Il lupo è predatore, e si sa. La sua presenza da qualche tempo è segnalata anche in Appennino e perfino in alta Valmarecchia, e si sa. Ma il Servizio Veterinario di Novafeltria più d’una volta ha espresso dubbi sulla reale presenza dell’animale a queste latitudini, e soprattutto sui guai che la vulgata popolare gli attribuiva. Questa volta anche i più scettici devono ricredersi: gli ultimi attacchi registrati, e soprattutto il modus operandi, non sembrano lasciare dubbi: il lupo abita l’alta Valmarecchia, e in numero anche consistente.
Provate a chiederlo ai destinatari (loro malgrado) delle ultime attenzioni a quattro zampe, dall’azienda Loi di San Leo alla famiglia Contadini, fino alle segnalazioni provenienti da Sant’Agata e Pennabilli: il numero di animali sbranati e lasciati sul terreno (20, 16 e 15) è troppo alto per essere opera di qualche cane randagio. Anche la tipologia dell’assalto va pensare al lupo: i predatori inseguono gli animali e – una volta raggiunte pecore e capre (le prede predilette) – li uccidono. In una notte i lupi possono mangiarsi anche due animali: una tale “furia” non può essere attribuita ai randagi.
L’azienda agricola di Maria Novella Cola dista in linea d’aria 100 mt dalla caserma dei Carabinieri. Ma ciò non è bastato a tenere a freno la furia omicida del lupo, il cui assalto ha causato la morte di 14 animali (4 pecore e 10 agnelli). Lo ha scoperto il marito della titolare al mattino presto: gli animali erano chiusi nel recinto ma ciò non ha impedito al lupo di colpire. Il danno subito dall’allevatrice supera i 2000 euro. La Cola ha fatto richiesta di risarcimento danni. Ma “chi può ripagare la paura con quale dobbiamo fare i conti? Alla sera e al mattino presto temiamo di entrare nelle stalle” insiste. Anche l’azienda vicina di Ebano Corelli ha subito attacchi, persino di giorno, mentre era impegnato nella tosatura delle pecore. “Aumenteremo l’altezza dei recenti ma è un palliativo. Servono più controlli”. “Pensiamo che i lupi siano presenti in branco, almeno in alcune zone della vallata” ammette il dottor Roberto Angelini del Servizio Veterinario di Novafeltria. Il Servizio è incaricato di analizzare alla maniera di CSI le modalità con cui vengono uccisi gli animali, al fine di garantire la regolarità delle pratiche di risarcimento avviate dai proprietari degli animali. Nel 2008 il numero di tali pratiche sembra destinato a impennarsi rispetto agli standard delle ultime stagioni. Nel 2007 il Servizio veterinario era intervenuto 41 volte, in gran parte per ovi-caprini e qualche giovane bovino, con un aumento del 50% rispetto al 2006.
Anche durante l’ultima aggressione avvenuta a Pennabilli, è rimasto sul terreno un elemento che sembra un marchio di fabbrica del lupo. Nei campi con l’erba alta era visibile la scia di andata e ritorno lasciata dagli animali provenienti dal bosco. “I cani randagi o selvatici, di regola arrivano dai luoghi più appartati del paese” ssicurano gli esperti del Servizio Veterinario. Il lupo c’è e a quanto pare non è solo: gli esperti sono concordi nel ritenere in attività alcuni branchi.
Paolo Guiducci