Seguiamo un filo. Riprendiamo un discorso già affrontato varie volte: banda larga in provincia. Lo scorso dicembre nell’ennesima inchiesta che Il Ponte ha dedicato alla questione, dopo aver denunciato che larghi spazi del territorio erano stati “dimenticati” da chi deve programmare, eravamo riusciti a farci dare qualche risposta dagli amministratori e strappare anche qualche scadenza, entro la quale alcune cose sarebbero state messe a posto.
Sei mesi dopo andiamo a vedere, che cosa di quanto detto è stato rispettato, eluso, lasciato all’abbandono. Sul piatto della bilancia diverse questioni.
Questione 1.
Siamo in Valconca. Qui i comuni della Vallata erano stati tagliati fuori “per evidenti impossibilità territoriali” dal progetto del 2003, che vedeva colloquiare Regione e Provincia nell’ipotesi di copertura totale “a banda larga” dell’intero territorio regionale. La Valconca ne rimaneva fuori ma la scoperta delle tecnologie di trasmissioni dati “senza filo” avevano rimesso le carte in tavola. Così nell’ottobre del 2007 la Provincia si aggiudicava il premio “Municipal wireless award” per un progetto rivoluzionario, elogiato e portato come buon esempio di soluzione innovativa. La Valconca rientra nei giochi, abbandona l’idea di non potersi collegare alla grande rete ad alta velocità e si attiva un sistema di trasmissione attraverso onde e antenne.
A dicembre, Massimo Pierpaolini presidente della Commissione Bilancio e Politiche della Finanza, E-governament e Reti telematiche della Provincia, nonché consigliere di minoranza (netta minoranza come ama ricordare lo stesso) dichiarava: “Entro Pasqua in 8 comuni della Valconca ci sarà il wi-fi, una tecnologia che permette la trasmissione dei dati a banda larga attraverso l’etere, con segnali che viaggiano rimbalzati da una stazione di trasmissione all’altra”.
Siamo in giugno, le uova di Pasqua le abbiamo digerite da un pezzo, ma in vallata il miracolo tecnologico non è ancora avvenuto. Cosa è successo nel frattempo?
Pierpaolini ha la sua versione: “Credo che qualcosa non abbia funzionato tra i sindaci dei vari comuni per quel che riguarda la concessione alla Sis. Questo ha provocato i ritardi. In realtà si è in piena fase esecutiva, e se si guardano i lavori ci si rende conto che sono stati fatti passi da gigante, specialmente se si pensa che è difficilissimo portare un euro sopra l’autostrada. Io mi batto da tempo, ci sono zone completamente dimenticate dalla Provincia”.
Ma torniamo al nostro sistema innovativo di trasmissione. Luigi Casadei, sindaco di Mondaino, che ha seguito da vicino, la cablatura della prima trance dei lavori è più che positivo. “Le infrastrutture sono già realizzate, adesso attendiamo che ci arrivi il segnale. Una cosa che si risolverà nella prossima settimana, quando Acanto (Hera) renderà possibile la trasmissione”. Stiamo parlando dei comuni di Saludecio, Mondaino e Montegridolfo. Gli altri fanno parte della seconda trance dei lavori. Sono cinque i comuni per i quali si è ancora allo studio.
Qui, infatti non sono ancora state realizzate le infrastrutture necessarie alla ricezione dei segnali, ma pare che entro l’estate le cose dovrebbero essere concluse. A dirlo è Fabrizio Piccioni, l’assessore della Provincia con delega al Sistema informativo e reti telematiche che cerca di spiegare cosa sta accadendo in questo momento: “Entro pochi giorni riusciremo a ufficializzare la cosa. Poi bisogna vedere i tempi di lavoro della Sis. Aver lavorato prima in quei tre comuni è stata una scelta dettata dal fatto che questi erano totalmente tagliati fuori da ogni tipo di connessione”.
Questione 2.
