Gianni ha 16 anni e una vita in salita. Una famiglia in difficoltà, relazioni difficili, amicizie sbagliate. Deragliare, in condizioni come queste, non è poi così difficile. Gianni ne sa qualcosa. E le ferite le porta sulla sua pelle. Però desidera qualcosa di più. Cita una frase di Wall E, il film sul robottino dal cuore umano: “Non voglio sopravvivere, voglio vivere” grida il comandante al computer che lo tiene in ostaggio. Gianni brandisce quel grido. Il “San Giuseppe” si è preso sulle spalle Gianni e la sua storia, come quella di tanti altri minorenni che sostiene, per regalargli affetto, relazione, competenze.
22 maschi e 12 femmine. Tanti sono i minori (adolescenti maggiori di 10 anni, quasi tuttti provenienti dalla provincia di Rimini) attualmente accolti dalla Fondazione San Giuseppe. Di questi 11 ospitati nel centro diurno “La Sorgente”, 7 nella struttura residenziale di Casa Borgatti (S. Giuliano), 6 nella struttura residenziale di Casa Clementini e 10 nel Centro diurno sempre a Casa Clementini. Si tratta di minori che il tribunale allontana dalla famiglia a tempo pieno o parziale. Le richieste di giovani in difficoltà segnalati dall’Ausl di Rimini ma sollecitate anche da Tribunali per i Minori, hanno convinto l’Istituto “San Giuseppe” a festeggiare i suoi primi 100 anni di vita non solo con le (giuste) celebrazioni, ma anche rimboccandosi le maniche per affrontare nuove sfide.
La Comunità educativo-psicologica di San Lorenzo in Correggiano è una di queste, la prima dietro l’angolo. La Comunità “San Lorenzo” è una casa colonica di circa 400 metri quadri, circondata da 17mila metri quadri di parco, una struttura che intende accogliere a braccia aperte bambini e adolescenti con gravi difficoltà psicologico-relazionali e seri problemi comportamentali.
“L’obiettivo è aprire la casa tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010” annuncia il presidente della Fondazione, l’avvocato Paolo Mancuso.
La casa è stata acquistata già alcuni anni fa, ma fino ad ora il progetto della comunità educativo-psicologica è rimasto lettera morta. Esiste, è vero, un progetto architettonico: prevede camere singole e doppie per l’accoglienza stabile di sei minori; un posto letto per le emergenze, servizi al pianoterra, una zona giorno, ma fino ad ora tutte le speranze si sono arenate di fronte a una triste realtà: mancano i fondi necessari. La spesa prevista è di circa 900mila euro, di cui 750.000 per opere murarie, il resto per arredi e ausili vari.
La Fondazione non si dà per vinta. E incontra, lungo la strada della speranza, la solidarietà sociale che a Rimini è sempre viva, oggi come cento anni fa quando il San Giuseppe ha mosso i suoi primi passi. Allora grazie alla donazione, oggi sotto altre forme. Da un cassetto, sono saltati fuori dei preziosi, di cui non si era persa memoria, ma solo oggi si è fatta chiarezza sulla loro destinazione. I gioielli che erano stati donati intorno agli anni ’50 da una benemerita benefattrice all’Istituto San Giuseppe per l’Aiuto Materno e Infantile, ora Fondazione San Giuseppe, saranno venduti al miglior offerente. Grazie all’ospitalità della Fondazione Carim, martedì 18 novembre il salone del palazzo Buonadrata, diventerà sede di “Saranno preziosi”, questa vendita al miglior offerente (banditore Enzo Pruccoli, sempre della Fondazione Carim) il cui ricavato verrà completamente utilizzato per il progetto di ristrutturazione della casa colonica di San Lorenzo in Correggiano.
I gioielli sono in visione mercoledì 12, giovedì 13 e sabato 15 nell’oreficeria Burnazzi di Corso d’Augusto. Burnazzi è anche il perito stimatore dei preziosi.
C’è un orologio Longines donna in oro col bracciale a maglia larga piatta; e una elegante catenina in oro bianco con ciondolo snodato e brillantino centrale taglio antico; una spilla in oro bianco a motivi floreali con grossa pietra alessandrite e due brillantini laterali e un cammeo lavorato a mano con montatura in oro lavorato e pendaglio uso ciondolo. Gli amanti delle monete potranno trovare pane per i loro denti tra pesos messicani e sterline Vittoria ed Edoardo. In totale sono 42 i pezzi d’epoca venduti al miglior offerente, con quotazioni che vanno dai 40 ai 3.500 euro.
“Come lo è stato per il passato, – prosegue Mancuso – anche oggi la solidarietà sociale, così viva in città, è un elemento di forza imprescindibile per affrontare i nuovi bisogni che si affacciano in un mondo in cui l’infanzia rimane un anello debole
L’occasione per un acquisto personale o un dono particolare c’è tutta, tanto più che il ricavato sarà prezioso per la realizzazione della nuova struttura di San Lorenzo in Correggiano.
E non è finita. Un gruppo di riminesi ha tutta l’intenzione di costituire una associazione a sostegno della San Giuseppe: si occuperà della raccolta fondi, di iniziative pubbliche, di valorizzare la storia, il presente e il futuro dell’istituzione. Il nome è ancora lontano dall’orizzonte ma già una trentina di amiche sono disponibili a partire per ripercorrere quanto accadeva già nei primi anni del Novecento in cui esistevano le “patronesse” a sostegno della Maternità e infanzia bisognosa.
Paolo Guiducci