Un tranquillo venerdì di paura. Paura del futuro, per un’istruzione che va avanti senza riferimenti visto il recente scioglimento delle Camere e una nuova legislatura che potrebbe anche prendere un’altra strada rispetto alla scorsa, durata appena 18 mesi. Paure, timori e dubbi condivisi da tutti gli addetti ai lavori, dagli insegnanti, ai presidi, ai dirigenti scolastici fino agli assessori provinciali.
Una “scolaresca” accorsa in massa al ‘botta e risposta’ (coordinato da Massimo Pironi, presidente della Commissione Scuola-Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna) che il ministro all’istruzione Giuseppe Fioroni ha tenuto nella sala Marvelli della Provincia di Rimini: l’argomento scotta e tocca tutti, giovani in primis.
Credito sì credito no
Il dilemma dei crediti formativi è annoso. Chiede chiarezza il professor Rossetti, preside dell’Isituto Professionale Alberti di Rimini: “i programmi di determinazione e attuazione potranno mai vedere la loro nascita? Oppure a giugno ci si ritroverà di nuovo in una situazione di incertezza insostenibile?”. Non solo crediti, ma anche finanziamenti, perché dieci anni fa si ricevevano 10 milioni di lire l’anno dallo Stato e oggi solo 1.250 euro. “Così non è più possibile né fare scuola di qualità, né avere un personale docente di spessore”.
Rimarcando gli effetti positivi della ‘strategia del cacciavite’, che ha portato il Ministro a scagliarsi contro cellulari e poca serietà in classe, diverse sono state le esternazioni riguardanti la spirale di “faciloneria e approssimazione che questa cultura della televisione ha seminato negli ultimi anni”. Lo ha sostenuto Giuseppe Prosperi, preside del Liceo Scientifico Einstein di Rimini, aggiungendo che la questione dei corsi di recupero va monitorata meglio: “oggi gli insegnanti non sono obbligati a tenerli: questo è un punto che l’attuale legislatura non ha fatto in tempo a chiarire”.
Nel mirino anche la continuità: l’alternanza di legislature opposte finirà per “rendere incerto il quadro scolastico nazionale, anche se Rimini si è confermata un ottimo esempio di autonomia locale. Ma la formazione e migliori condizioni per i docenti e i dirigenti rimangono questioni prioritarie”.
Rimini intanto batte un colpo. Cna ha pensato di continuare il suo impegno nell’istruzione approntando un tesoretto di 100.000 euro, sotto forma di professionalità esperte e con strumenti dedicati (consulenti e formatori, mezzi di comunicazione), e contributi economici, da sponsorizzazioni private e pubbliche a esplicito sostegno di progetti precisi per la scuola.
Non solo scuola
“La scuola italiana deve tornare ad essere fondata sul merito. E il suo lavoro deve essere inserito in un progetto educativo in cui scuola e famiglia devono fare entrambi la loro parte”. