È ormai tradizione della nostra Diocesi vivere in prossimità del I maggio, festa di San Giuseppe Lavoratore, la veglia di preghiera, è per tutte le comunità ed aggregazioni laicali un’occasione per affidare al Signore tutti coloro che, a vari livelli, sono coinvolti nel mondo del lavoro. Il tema scelto quest’anno, “Il lavoro è per la persona e non la persona per il lavoro” ci richiama fortemente ad uno dei principali punti fermi della Dottrina Sociale della Chiesa, quando afferma la centralità della persona umana in ogni scelta nel mondo del lavoro, dell’economia e della politica.
L’argomento che è stato scelto dall’Ufficio di Pastorale Sociale s’inserisce nell’acceso dibattito sull’apertura dei centri commerciali, in alcune particolari feste, e sul lavoro nel giorno di domenica.
In questi anni su quest’argomento l’Ufficio è intervenuto varie volte richiamando il valore del riposo festivo e di un tempo che permetta alle persone di curare la vita familiare, sociale, culturale e religiosa.
È stato altresì sottolineato che le istituzioni, a vari livelli, la responsabilità di tutelare e di vigilare perché venga garantito ai cittadini e ai lavoratori un giusto tempo destinato al riposo e al culto divino.
La domenica è per noi cristiani, ma in generale per tutte le persone, un bene prezioso, come ci ha ricordato il nostro vescovo in un’intervista rilasciata al nostro settimanale diocesano:
“È una sfida anche culturale. La domenica è un tesoro che non possiamo lasciarci scippare da questioni economiche! Il tempo libero, specialmente nella fretta del mondo moderno, è una cosa bella e necessaria: ciascuno di noi ne ha esperienza. Ma se il tempo libero non ha un centro interiore – come ha ribadito Benedetto XVI – da cui proviene un orientamento per l’insieme, finisce per essere un tempo vuoto che non ci rinforza e non ricrea”.
La sfida culturale e soprattutto antropologica, di cui parla il vescovo, riguarda proprio alcune dimensioni importanti per noi cristiani. Se la domenica fosse come tutti gli altri giorni tantissimi valori, come la festa, il tempo dedicato al Signore, alle relazioni personali, al riposo dopo la fatica del lavoro, all’attenzione ai più poveri, a vivere un tempo nella propria comunità… verrebbero meno e sostituiti da altre mete.
Come Chiesa pensiamo importante cogliere questo momento per fare un vero discernimento che aiuti le nostre comunità cristiane a porre seriamente, al centro della loro riflessione, questa sfida educando ogni cristiano a porre anche dei segni e gesti significativi affinché la domenica ritorni ad essere il centro della vita cristiana così come di nuovo il vescovo c’invita a fare:
“È importante che i cristiani facciano brillare la domenica! Il giorno del Signore sia davvero vissuto come un momento bello, decisivo, insostituibile.
Per arrivare a ciò, le comunità parrocchiali devono scatenarsi, con creatività e amore. Offrendo – oltre ad una liturgia viva – anche opportunità di incontro, di convivialità, di relazione tra le persone”.
don Antonio Moro
direttore dell’Ufficio Pastorale Sociale