A canestro questa volta non c’è la squadra di basket ma un popolo intero. E in palio c’è l’intera stagione. Sì, perché l’Assemblea Diocesana inaugura al 105 Stadium l’anno pastorale e forse anche qualcosa di più. Un metodo insolito per Rimini.
Il sole e la temperatura invitano più a una passeggiata in riva al mare, ma i riminesi più puntuali già all’ingresso sono attesi da due sorprese: il palazzetto in versione liturgica e sul parquet una figura di nero vestita. Pensi a un uomo del servizio d’ordine e prendi una cantonata. “Benvenuti, come va? Prego, accomodatevi”. È il vescovo Lambiasi: accoglie i parrocchiani più puntuali, aggirandosi nel parterre stringendo mani, distribuendo saluti e sorrisi.
Il coro alza la voce. Sono quasi 300 ugole provenienti da una ventina di cori della Diocesi per formare un unica voce, un solo canto. L’Assemblea può anche questo. Attacca Salve Regina e i partecipanti alzano lo sguardo. In tribuna numerata c’è chi spende le ultime telefonate al cellulare prima del silenzio. Il vescovo Mariano De Nicolò si avvicina al posto in prima fila, ma deve districarsi tra volti familiari e mani affettuosamente tese.
Che strano, il riscaldamento di Ernesto Olivero, fondatore del Sermig Arsenale della pace, il testimone odierno: se ne sta dietro le gradinate e osserva. Ci pensa don Romano Nicolini a stanarlo: insieme percorrono il 105 fino al palco.
Il colpo d’occhio
C’è anche chi all’Assemblea è di corvee. Leardo Cingolani con la divisa del Masci distribuisce indicazioni. “Si comportano tutti bene, sono disciplinati e il servizio scivola via tranquillo. Speriamo prosegua così”. Sono una settantina, tra ragazzi e adulti, gli scout impegnati nel prezioso servizio d’ordine. Andrea Morolli la divisa non la indossa ma una coppia interpella proprio lui: “dov’è lo spazio animazione per i bambini?”. I cartelli per la verità abbondano, ma una parola in più non fa male. Quando entra don Concetto Reveruzzi, l’orologio segna le 15. Il parterre è colmo, la gente sale gradinate, curve e tribune per trovare un posto. C’è spazio pure per un cartello: sarà l’unico a sventolare durante il pomeriggio. Lo ha scritto la comunità cristiana cinese di Rimini, sventola in curva ma questi tifosi della domenica sono ben diversi dagli ultras dello sport. “Mi aspetto una bella testimonianza di fede. E comunione con Dio e unità tra noi” auspica don Mirco Mignani. Il popolo dell’Assemblea non si arresta. Alessia, 18 anni, è della parrocchia di San Lorenzo in Correggiano. “Perché sono qui quest’oggi? Il Vescovo mi ha invitato, è l’apertura di un percorso, voglio ascoltare che cosa ha da dirmi”. Chiaro, no? Un gruppo di Villa Verucchio accompagna i figli a giocare. Lino Gattei passeggia avanti e indietro. “Aspetto amici. – dice il responsabile diocesano del Rinnovamento nello Spirito – 14 gruppi del riminese. E insieme a tutti mi auguro di godere la gioia”. Con i suoi 76 anni, Silvana è tra le più mature presenti al palazzo. Viene da Onferno, “ma non ci siamo preparati tanto” ammette.
“Benvenuti!“ La conduttrice ha il volto radioso di Simona Mulazzani. La giornalista di Icaro-èTv alle 15.15, in pochi minuti spiega com’è nata l’Assemblea, la lettera inviata dal Vescovo alle parrocchie, e quella indirizzata ai sacerdoti. Via alle presentazioni: un boato accoglie mons. Lambiasi. Il colpo d’occhio è affascinante. Si calcolano circa 5mila persone presenti. La presentazione prosegue: parrocchie, movimenti, associazioni, religiosi. Applausi per tutti e primato per Pietro : con i suoi 16 mesi è il più giovane partecipante. E Arianna, la mamma, di Savignano, è in dolce attesa, coccolata dallo sguardo del marito Simone. Gli scout, macchia azzurra inconfondibile, occupano la curva lato nord.
La nostra chiesa
“Vescovo, la sua comunità l’ha salutata. Ora tocca a lei salutare la sua chiesa”. “Simona, questa volta hai sbagliato un vocabolo: è la nostra chiesa”. Giù applausi. E via ai saluti particolari: al vescovo Mariano, ai sacerdoti della Casa del Clero, a don Mauro Evangelisti che tanto avrebbe voluto partecipare e invece è costretto dalla Sla a seguire via radio. Un saluto ai missionari diocesani in giro per il mondo e alle due comunità di vita contemplativa, le clarisse di Rimini e le carmelitane di Sogliano. Lo scambio del “dono della pace” chiude questa parte.
Ore 15.38, Parte il filmato realizzato da Bottega Video. Impresa improba raccontare in 11 minuti una diocesi così viva. Quando sul grande schermo appare don Oreste e in sala si diffonde la voce del “prete dalla tonaca lisa”, l’applauso dei 5000 è spontaneo.
