La piadina con la… valigia

    Posto che vai, piadina che trovi. La Romagna viaggia in groppa al suo cavallo di battaglia, la piadina, che oltrepassa i confini nazionali per raggiungere i suoi tanti estimatori, ma anche coloro che la ignorano. Le sue origini sono avvolte da un manto di mistero. Forse i barbari ci hanno messo lo zampino ma poco importa; forse parente alla lontana del pane azzimo ebraico, del pistoccu sardo, di certe focacce indiane, del pane irlandese… Sta di fatto che sempre più spesso qualcuno pensa di fare e vendere piadine all’estero.
    Basta andare oltralpe e fare una capatina a Ginevra e, dopo un giro di shopping allo storico magazzino Placette, fermarsi per uno spuntino con piadina fatta e cotta sul momento. Proseguendo verso nord è bene fare tappa a Londra, la metropoli per eccellenza che intreccia le sue diversità con odori e profumi provenienti dalle cucine di tutto il mondo. A definire la sua realtà multietnica ci ha pensato il giornalista corrispondente da Londra, Marco Niada de il sole 24 ore che ha scritto il libro La nuova Londra, capitale del XIX secolo. A un certo punto, raccontando lo spirito della metropoli, parla di un pranzo a Borough Market, il mercato vicino London Bridge, in cui mangia “una piadina come Dio comanda, con prosciutto crudo appena affettato e una noce di stracchino, il tutto scottato sulla piastra”. Peccato che il proprietario del locale sia toscano. Romagnoli, rimboccatevi le maniche! Gestita da un genovese vissuto per anni a Cesena, la
    Piadineria Pulcinella sul Passeig Joan Borbò alla Barceloneta (Barcellona) azzarda un mix interregionale, ovvero piadina romagnola con nome partenopeo. Il locale è di stile, poco casereccio, fedele al prodotto di base; basta cliccare su www.piadineriapulcinella.es per averne un assaggio. Ad allungare la lista dei “non romagnoli” c’è un bresciano, Fausto Zizoli: ha aperto la prima piadineria di Sidney, 30 mq a 300 metri dall’oceano a Bondi Beach. Esperimento riuscito, per ora.
    “Cucina Divina”, azienda gastronomica di San Marino, è pronta a sbarcare in Germania (area Baviera) con i migliori prodotti della tradizione romagnola. Poteva mancare nei punti vendita e ristorazione la piadina, per un’avanzata del gusto che deve farsi largo tra crauti e wurstel? E chissà che l’accostamento con i cibi tipici teutonici non risulti azzeccato…
    Di origine controllata è la “pjida” di Massimiliano Nanni, il figlio della proprietaria della più rinomata piadineria riminese “Dalla Lella”. Impresa coraggiosa che ha portato Massimiliano e il suo socio a stabilirsi, ormai da quindici anni, a New York: situato nel Greenwich Village, tra la Quinta e la sesta Av. al numero 57, “Piadina, vino e cucina” è un ristorante che permette di mangiare una piadina romagnola con prosciutto di Parma accompagnata da un calice di Sangiovese proveniente dalle cantine di Rimini. “Un successo – afferma orgogliosa mamma Lella – Tra qualche mese, poi, Massimiliano aprirà un altro locale a Brooklyn, il quartiere più in voga del momento. Insomma se c’è voglia di fare e i prodotti sono di qualità, i risultati arrivano”.
    Nella “Grande Mela” la piadina si posiziona anche nei supermercati. A testimoniarlo la nota azienda riminese Emmegi che produce piadine preconfezionate: le richieste da New York aumentano in modo esponenziale, grazie a 15 punti sparsi tra Manhattan e Brooklyn per la vendita al dettaglio della piadina.
    A marcare l’estero ci ha pensato anche la Cna riminese con il Consorzio produttori piadina fresca della provincia di Rimini. Si tratta di sette aziende che producono e distribuiscono piadina fuori da confini nazionali. Inoltre, è stato possibile anche un lavoro di marketing che la Cna ha concretizzato nell’ Associazione per la promozione della piadina romagnola: 17 imprese produttrici in azione per ottenere il riconoscimento IGP.
    In tutto questo bailamme di piadine per il mondo ci si chiede: sarà la piadina riminese ad avere la meglio oppure la diffusa piadina romagnola? Per questo è nato a Rimini l’agguerrito Comitato per la valorizzazione della piada riminese com’era e dov’era per tutelare la piadina riminese che dev’essere larga e piatta, e non spessa e piccola come quella definita genericamente “romagnola”. Infatti, nel 2005, al Ministero delle Politiche agricole è stato raggiunto un accordo sull’avvio della procedura per il riconoscimento dell’indicazione geografica protetta (IGP) per la piadina romagnola riminese che si identifica con diametro da 23 a 30 cm e uno spessore da 1 a 3 millimetri e la piadina delle Terre di Romagna intesa quella con diametro dai 15 ai 20 e uno spessore dai 4 ai 10 millimetri. La richiesta ha lo scopo di tutelare il nome della piadina riminese e informare il consumatore in modo corretto. Di questo passo nessuno potrà più confonderla e anche all’estero sarà difficile taroccare il cibo “nazionale” riminese.

    Marzia Caserio