, posta in fregio alla via stessa ed all’ampio spazio antistante, al quale convergono più arterie cittadine. La struttura, formata da un ingresso centrale e da due tempietti laterali, è stata eretta nel 1780 su disegno dell’architetto bolognese Gaetano Stegani, a decoro e protezione del più antico e maggiore tempio di San Girolamo del 1630. Il tutto in un dignitoso contesto edilizio, disposto dalla Confraternita di San Girolamo e della SS. Trinità di Rimini, sodalizio religioso di laici risalente all’anno 1442.
Il tempio maggiore, distrutto nel corso del secondo conflitto mondiale, non fu più riedificato e l’officiatura del culto e delle pie pratiche, dovuta per obblighi istituzionali della Confraternita, si iniziò a celebrarla nel tempietto di sinistra, che da quel momento assunse, nell’uso popolare, la denominazione di Oratorio di San Giovannino. Ciò ad effetto di avervi allora collocato il dipinto del riminese G. B. Costa rappresentante Il Bimbo Gesù in grembo alla Madre “vezzeggiato” da Giovanni fanciullo, il futuro precursore e battezzatore.
È così venuta a formarsi la convinzione che l’attuale Oratorio di San Giovannino sia divenuto, di fatto e di diritto, l’erede del glorioso tempio di San Girolamo e, come tale, portatore della sua tradizione e custode della sua prestigiosa memoria. In questa visione sono stati disposti i recenti restauri.
I lavori eseguiti
La Confraternita, per bocca del presidente Marco Ferrini, esprime la propria gratitudine a quanti hanno sostenuto le opere eseguite. Le stesse hanno riguardato il consolidamento dello stabile, il miglioramento degli interni e dei loro ornamenti, superstiti vestigia dell’antico edificio, diverse delle quali non viste sino ad oggi per mancanza di ordinato spazio espositivo.
Si tratta delle seguenti opere di interesse storico ed artistico, già illustrate da Luigi Tonini nelle sue Memorie della venerabile confraternita che è in Rimini col titolo di S. Girolamo e della SS. Trinità, date alla stampa nell’anno 1842, ricorrendo i 400 anni dalla fondazione della Confraternita stessa e di alcune altre di successiva acquisizione:
– vaso dell’acqua santa a forma di candelabro della cui fattura, dice lo stesso Tonini, non si può escludere sia stata di quei famosi scalpelli che abbellirono il nostro tempio maggiore. Altri la attribuiscono ad Antonio Rosselino o sua bottega;
– altorilievo di Antonio Trentanove rappresentante il transito di San Girolamo – ultimi anni del 1700;
– quadro rappresentante l’Ascensione al cielo di N.S., dipinto nell’anno 1566 da Giovane pittore di Camerino;
– quadro rappresentante San Primo, creduta opera di G. Francesco Nagli, detto il Centino;
– quadro di Maria Santissima detta Mater Salvatoris, particolarmente venerata per gli eventi prodigiosi del 1796, e sua formella del Rosaspina;
– lastra di pietra, portante il decreto di Benedetto XIV di privilegio accordato all’ex altare di San Giovanni Battista, celebrandosi a suffragio dei Confratelli e dei Benefattori;
– paliotto da altare di cuoio bulinato;
– due pannelli in ceramica di Guido Baldini, di recente donazione collocati ad ornamento dell’altare dell’Oratorio;
– grande tela raffigurante San Girolamo penitente;
– transito di San Girolamo;
– la vita di San Girolamo dipinta da Cesare Pronti a commento del padre gesuita Gio. Antonio Spiritelli.
I dipinti
Così come la presenza nell’antico tempio di questa ultima opera, costituita da 26 dipinti figuranti momenti significativi della vita di San Girolamo così oggi essa destava particolare gradimento in questo Oratorio di San Giovannino.
È il percorso umano ed ultimo di una grande anima per dottrina e virtù, avviata sui sentieri del cielo. Dal quadro pittorico e letterario non sfugge l’invito all’ammirazione del santo e l’esortazione a seguirne le virtù.
Sull’opera, l’autore e la sua presenza nell’antico tempio, così si esprimeva il Tonini: “Degno di molta considerazione sono i dipinti che rappresentano la vita di San Girolamo espressa in chiaro-scuro in tanti quadretti in tela, quanti sono gli scompartimenti delle spalliere degli stalli del tempio, i quali dipinti sono ammirevole fatica del nostro riminese padre Cesare Pronti, che nato il 30 novembre 1626 da Marcantonio Bacciocchi della Cattolica e da Caterina Pronti del territorio di Rimini, prescelto il cognome materno e cresciuto alla scuola del Guercino, si fece poi agostiniano ed ottenuta la figliolanza del convento di Ravenna fu conosciuto poi col nome di Padre Cesare Pronti da Ravenna”.
Viterbo Tamburini