“Mi piace dare spazio alla fantasia. Non prevedo nulla e lascio arrivare quel che viene”. Opere dagli equilibri raffinati e dalle sfumature color pastello che ricordano una certa delicatezza femminile punto di forza dell’artista italo-francese.
La pittrice Henriette Adriensence ritorna ogni anno a Montebello, casa materna e laboratorio estivo per mostre e corsi di pittura. Le sue opere saranno in esposizione dal primo al ventuno agosto nel Portale duecentesco di Montebello con circa 40 quadri personali e 20 dipinti dai suoi allievi. Durante i due mesi di permanenza in Italia, luglio e agosto, Henriette, tiene corsi per bambini e adulti. Per i giovani alunni che vogliono sperimentare adotta tecniche come la tempera e i colori a spirito, mentre per i più grandi l’acrilico e l’acquerello. “È importante usare la fantasia e aspettare, non avere fretta. Per realizzare un quadro posso impiegare anche tre mesi”.Una filosofia che coincide con i ritmi della natura e non del sistema quotidiano. Infatti, le sue opere sono denunce delicate verso la nostra società. Polemiche lanciate attraverso un pennello che non aggredisce ma dice tutto. Con pochi getti di colore riesce ad esprimere il dualismo del nostro tempo, da una parte il fastidio sociale e dall’altra la bellezza del vivere che si fa spazio tra le più alte espressioni di arte come musica, danza e poesia.
Tra le opere più interessanti in esposizione ci sono Omaggio a Nijinski e Equilibrio, quest’ultimo un sunto esemplare di precarietà e gioia allo stesso tempo. A rendere affascinanti le pitture è la flessuosità delle figure che non sembrano dipinte ma appena uscite dalle maglie della tela, e poi ancora, le pennellate eleganti che ricordano la signorilità parigina del secolo passato.
“Con il tempo sono cambiata e anche la mia pittura. Da quasi cinque anni le mie opere sono molto più leggere, meno cariche di colori e più essenziali”. Con un dire timido ma deciso, Adriensence parla tranquillamente del suo percorso artistico con tante traverse e fermate: fin dalle scuole materne amava disegnare, sempre indaffarata tra colori, carta e gomma. Crescendo non ha seguito altro che la sua inclinazione naturale ed ora può vantare numerose mostre tra Italia e Francia, riferimenti in libri d’arte utilizzati nelle scuole francesi, corsi e seminari per chi vuol imparare la pittura e i suoi segreti. Ora dice di essere cambiata. Se prima mirava ad un quadro pieno e reale, adesso utilizza molto di più la fantasia e il confine dell’immaginazione diventa labile: le figure rappresentate sono schizzi con leggere punte di acrilico liquido. Nei paesaggi surreali si rincorre un gioco fatto di immagini, concetti e tecnica. Non solo evita il troppo colore, ma alleggerisce la tela, la svuota dal superfluo per ottenere spazi bianchi e toppe di luce qua e là. C’è chi dice sia il suo periodo minimalista, altri essenzialista, ma lei sorride: “Forse. – confessa – Ho raggiunto solo un pò più di serenità”.
Marizia Caserio