Il tempo della pensione Mariuccia ormai è definitivamente tramontato. Ma la riviera Adriatica di mollare lo scettro di capitale della vacanza familiare non ha alcuna intenzione. Costi quello che costi e in barba al “caro vacanze”: qui c’è l’offerta turistica per tutti i gusti e per tutte le tasche, dicono orgogliosi gli operatori turistici. La capacità ricettiva della provincia di Rimini, ad esempio, non ha eguali: chi può mettere a disposizione di vacanzieri italiani e stranieri 2.350 hotel, oltre 70mila camere, 700 bagnini (come sulla costa romagnola chiamano gli stabilimenti balneari)? “E con rapporto qualità/prezzo altamente competitivo” assicura Eugenio Angelino. Direttore di Promozione Albeghiera, la prima cooperativa di albergatori nata in Italia e ancor oggi la più imponente con i suoi 200 soci, Angelino snocciola cifre e percentuali, poi prova a mettere ordine nei numeri e fa una sintesi.
il sistema alberghiero è rimasto sulla stessa lunghezza o quasi. L’aumento medio annuo è nell’ordine di 1-1.5 euro. Ma la vacanza non è solo albergo, c’è anche il contorno”.
E sono in tanti a levare una voce di dissenso contro l’extralberghiero impennatosi alle stelle.
“In realtà, Rimini offre una serie di servizi all inclusive come nessun’altra località”.
Sarà per questo che la capitale delle vacanze balneari oggi abbraccia un nuovo turismo straniero come quello proveniente dalla Polonia o dalla Repubblica Ceca che qui trova ciò che cerca al giusto prezzo?
Basta raccontare delle bugie!
“Basta, è ora di finirla con questa storia”. Giorgio Mussoni è bagnino da una vita. Ha fondato Oasi, il sindacato dei bagnini legati a Confartigianato: ne conta 1.000 in tutt’Italia, quasi 500 solo nel riminese. Oggi è nero ma non perché bruciato dal sole: la sua è un’abbronzatura rabbiosa. Ce l’ha con la Federturismo e le percentuali di aumento della vacanza che toccano il 4%.
“Sono quattro anni che i prezzi restano invariati. – sbotta Mussoni dal suo bagno a Viserbella, Rimini nord – per gli increduli, a settembre mettiamo nero su bianco la denuncia prezzi della stagione successiva: vengano dunque a confrontare le quote. E siamo una delle poche categorie a pagare il 20% di iva”.
Eppure non tutti gli stabilimenti balneari della costa praticano lo stesso prezzo: un annuale può variare da 450 a 630 euro nel giro di pochi chilometri. “Ombrellone e due lettini in terza fila costano 80 euro la settimana e tutti i servizi sono gratuiti: cabina, docce…” prosegue Mussoni.
Per chi vuole, poi, la spiaggia riminese diventa parco giochi, discoteca e palestra all’aria aperta: l’animazione pressoché giornaliera (e gratuita) prevede ballo di gruppo, ginnastica in acqua, giochi per bambini e tornei sportivi per tutti. Gli 80 euro riminesi sono comunque inferiori ai 124 euro di Milano Marittima, i 100 di Fano e i 110 della riviera del Conero.
I Parchi, che attrazione!
La lista della spesa in vacanza della famiglia Rossi non si ferma però solo a hotel e stabilimento balneare. I figli insistono. I parchi tematici sono un’attrazione fatale… C’è l’imbarazzo della scelta: da Mirabilandia, alle porte di Ravenna, all’Italia in Miniatura con le bellezze italiche e d’Europa a dimensioni mignon, fino alle attrazioni e gli spettacoli di Fiabilandia e i tuffi e le evoluzioni acquatiche di Aquafàn. “La piscina” riccionese è tra le location estive più famose d’Italia. L’ingresso costa 23 euro, il pomeridiano scende a 15 euro, gruppi speciali (parrocchie, colonie e scuole) sborsano ancora meno, 14 euro, mentre i piccoli sotto i 6 anni hanno l’accesso gratuito. Dal 2007 i prezzi sono saliti di un euro.
“È un parco complesso, costasse meno non potrebbe offrire ciò che lo rende unico” assicura Pier Pierucci, responsabile marketing e creatività di Aquafàn e Oltremare.
“Il prezzo può sembrare alto, ma è in linea con gli standard, anzi addirittura sottostimato. E i costi di gestione sono alti, specie per Oltremare: la tecnologia complessa da mantenere, gli animali da curare, anche quando il parco è chiuso”. Cambiano gli svaghi e di conseguenza i costi.
Dalla spiaggia alla disco
Una serata in discoteca (e ce ne sono tra le più note d’Italia) costa tra i 25 e i 30 euro d’ingresso, la consumazione ulteriore a quella offerta nel biglietto si aggira sui 10 euro, ai quali vanno aggiunti 1 o 2 euro per il guardaroba e 4/5 euro per il parcheggio.
“Rimini non è un’isola felice, ma per storia e vocazione fronteggia la crisi meglio di altri, grazie anche alla trattativa privata tra turista e hotel che elimina passaggi intermedi” aggiunge Angelino. Non tutti però concordano con questa linea. La Confesercenti riccionese proprio in questi giorni ha diffuso i dati di un sondaggio che dipinge un maggio e un giugno quasi da dimenticare. I negozi segnano un calo del 30%, bar e ristoranti si attestano sul 5-10% in meno. Vale a dire che i turisti rinunciano sempre più spesso a pizze, cenette di pesce e souvenir.
“È vero che a maggio e giugno le condizioni meteo sono state sfavorevoli – commenta la segretaria Dina Miri – ma il vero problema è la mancanza di capacità di spesa, anche a Riccione, località frequentata da un turista medio”.
E ristoratori e baristi, spesso additati dai colleghi d’albergo o della spiaggia, di praticare prezzi da solleone?
“Non scherziamo, per favore. – si difende attaccando Gaetano Callà, presidente Fipe-Confcommercio, sigla che raggruppa un migliaio di esercenti in provincia – Gli aumenti sono contenuti, e sono il risultato dell’incremento del carburante, dell’inflazione, dell’acqua che sale del 6% a Rimini. Ma il caffè qua da noi costa ancora da 90 centesimi a 1.5 euro al tavolo, e le bibite 2.5 euro. E il ristorante di carne ha i prezzi bloccati due anni fa. Basta con questa favola del caro prezzi”. Cosa raccontare a chi si è seduto ai tavolini del bar in piazza, a Rimini come a Riccione con amare sorprese?
“Lei sa quanto pagano questi esercizi di suolo pubblico? Fino a 7mila euro l’anno. Se un caffè costa 3 euro servito al tavolo, non ci si può meravigliare. L’importante è che il gestore offra al cliente un menù esaustivo”
Turista avvisato, turista salvato.
Paolo Guiducci