E per fortuna che adesso c’è la grande rete. Internet, ovviamente. La chiamano il muro del 2000, nel senso che sopra ci trovi veramente di tutto. Anche troppo, spesso. Forse però qualcuno la pensa diversamente, o più semplicemente è tornato di moda il “muro”. Quello tradizionale. Quello di strada insomma.
A Rimini è un qualcosa di incredibile, e non siamo più nemmeno in tempo di elezioni. Basta camminare in centro, o sul lungomare, oppure aver bisogno di fare una telefonata dalla vecchia e cara cabina perché il credito del cellulare è esaurito.
Annunci. Biglietti, foglietti, locandine. Offerte e domande di lavoro, segnalazioni di feste, di animali smarriti, ma non solo. Automobili, appartamenti, biciclette, gatti. Si vende e si legge di tutto, o almeno ci si prova. Anche le racchette da beach tennis, rigorosamente “fotografate” e affisse, guarda un po’, a 5 metri dall’entrata di un noto negozio riminese di articoli sportivi. Su un palo della luce in via Gambalunga. Del resto se uno passa da li, è chiaro che la cosa potrebbe interessargli.
Come a chi passeggia in riva al mare. E allora vai con gli occhiali da sole, di ogni marca. E per fortuna che ogni mattina c’è qualcuno che si impegna a fare piazza pulita, di questi annunci che danneggiano i beni pubblici della città.
Perché in teoria ci sarebbe il divieto di affissione, ma siamo pur sempre a Rimini. Terra di divertimento, e allora vai col “cercasi pr per stagione estiva discoteca, massima disponibilità e serietà”.
Solo che quando chiami, la serietà nel giro di un secondo scompare. “Cerchiamo un ragazzo a tempo pieno, disponibile a prenotare liste e tavoli. Il compenso è a percentuale, dipende dai risultati. Nessun contratto, pagamento a fine estate. Più gente porti, più guadagni”.
Guadagni. Eccoli, i protagonisti degli annunci da strada. Spesso camuffati sottoforma di lavori particolari, nemmeno presunti all’atto della lettura. “Offriamo un extra mensile elevato. No perditempo, no porta a porta”.
Cosa mi costa tentare? Del resto studio, ho bisogno di un’entrata. “Si tratta di multilevel marketing. Dovrebbe presentarsi presso questo indirizzo, poi ne parliamo di persona. Lei è un consumatore no? Bene, perché deve sapere che siamo tutti consumatori, e tutti possibili venditori”. Ma come, non si era detto che non era un “porta a porta”? “Si fidi, avrà modo di guadagnare tantissimo. Direttamente dal suo pc, spendendo poche ore al giorno”.
I più gettonati sono i lavori estivi: animatori, dj alle prime armi, aiuto bagnini. Un annuncio parla di “bella presenza, massimo 25 anni, disponibilità immediata, guadagni fin da subito”. È su un muro di fianco ai cassonetti della raccolta differenziata in via Corso Giovanni XXIII, stride un po’ con il senso della proposta.
“Guardi dovrebbe richiamare dalle 23 in poi. E comunque penso stiano cercando una ragazza”. Sì, ma sull’annuncio non era precisato il sesso, e nemmeno l’orario di chiamata. “Non lo so, se ne occupa mio cognato, adesso è fuori sede”.
Abbiamo cercato tre possibili impieghi, rimediando solo centesimi di spesa telefonica e promesse nemmeno effimere. Meglio rivolgersi a qualche agenzia interinale, che proprio di fianco alla sede dell’Università ha affisso un grosso annuncio per ricerca di personale di diverso tipo. Metalmeccanici, operai generici, autisti, anche un aiuto cuoco.
“Deve presentarsi qui da noi, consegnare il curriculum e poi la richiameremo per un colloquio informativo”.
Resta il fatto dell’affissione, ma almeno qui un qualcosa di presunto sussiste. Come nell’annuncio sul grande albero che abbellisce piazza Ferrari. “Vuoi guadagnare? Chiama”.
All’ultimo tentativo, mi risponde una voce che ci sembra di aver già sentito, qualche volta. “Il numero da lei chiamato è inesistente”.
Di questi bigliettini ne esistono tantissimi. Forse era meglio la vecchia e cara bacheca, quella preposta agli annunci. Non imbrattava la città, non regalava false speranze. Sperando che il muro del 2000 non sia come quello da strada, naturalmente.
Matteo Peppucci