Chiameremo questa questione: buco nero che si estende dal Villaggio Primo Maggio a Ospedaletto. Qui il problema è più terra terra, corre sul filo infatti, il filo della connessione a banda larga ma anche il semplice filo del doppino telefonico.
Ma facciamo un passo indietro. In quel fatidico 2003 quando la Regione chiese alla Provincia un progetto per cablare a banda larga l’intero territorio, se è vero che la Valconca ne venne tagliata fuori è altrettanto vero che la connessione di Rimini tutta, venne presa in considerazione. La banda larga doveva essere assicurata quindi. A dicembre la situazione al Quartiere 6 era disastrosa, con poche zone coperte dal servizio, e con i residenti che avevano raccolto 600 firme per farsi ascoltare e dire che il problema non era solo la banda larga quanto piuttosto il semplice utilizzo delle linee telefoniche e della connessione Isdn (banda stretta).
Allora Marco Agosta, consigliere comunale, mostrava perplessità sulle dichiarazioni di alcuni amministratori e palesava il problema della zona. La questione in questo caso era individuare delle aziende fornitrici di connessione che intendessero investire in una zona a così basso rientro economico. Una missione quasi impossibile, visto che si parla di investimenti infrastrutturali da cifre a sei zeri. Comunque anche in questo caso le scoperte tecnologiche potevano mettere una pezza alla questione. Banda larga con wi-fi, e trasmissione di dati via etere. Allora Agosta sollevava una questione, però: “Poiché la messa a punto della tecnologia wireless, abbasserebbe di molto le spese infrastrutturali, mi viene prospettata la possibilità di intraprendere questa strada. Ma anche in questo caso ci tocca attendere visto che, le grandi società di servizi mi hanno spesso parlato di concessioni ministeriali, che non arrivano e che si trovano in una posizione di stallo”. Niente più stallo adesso. É accaduto infatti, che quelle concessioni sono arrivate e che sono state assegnate le frequenze per il wi-max, comprese quelle dell’Emilia Romagna, acquistate da una società a capitale misto (italiano e israeliano).
“Entro un anno -commenta Agosta – avrebbero l’obbligo di far funzionare tutto. E non abbiamo nessun motivo per pensare il contrario, visto che quelle frequenze sono state acquistate a 150 milioni di euro l’una”. La svolta dovrebbe arrivare presto, visto che, continua Agosta: “Il Comune ha contattato questa società per verificare la disponibilità di intervenire per fare diventare Rimini la città del progetto pilota del sistema di trasmissione” Era già stato deciso che quella città sarebbe stata Bari, ma la società non ha chiuso le porte alla soluzione “Rimini”.
In questo caso, se la cosa andasse in porto in pochi mesi quel buco nero si trasformerebbe in un’oasi di felicità, con antenne, ripetitori e onde radio a tutto spiano. “Questa è una bella prospettiva, sono fiducioso anche perchè ci sono delle reali possibilità che questo avvenga”*, conclude Agosta.
Verso il futuro
E della questione “buco nero al quartiere 6” abbiamo chiesto anche all’assessore Fabrizio Piccioni, anch’esso speranzoso nel futuro. “Non è detto che non prendiamo ad esempio il progetto della Valconca per allargarlo ad altri Comuni. Ci sono dei problemi in molte zone, che ci risulta essere coperte a macchia di leopardo. Alcuni si sono organizzati autonomamente, altri no. A volte gli accorgimenti infrastrutturali sono semplici e poco costosi. Chiedo la collaborazione dei Comuni affinché mi segnalino tutte le problematiche dislocate sul territorio”.
E pensa anche alle aziende l’Assessore, valutando la perdita di competitività per quelle strutture produttive inglobate nel digital devide. Le stesse aziende, altresì, possono essere chiamate a trovare una soluzione possibile con gli attori istituzionali. Staremo a vedere se il Piccioni pensiero sarà di buon auspicio. In attesa di sviluppi, cominciamo con il goderci il wi-fi a Saludecio, Mondaino e Montegridolfo.
Angela De Rubeis