Antonella ha deciso: frequenterà un corso per genitori, o si recherà al centro di ascolto o da una psicologa. Insomma qualcosa dovrà fare per arginare l’esplosione che da qualche mese a questa parte il figlio Giulio pare avere dentro di sé. “E se non fosse colpa solo dei cambiamenti adolescenziali? Magari sono io che sbaglio qualcosa…”. Domande, interrogativi che ogni genitore si è posto almeno una volta, soprattutto nell’età più delicata dei propri figli: intorno ai 14-15 anni fino ad arrivare ai 18, quando, vi è una vera e propria trasformazione all’interno della personalità del ragazzo che se da una parte aspira all’autonomia, dall’altra è consapevole di non potercela fare ancora in tutto da solo.
È in questo contesto che la guida discreta ma attenta del genitore svolge un ruolo di primaria importanza. Una capacità che però madri e padri di oggi spesso non sentono di possedere, per questo sempre piu spesso si rivolgono a centri specializzati o alle parrocchie per partecipare a corsi e dibattiti che insegnino il difficile mestiere di genitore e ne chiariscano i numerosi dubbi.
Devo dare limiti di orari per il ritorno serale del mio ragazzo? Che fare di fronte ad una sessualità sbocciata troppo precocemente? Queste le domande piu frequenti. Se ogni genitore deve partire dal proprio contesto personale e dalla propria specifica esperienza vediamo però di dare alcune ‘dritte’ per affrontare meglio la relazione con i figli divenuti ormai adolescenti.
Lo facciamo insieme a Sergio De Vita, psicologo, presidente del Centro di ascolto diocesano NOI.
Gli adolescenti si trovano in questo periodo della loro vita a dover far fronte alla voglia di essere autonomi ma non hanno l’esperienza per esserlo totalmente. Quale il ruolo dei genitori?
“L’adolescenza si caratterizza per essere una fase della crescita che procede da una sostanziale dipendenza verso una sostanziale autonomia, anche se nessuno di questi due termini va preso in senso assoluto. Il ruolo dei genitori è quello di favorire questo processo, di incoraggiarlo e promuoverlo.
Gli adolescenti vanno guidati con grande attenzione. Lo si deve fare tenendo conto della loro autonomia di giudizio, cioè di quella capacità che proprio a partire dall’adolescenza, consente loro di riconoscere, in modo libero e sovrano, ciò che è buono, giusto, ragionevole, opportuno. Tutto ciò mettendoli però di fronte all’eredità della tradizione e dei suoi valori, a quella complessa elaborazione culturale e spirituale maturata da chi li ha preceduti, come termine di confronto per la formazione della loro coscienza”.
Riguardo alla sessualità è questo un momento in cui affiorano le prime esperienze, ed è dei mesi scorsi la notizia che diverse 14enni se non addirittura 12enni si sono rivolte al consultorio per informarsi sugli anticoncezionali. Quale orientamento per i genitori?
“Quando si parla di sessualità nell’adolescenza e quindi di educazione sessuale rivolta ai ragazzi, si ha sempre in mente il problema di dovere dare loro delle istruzioni per l’uso. Io ritengo che l’educazione sessuale, o meglio della sessualità, debba essere ricondotta verso una più ampia educazione alla relazione d’amore. I ragazzi impareranno a scoprire come la sessualità umana sia, al fondo, potenza creatrice, in senso biologico, psicologico e sociale. Una potenza che va gestita con senso di responsabilità, ed è ragionevole che si debba esprimere all’interno di un contesto relazionale, giuridico e sociale proprio, che è ciò che noi chiamiamo famiglia. Solo così la sessualità può essere al riparo da distorsioni e strumentalizzazioni e dispiegare la sua potenza riducendo al minimo i rischi. I giovani vanno protetti da rapporti sessuali precoci, facilitati appunto dagli anticoncezionali, perché devono avere tempo e modo di maturare il significato pieno e autenticamente umano della loro sessualità. Questo i genitori lo devono spiegare ai loro figli e non lasciare l’educazione della sessualità nelle mani dei media, dei consultori, degli psicologi”.
Quali sono le maggiori problematiche riguardanti questa fascia di età che emergono durante i colloqui presso il centro di ascolto diocesano NOI di cui lei è presidente?
“Al momento, i problemi dei ragazzi di questa età che si sono presentati al nostro Centro di ascolto, sono più che altro relativi alle crisi familiari, conseguenza di un conflitto nella coppia genitoriale. Sono problemi che i ragazzi vivono come il riflesso dei problemi dei loro genitori. I ragazzi hanno paura che i genitori si separino e vivono queste situazioni in preda ad un forte senso di angoscia e di lacerazione che si possono manifestare in vari modi. Queste famiglie e questi ragazzi hanno bisogno di aiuto. Offrire un sostegno e un aiuto alla famiglia in crisi è uno dei principali scopi del nostro Centro di ascolto”.
Silvia Ambrosini