Un noto detto mette in guardia dalla crisi del settimo anno nei matrimoni e Leonardo Acori, conscio di questa eventualità, ha deciso di fermarsi a quota sei. Sei anni vissuti intensamente, per molti aspetti in maniera esaltante, con un crescendo di risultati e aspettative. Ora il 53enne mister di Tordandrea, giunto a Rimini a fari spenti nell’estate del 2002, ha deciso di chiudere la sua esperienza in biancorosso sotto i meritati riflettori di critica e tifosi.
In un’affollata conferenza stampa, tradendo una piccola emozione iniziale, Acori così spiega la sua scelta.
“I sei anni trascorsi qua sono volati via, Rimini mi ha permesso di lavorare nel modo migliore e mi ha dato la possibilità di farmi conoscere nel mondo del calcio. È il momento opportuno per andarmene, fare di più di quanto realizzato sarebbe difficile. Nell’ambiente c’è bisogno di grande entusiasmo, che ho visto un po’ affievolirsi negli ultimi tempi. Un feeling come quello che ho avuto con i tifosi riminesi non l’ho mai avuto. Sarebbe per me avvilente rovinare il più bel periodo della mia carriera da allenatore con una stagione non all’altezza delle aspettative. Mi ha fatto pensare quanto sta accadendo al mio amico Castori a Cesena”.
Emergono, poi, altre motivazioni, quanto meno inaspettate. “Andare in serie A qui a Rimini è molto difficile, sono necessarie sinergie, al momento non ottenibili. La società è pronta, non sono pronte le strutture. Stiamo pagando lo scotto di uno stadio non all’altezza, per crescere è necessario un impianto funzionale. Mi pesa questa carenza di strutture. Uno stadio nuovo darebbe grande vitalità a società e tifosi, invece si fa di tutto per scoraggiarli. Si assiste ad una sorta di accanimento nei confronti della società. Per un salto di qualità, lo stadio è importante”.
Tale annoso problema sembra aver influito sulla sua scelta: “Diciamo che ha inciso per il 20%”.
Le sue aspettative: “Sono quelle di poter provare ad allenare in serie A, anche se per il momento non ho accordi con nessuna società”. Voci di corridoio dicono interessi a Reggina, Lazio, Parma, ma anche a Mantova e Bologna…
Non nasconde che porterebbe via con sé Ricchiuti e Bravo e, infine, ricorda patron Bellavista: “Aveva un’altra visione delle cose e amava Rimini in modo viscerale”.
In bocca al lupo Leonardo!
Roberto Baietti