Il corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa italiana spegne le cento candeline e Rimini ricostruisce attraverso un persorso fotografico le vicende di questa storia tutta al femminile. Con una mostra fotografica allestita dal 2 aprile presso la sala esotica di Castel Sismondo, e realizzata dalle crocerossine riminesi in collaborazione con l’assessorato alle Pari Opportunità.
“È stato difficile raccogliere tutto il materiale. – ha commentato Lara Orioli, viceispettrice del gruppo di Rimini – Ho dovuto rovistare tra molti scaffali e scatole polverose dell’Ispettorato Nazionale di Roma, dell’archivio storico della Croce Rossa italiana e nelle case di molte crocerossine”.
L’obiettivo dell’esposizione è mostrare un secolo di attività ma soprattutto mettere a confronto delle immagini per dimostrare quanto poco sia cambiato in ciò che accade in una condizione di estrema sofferenza com’è la guerra.“Le foto mostrano la prima missione delle infermiere volontarie italiane in un terremoto del 1908, poi la guerra in Libia che ha segnato il primo imbarco delle crocerossine. E poi le due guerre mondiali, la guerra in Corea, primo intervento internazionale, che ci ha portato a diventare parte dell’Onu. La Somalia, l’Albania e i Balcani. 140 le immagini scelte”.
Vista con una prima lente, quella presentata nell’escursus fotografico, sembra una vera e propria storia di genere, se non fosse che questo universo al femminile si è incrociato in un secolo e nelle guerre che l’hanno attraversato con un mondo tutto al maschile. Qui ha regnato a lungo il ruolo dell’uomo eroe, figura primeggiante a tal punto da censurare i racconti e i diari delle crocerossine. “Molti dei diari incontrati nel corso della mia ricerca – continua la Orioli – non sono mai stati pubblicati, anche se considerati importanti documenti storici. Ma il rischio era quello di umanizzare il volto degli eroi, ridare loro un corpo di carne sofferente, e questo non era possibile”.
A Rimini il gruppo di infermiere volontarie conta circa 30 elementi. Sono donne che lavorano e fanno fatica a conciliare il volontariato con la quotidianità.“Essere crocerossine non è semplice”, conclude l’ispettrice Hilde Hoffman. È un mondo fatto di regole ferree, gerarchie, con un regolamento che è legge dello Stato, e una morale di fondo:“perché noi siamo simbolo della bandiera italiana”.
Angela De Rubeis