Lotta serrata al bracconaggio, meno appostamenti fissi, un ripopolamento sempre più made in Rimini e il divieto assoluto di abbattere starne per i prossimi cinque anni. Più una serie di interventi atti a favorire lo sviluppo ambientale del territorio. Sono solo alcune delle novità introdotte dal Piano faunistico venatorio 2008-2012 licenziato dal Consiglio provinciale. Un piano che in provincia interessa ben 4.200 cacciatori che avranno singolarmente, 8.3 ettari di superficie disponibile per cacciare: la più alta densità venatoria di tutta la regione Emilia Romagna e la seconda più alta in Italia, dopo Brescia.
“Dopo anni di lavoro crediamo di aver varato un piano importante – sottolinea l’assessore provinciale, Mauro Morri – un piano che presenta molte novità e un’unica certezza, quella del divieto di caccia a mare della SS.16. Per il resto i nostri obiettivi sono il contenimento delle zone di caccia private, puntando sulla caccia popolare e aperta a tutti; il regolamentare e il diminuire gli appostamenti fissi portandoli dagli attuali 160 a 150, questo per preservare maggiore territorio non vincolato; inoltre vorremmo incrementare l’attività di prevenzione danni alle coltivazioni agricole e di vigilanza e contrasto del bracconaggio, questo a cura della Provincia, dell’Ambito Territoriale Caccia (Atc) e delle altre Forze di Polizia”.
Altro aspetto di grande importanza è la promozione del made in Rimini per quanto riguarda il ripopolamento di alcuni animali.
“Soprattutto di lepri e fagiani. L’idea è quella di una progressiva diminuzione dei capi di importazione con un conseguente aumento della produttività delle zone ripopolamento e cattura locali, gestite direttamente da Provincia, Atc e Associazioni, oltre alla realizzazione nel 2009 di due Centri Pubblici-Allevamenti Estensivi per la riproduzione di lepri e fagiani autoctoni”.
Il nuovo Piano prevede anche il divieto di caccia alla starna per i prossimi 5 anni e un abbattimento selezionato dei cinghiali, protagonisti sempre più spesso di elevati danni alle produzioni agricole.
“Inoltre nell’area Sic (Sito di Interesse Comunitario) di Torriana, Montebello e Fiume Marecchia fino al ponte sulla Trasversale Marecchia: vogliamo limitare a 2 sole giornate di caccia in appostamento nel mese di gennaio, senza l’uso dei cani; 2 sole giornate di caccia vagante nel mese di gennaio; l’obbligo di raccogliere i bossoli da terra; il divieto d’istituzione di campi addestramento cani; l’obbligo di usare cartucce biodegradabili e il divieto di utilizzo di pallini di piombo nei pressi di fiumi e laghi. Ma tutto questo viene demandato alla futura trasformazione dell’area Sic in Zsc (Zona Speciale di Conservazione). Per quanto riguarda, invece, l’area di Onferno l’obiettivo è limitare la caccia vagante con i cani nel raggio di 150 metri esterni al Sic; imporre il divieto di caccia in braccata al cinghiale nel perimetro di 500 metri esterni al sito e il divieto di addestramento cani nel raggio di 150 metri sempre esterni al sito”.
Insomma, le novità per il popolo delle doppiette, non mancano di certo. Doppiette che nel 2006-2007 hanno abbattuto 7mila fagiani (contro i 6mila del 2000); 3mila lepri (1.130); 113 starne (1.300); 53 cinghiali (27); 64 volpi (85); 25mila storni e 500 tortore, questo grazie alla caccia in deroga concessa dalla Regione al fine di diminuire i danni da storno alle coltivazioni di frutta, olive e uva.
“Lo scorso anno, però – conclude Morri – abbiamo eseguito numerosi ripopolamenti: 4mila fagiani; 475 lepri; 500 starne e 1.200 pernici”.
In ultimo qualche curiosità: per i danni all’agricoltura causati da fauna sono stati risarciti 8.800 euro dall’Atc e 23mila direttamente dalla Provincia mentre per quanto riguarda gli incidenti stradali causati da animali, 70 hanno visto protagonisti caprioli; 21, istrici e 10, cinghiali.
Francesco Barone