Alle ore 13.30 di sabato 12 aprile un pallido ma consistente sole batteva sul campo “don Pippo”. La compagnia teatrale era già sul grande palco a fare le prove dello spettacolo. Le previsioni del tempo sembravano già battute, in quanto davano pioggia dalle ore 11, mentre invece non si era sentita una goccia, e tutti l’avevamo interpretato come un gesto di benevolente clemenza. I 20 stands erano tutti pronti per partire… e a detta del servizio d’ordine si incominciavano a vedere i primi pullman.
Poi da uno squarcio del cielo, improvviso, è venuto giù tutto quello che ci era stato risparmiato nei giorni precedenti. “Pronto – urlava il coordinatore al cellulare – bisogna azionare il «piano B», si va tutti sotto il tendone, il palco piccolo è già montato!” ma era impossibile, sotto lo scroscio della grandine spostare immediatamente le delicate apparecchiature video e audio. Intanto una fila, lunga, ordinata, gioiosa malgrado il maltempo, una vera carovana di Dio, composta di ragazzi e ragazze, adulti, Suore, catechisti, animatori e Sacerdoti, ha cominciato silenziosamente ed allegramente ad invadere il campo saltando tra una pozzanghera e l’altra, da uno stand all’altro, tra uno scroscio e l’altro. Il servizio d’ordine al cancello comunicava ogni cinque minuti l’ondata di arrivo: “Sono duecento… sono già cinquecento… sono quasi settecento…” dal cielo fiumi d’acqua e dal cancello fiumi di gente.
Sotto il grande tendone iniziano ad arrivare i primi, sono i ragazzi di Villa Verucchio, poi quelli di Rivazzurra, e poi un gruppo di Lupetti dell’Agesci, e poi compaiono i cartelli di San Raffaele, Santo Graal (CL), San Gaudenzo e l’ACR. Intanto, intrepidi sotto il gazebo, malgrado la pioggia, malgrado la gente, i ragazzi delle Maestre Pie incominciano a suonare bellissimi pezzi di musica live, mentre quelli della Papa Giovanni incominciano a far visitare lo “stand dei sogni”. In quel mentre arriva anche il Vescovo (qualcuno sussurra che sia arrivato in canoa!) e poi subito dietro (in transatlantico?) il sindaco di Rimini.
Sotto la palestra-tendone si da il via allo spettacolo, come si può. Si comincia con un po’ di balli e di giochi e poi si passa subito alla presentazione del personaggio di San Paolo. Intanto squilla il telefono dal cancello d’ingresso: “qui sono ancora cinquecento… in tutto saremo circa 2600 persone… come si fa?”. Un gruppo di seminaristi coordinati dal Diacono Stefano inizia sotto il tendone-ristorante ad accoglierli con un caraoke megagalattico. “Dite loro che il Vescovo passerà a salutarli dopo” E qui si intuisce che malgrado la pioggia a fiumi, malgrado il bagnato, malgrado il caldo che sotto il tendone si sprigiona dalle mille persone stipate, il miracolo è già avvenuto: quello della gioia di trovarsi insieme, di essere in tanti, tantissimi, di “stare al gioco” senza far saltare i nervi del vicino, di sorridere e cantare malgrado le tante difficoltà, di essere e sentirsi “chiesa” una chiesa dal volto dodicenne, una chiesa festosa e sorridente e capace di avventura.
A un certo punto si fa silenzio nel tendone. Per chi entra in quel momento vede che ci sono tantissime mani alzate. Ed il Vescovo sul palco che dopo aver letto uno stralcio della Lettera di San Paolo ai ragazzi di Rimini insegna un bans strepitoso: “Se essere amici di Gesù fosse ritenuto un delitto e voi foste accusati in tribunale colpevoli di questo delitto come Paolo, riuscireste a farvi condannare?. Jesus – grida il Vescovo – e tutti insieme – Wow!”. Un urlo di gioia che sale fino al cielo e riesce perfino a fermare un poco la pioggia.
Finisce lo spettacolo, arrivano tanti sms-preghiera mandati coi cellulari. “Gesù, io mi sento un bullo: sono forte e anche carino. Tutti mi rispettano e hanno anche un pò paura… Ma a volte mi sento solo… Anche tu Gesù eri forte, ma non facevi lo spaccone come me. Gesù, fà che io ti possa vedere vicino a me come ti ha visto Paolo e che ti possa portare ai miei amici. Ma come devo fare? Vittorio”.
Si può finalmente girare nel campo. Anche il vescovo, insieme a tanti ragazzi sale sul maestoso Ponte Tibetano issato dal MASCI. “Ti sei divertito?” chiedo ad un ragazzino di Riccione con maestose chiazze di sporco sui pantaloni. Si gira e mi dice: “San Paolo è caduto da cavallo: io ho fatto gli scivoli nel fango! Jesus wow!” Una teologia ineccepibile.
Ignazio Drago