E’ da un anno che i residenti attendono. Aspettano la sistemazione e la messa in sicurezza di quel maledetto incrocio, là nella zona a est della città, subito dopo il mercato ortofrutticolo all’ingrosso, fra la via Emilia e il prolungamento di viale della Libertà. Il 31 gennaio scorso, quell’incrocio era stato teatro dell’incidente mortale nel quale aveva perso la vita Gilberto Maraldi, il 68enne cesenate della zona Vigne. Ma di incidenti in quel maledetto svincolo ne succedono quasi ogni giorno. La gente ha timore di girare e attraversare la via Emilia. Eppure non si tratta di un vecchio e obsoleto incrocio, ma di uno svincolo nuovo. Perché, dunque?
I problemi sono sorti fin dall’apertura, nel marzo 2007: i passaggi di ingresso dalla via Emilia, infatti, sono troppo stretti e i camion, bilico compresi, che arrivano dalla statale e girano nello svincolo, difficilmente riescono a transitare senza evitare di sormontare i cordoli o fare pericolose manovre.
Il nuovo svincolo conduce nella zona commerciale, artigianale e industriale. Qualche giorno prima dell’incidente mortale, i cordoli si presentavano nuovamente distrutti da camion e bilico che non erano in grado di girare. E dopo otto mesi i segni sono ancora lì: nessuno ha avuto il buon senso di sistemarli.
La protesta monta ogni giorno di più. Perché qualcuno prenda provvedimenti e chiuda l’incrocio, la gente è disposta ad alzare la voce. Dal comune hanno sempre detto che avrebbero provveduto a sistemare lo svincolo, anche se per farlo l’incrocio dovrà essere chiuso per una ventina di giorni con qualche problema per le aziende. Intervenire in luglio o agosto, quando le numerose attività sono in ferie, e traffico e lavoro sono a scartamento ridotto, avrebbe ridotto i disagi. In ogni caso ci sono altre strade laterali sulle quali transitare, come accadeva prima che venisse fatto il nuovo svincolo nel 2007. Ma la domanda che si pongono molti savignanesi è: “Chi l’ha progettato non aveva capito che era stretto e che sarebbe stato pericoloso come poi si è rivelato?”. Ai lati c’è terra libera e pubblica che poteva e può essere sfruttata per fare uno svincolo più sicuro. E poi i soldi spesi per lo svincolo, aggiunti a quelli per il ponte costruito su un grosso fossato pochi metri più avanti, potevano essere benissimo impiegati per costruire una grande rotonda sulla statale 9 Emilia come quella realizzata dalla provincia in zona Due Ponti sul torrente Rigossa. Una rotonda in quella zona di Savignano avrebbe risolto non solo il problema dello svincolo per la zona produttiva, ma anche quello per il vicino cavalcaferrovia che porta al casello di Rimini Nord dell’A-14.
Ermanno Pasolini