I pezzi originali – ahinoi – non sono esposti. E il percorso tutto sommato non è molto esteso. Eppure questa mostra è singolare, quasi un inedito per Rimini. Un inedito dal forte valore catechetico e spirituale.
In un’atmosfera intima come quella della piccola comunità che si raduna attorno al focolare, nella Basilica Cattedrale di Rimini si è svolto l’incontro tra il Mons. Francesco Lambiasi e i cittadini per l’apertura della mostra “Il Volto di Cristo nei Crocifissi riminesi del Trecento”. “Non dobbiamo solo parlare di Cristo, ma piuttosto farlo vedere” scrive Natalino Valentino nell’introduzione del catalogo dedicato all’evento; infatti, proprio sul cammino iniziato con l’Assemblea Diocesana (aperta ufficialmente il 12 ottobre) dal tema “Vogliamo vedere Gesù”, si sviluppa l’idea di questo appuntamento con l’arte.
L’esposizione (come anticipato) non ha pretese artistiche né storiche, ma proprio per le sue finalità catechetiche e didattiche, assume una funzione di educazione e iniziazione al mistero di Cristo.
“Vorrei che la mostra contagiasse tutti dello stupore del visitatore che andando al museo rimane incantato davanti all’opera d’arte. Che ognuno di noi, nel vedere i Crocifissi, possa sentire un tonfo al cuore e la parola del Cristo: «Vedi, non ti ho amato per scherzo» e in ogni sofferente riconoscere il volto di Cristo sulla Croce” ricorda il Vescovo Francesco dopo avere letto le lettere di S. Ignazio e S. Giovanni.
26 grandi pannelli
La mostra, allestita nella Chiesa di Santa Croce a Rimini fino all’8 dicembre (ingresso gratuito), riscopre i capolavori dell’arte sacra della Scuola riminese del Trecento, grazie a 26 pannelli con grandi riproduzioni fotografiche dei Crocifissi presenti nella Diocesi della città. Si tratta di opere che venivano realizzate appositamente per le chiese e che richiedevano (nei casi più importanti) oltre un anno di lavoro. “La Croce è il vertice dell’amore attraverso un evento reale. L’esperienza di Dio è riconducibile in tre parole: umanità, divino, unità. La prima attesta Dio come uomo fatto di carne, sangue e ossa. Il secondo come dimensione del sacro l’ultima, unità delle due nature – umana e divina – in modo coordinato. Né meno Dio e né meno uomo” ha affermato mons. Lambiasi.
Il Crocifisso di Giotto
Tra le opere selezionate non poteva di certo mancare il Crocifisso di Giotto di Bondone: grazie alla sua capacità di coniugare antico e moderno, il lavoro del maestro è risultato attuale e totalmente nuovo. La storia della Salvezza è vera; ecco cosa dice Giotto. L’immagine sofferente di Cristo alla Croce è un uomo di carne. L’ingegno giottesco si presta a realizzare un volto pallido e sofferente (a causa del sangue perso) in contrapposizione ad una morte resa nobile perché preludio della risurrezione.
La Verità
Un viaggio con continuità di riflessione fatto di Crocifissi e immagini ingrandite; in particolar modo è interessante il Crocifisso di Giovanni da Rimini del museo della città. Un’opera che mons. Lambiasi, nelle riflessioni contenute all’interno del catalogo della mostra (edizioni il Ponte), vede come l’interpretazione della Verità. Infatti, se normalmente nella parte in alto del palo verticale della Croce si colloca Cristo Glorioso che sale al cielo o Dio Padre, qui Giovanni da Rimini dipinge il Cristo con in mano la sacra scrittura nell’atto di insegnare: “Questo per dirci che Cristo risorto continua ad essere l’unico Maestro della sua Chiesa” sottolinea il Vescovo. Il Vangelo di Giovanni (versetto 18,37) scelto per quest’opera, riporta ad un silenzio casto: «Risposte Gesù a Pilato: “Per questo io sono nato e per questo io sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Pilato incuriosito pone la celebre domanda: “Che cos’è la verità?”».
Marzia Caserio