Quella che doveva essere solo la presentazione di un libro,I miei anni in Scientology(edizioni Paoline) alla fine si è rivelato uno “scontro”. Da una parte la signora Maria Pia Gardini, autrice della pubblicazione, dall’altra alcuni aderenti di Scientology che l’accusavano di falsità e apostasia. Così il terzo appuntamento del ciclo “Il religioso al tempo del Relativismo a Rimini e dintorni”, che si è svolto la sera del 22 aprile presso l’Oratorio degli Artisti di Rimini, si è concluso prima del termine per le interruzioni sistematiche e per l’impossibilità di un dibattito sereno, tra la relatrice e gli adepti di Scientology, una decina, presenti tra il pubblico e provenienti da diverse parti d’Italia, alcuni di loro già conosciuti dalla signora Gardini.
Fin dall’inizio dell’incontro, organizzato dal Gris (Gruppo di Ricerca ed Informazione Socio-Religiosa) riminese si avvertiva “tensione” nell’aria, qualche battuta, non certo ironica, faceva presagire venti di tempesta e la presenza di un carabiniere, chiamato dagli organizzatori, confermava che la serata non era certo fra le più tranquille.
Perché questa ostilità nei suoi confronti?
“Si accaniscono contro di me perché quando sono uscita da Scientology ho richiesto i miei soldi, che in parte mi sono stati restituiti e perché racconto fatti che loro non vogliono che si sappiano – risponde la signora Gardini –. Il libro racconta solo la mia esperienza personale. Tutto è iniziato nel 1985 quando mia figlia, con problemi di tossicodipendenza, è entrata in Narconon (centri di disintossicazione e riabilitazione per tossicodipendenti legati a Scientology) e poi in Scientology. Pur non essendo d’accordo con la sua scelta, per non perdere i rapporti con lei e su suo suggerimento, mi sono presentata alla sede romana di Scientology dove è iniziato il mio percorso. Ho firmato così un contratto per seguire mia figlia che era in America”.
Lei è stata dirigente. Ha frequentato corsi in Italia, Danimarca e Stati Uniti fino a raggiungere il livello massimo Ot8. Cos’è Scientology?
“Loro la ritengono una chiesa, ma non lo è e non è nemmeno una filosofia. Personalmente ho continuato a seguire la mia religione, quella cattolica, e nessuno, con mia perplessità, mi diceva niente. Qual è la chiesa che ti permette di continuare a frequentarne una diversa?
Altro motivo di preoccupazione erano i costi dei corsi. Si parte, con la moneta d’allora, dal primo corso di 20/25.000 lire fino a quelli di 10/15 milioni. Così ho speso molti soldi.
Scientology non è tanto potente da aiutare le persone. Nonostante il lungo cammino che ho percorso sono uscita come sono entrata, senza aver fatto soldi a palate come promettevano, senza aver acquisito particolari poteri soprannaturali sul MEST (Materia, Energia, Spazio, Tempo). Diventare «causa» sul MEST, vuol dire essere dio”.
Cosa l’ha spinta ad uscire?
“La morte di mia figlia, nel 1990, è stata determinante. Inoltre ero stanca di stare in America e volevo tornare da mia nipote. Con il passare del tempo sono successi anche dei fatti per cui credevo sempre meno in quello che stavo facendo pur avendo raggiunto i più alti livelli dell’Organizzazione e aver ricevuto due volte la coppa quale miglior auditor del pianeta.
Ho seguito un percorso d’uscita, ma sono iniziati i problemi. La vita non era più tranquilla: telefonate notturne, persone che non volevano farmi parlare… È facile entrare, ma è difficile uscire in buona armonia”.
Francesco Perez