Vengono fuori come i funghi, solo che invece che starsene nascoste sotto le foglie, i piccoli gingilli ereditati dalle guerre mondiali ce li ritroviamo tra i piedi ad ogni aratura, ad ogni rifacimento di una strada o di un acquedotto, ogni qualvolta; insomma, si scava o si ravana sottoterra.
Svegliarsi all’alba, evacuare residenti, identificare e perimetrare zone rosse, creare unità di crisi e gestire emergenze, è diventata storia di ordinaria amministrazione per la Prefettura di Rimini e per tutte le forze che entrano in campo per gestire il rinvenimento, l’analisi e il brillamento di ordigni bellici. Abbiamo chiesto alla dirigente della Prefettura di Rimini, dottoressa Giovanna Longhi, come si gestisce una situazione di crisi come è stata quella di domenica a San Lorenzo in Correggiano e come sarà quella del prossimo 18 maggio a Corpolò.
Come si procede in casi come questo?
“Intanto bisogna precisare che ogni ritrovamento rappresenta un caso a sé. Rilevante è il luogo del rinvenimento, che può essere o meno nei pressi di importanti arterie stradali di comunicazione; poi subentra lo stato in cui viene trovato l’ordigno; così come la quantità delle persone che devono essere evacuate, ed eventualmente la presenza nella zona ‘rossa’ di persone che necessitano di cure particolari. In generale però facciamo in modo di creare il minor numero possibile di disagi alle persone, cercando di garantire, per quantopossibile, sicurezza e servizi”.
Nel caso specifico della bomba di San Lorenzo in Correggiano, quali erano le criticità da affrontare?
“Varie e per molti aspetti. A livello logistico l’aver dovuto chiudere un tratto di autostrada e far defluire parte di quel traffico sulla Statale Adriatica. Mentre non ci sono stati particolari problemi per l’evacuazione delle 200 persone. Altra questione è stata la presenza di un gasdotto nella zona rossa, tanto che è stato necessario chiudere la fornitura. E infine, cosa non da poco il pessimo stato dell’ordigno ritrovato che ha necessitato il brillamento in loco”.
Cosa deve fare il cittadino che si ritrova tra le mani una scoperta simile?
“In effetti come in questo caso, che l’ordigno è stato rinvenuto da un contadino mentre arava, capita sempre più spesso che queste scoperte vengano fatte da semplici cittadini. La cosa da fare è segnalare a una qualsiasi forza dell’ordine, (per esempio il contadino di San Lorenzo in Correggiano ha chiamato i Carabibieri), poi noi veniamo messi al corrente e si comincia la procedura standard”.
Qual è la procedura standard?
“Intanto si comincia con un primo sopralluogo degli artificieri che fanno una diagnosi all’ordigno e al suo stato. Poi si studia la zona, si identifica un piano di azione in base alle caratteristiche del territorio, si stabilisce quali e quante forze impiegare, in seguito si procede con l’operazione vera e propria”.
Ci sono stati particolari problemi per il brillamento di domenica?
“No, anche se la crisi maggiore si è avvertita nella viabilità. C’era una bella giornata di sole e in molti non hanno rinunciato ad una giornata al mare. Ma la Società Autostrade aveva informato in merito. Ad ogni modo tutto sotto controllo visto che la stessa Società Autostrade aveva stimato una coda di 13 km, nelle ore critiche, coda che invece non ha raggiunto i 3 km. Per il resto non ci sono stati particolari problemi, anzi mi sono compiaciuta del fatto di aver visto delle persone anziane serene, insieme, chiacchierare come se nulla fosse, come se fosse, quasi, una festa”.
Cosa dire della prossima operazione?
“Intanto, dopo una discussione, abbiamo optato per il 18 maggio. In quel caso le persone da evacuare saranno 1400 e l’ordigno da far brillare (sempre in loco, per il cattivo stato) sarà grande il doppio. Anche quella domenica si dovrà interrompere il traffico in una importante arteria di comunicazione, qual’è la via Marecchiese.
Angela De Rubeis