Mons. Lambiasi regala una citazione di Alberto Marvelli: “Tu hai sete di Dio, di infinito e solo Dio può spegnere questa sete” e qualcuno in sala si commuove. Risuona potente il canto del Veni Creator Spiritus introduce la Liturgia della Parola. Due letture, il salmo responsoriale e il vangelo: l’assemblea ascolta e il pianto del bambino che si alza dalla curva non disturba.
Il testimone Ernesto
Scocca l’ora di Ernesto Olivero, testimone capace di infiammare. La Mulazzani lo introduce leggendo passi inediti del direttore de Il Sole 24 ore. “Volle incontrare la regina della CisGiordania: il Sermig portò in regalo una piantina afflosciata e uno striscione malmesso. Mi ero quasi arrabbiato. – ricorda Ferruccio De Bortoli – Invece la regina non fece quasi caso ai preziosi concentrandosi sulla piantina”.
Olivero è seduto. Il primo applauso lo regala a un riminese collaboratore del Sermig, Andrea Bisacchi. Poi “spara” la prima cartuccia: “vogliamo uscire di qui innamorati, innamorati di Dio. E fare le cose che fa lui: ce lo ha promesso”. Per fare la sua volontà.
Trilla un cellulare e i vicini di posto sbuffano Il palazzetto pende dalla labbra di Olivero. “Dio non deve dimostrare che esiste. Esiste, ne abbiamo mille dimostrazioni, e chi si lascia raggiungere lo incontra”. Arriva nelle cose più semplici. Il vento, ad esempio. Olivero regala immagini affascinanti. “Siamo come vele, lasciamoci portare dove vuole lui, il vento. Dio arriva come un povero che bussa alla mia porta. Se non apro dall’interno, lui non può entrare“.
Un signore canuto alla destra piange e non se ne vergogna. La commozione è palpabile, mentre Olivero racconta di sé e di Dio con una familiarità impensabile. “Il mio primo incontro con lui? A 7 anni, quando il mio prete mi disse di fare catechismo ai bambini più piccoli. Dio si deve vedere nei fatti. E ci parla: mi vuoi seguire? Ma alle sue condizioni”.
Olivero parla adagio, a volte accende la voce, si ferma per sorseggiare acqua e riparte. “La persona più importante per me? Un non credente, Alberto, che ora abita in Paradiso. Un collega di banca. Io avevo già fondato il Sermig, lui, ateo, profumava beatitudine, non diceva stupidaggini. Mi dice: faccio più io per i poveri che tanti che se la cantano: consumo solo l’acqua di cui ho bisogno, solo il cibo necessario, vesto quattro paia di jeans e non accumulo soldi!”
Gesù, manda me!
Olivero sprona l’assemblea. “Dovremmo essere come una candela: dormire e pregare. E la gente di noi dovrebbe dire: non ci ardeva forse il cuore nel petto quando parlavano con noi, senza dire cretinate? Non permettete alla tv di dare consigli, ci porta fuori strada, abbiate discernimento”.
Si aggiusta gli occhiali, sembra provato, in realtà è un fiume in piena. Regala “segreti”: “non fate mai nulla secondo le vostre idee”. E giù esempi. “Un prete mi chiama: c’è una ragazza di 18 anni che ha problemi con la scuola e ha bisogno di te. Di me? Ma se sono stato cacciato 10 volte da scuola. In realtà, questa ragazza insieme al fidanzato aveva ucciso tutta la famiglia. Stavo per andare via, mi son detto: se fosse Dio a darmi questo appuntamento? Ho chiesto 4 giorni per capire. Gesù, fammelo capire. E’ arrivata una raccomandata: un prete mi invitava in carcere. Il penitenziario è diventato la mia casa”.
“Il mondo come l’ha pensato Dio, non è questo, è una terra dove scorre latte e miele per tutti. Dio manda me a lavorare in questa vigna”. Non elemosiniamo dal marxismo e dal materialismo: “nel Vangelo c’è tutto. Occorre vivere le beatitudini. È vero, a volte c’è da impazzire: chi per problemi di denaro, di sesso, di relazione. I giovani sono i più poveri perché più inesistenti. Ma Dio non ci lascia soli e in invita: venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò. E ci mostra il suo volto, Gesù”.
Ma quale eroe!
Forse a molti dei 4.000 presenti adesso arde il cuore nel petto. Non è finita. È il turno del vescovo. Mons. Lambiasi rilancia, e si fa aiutare da uno che se intende: “vedere Dio è il nostro desiderio più grande”, attacca citando S. Agostino. E rassicura i 5.000: “il desiderio di vedere Dio è finalmente realizzato: l’infinitamente alto si è fatto conoscere a tutti. Gesù ha fatto cadere il velo di Dio: ecco il segreto”. Il Vescovo traccia la rotta, e sgombra il campo dagli equivoci: “la fede non nasce da uno sbadiglio, ma dal brivido dello stupore”. L’incedere del vescovo Francesco è incalzante: “non facciamo di Gesù solo un eroe. È il figlio di Dio, è Dio stesso, Dio e uomo. Essere cristiani non è seguire un’idea, è aderire a Cristo”. Fausto, 64 anni, parrocchia del Crocifisso: “semplice e toccante, non mi aspettavo davvero un’Assemblea così”, scuote la testa mente esce sorridente scortato da altri 5000 riminesi come lui.
Paolo Guiducci