Impastati nella società, immedesimati nelle sofferenze e nelle speranze della città, diventandone l’anima, senza privilegi e senza discriminazioni, senza calcoli e senza riserve. È la via dell’impegno “eucaristico” che il vescovo Francesco ha indicato ai cristiani riminesi alla festa del Corpus Domini.
Dare un’anima alla città significa testimoniare una fede che genera una carità operosa e un impegno sociale che non può e non deve conoscere limiti. L’estraneazione e l’assenteismo, il rifugio intimistico nel privato, la delega in bianco non sono leciti a nessuno, ma per i cristiani sono peccati di omissione. I cristiani siano coerenti e competenti.
I laici in particolare, sono chiamati a trasformare in profondità la città dell’uomo in tutti i suoi ambiti. Nulla di ciò che appartiene all’uomo, dalla cultura alla politica, dall’economia al tempo libero, dalla famiglia alla salute è estraneo a chi crede.
Una città diversa è possibile? Certo, purchè sia una città più vivibile per tutti, a cominciare da coloro che sono i più svantaggiati. Una città che sappia farsi carico concretamente delle piaghe che continuano ad affliggerci – e qui il Vescovo in questo momento ha a cuore in particolare il problema della casa, la tratta della prostituzione, l’insufficiente attenzione al pianeta-giovani.
Sarà capace Rimini di essere una città dove si condividono angosce e speranze? Perché i sogni non restino tali, il Vescovo propone che si trasformino in progetti e i progetti in cantieri, i cantieri in opere concrete e tangibili.
Un impegno sociale che dovrà essere accompagnato da una conversione personale. Certo, una strategia del genere non può essere il frutto della logica del profitto a tutti i costi, che è una logica “anti-eucaristica”, perché individualista e disumana che, per questo genera egoismo, produce tensioni e divisioni sociali, allarga la forbice tra ricchi e poveri. C’è bisogno – conclude il Vescovo – di Eucaristia. Questa, infatti, fa sì che i cittadini da estranei gli uni agli altri, da concorrenti gli uni contro gli altri, diventino uguali, solidali e uniti, fino a formare una grande famiglia con un cuore solo e un’anima sola, nella ricerca convinta e costante del bene comune.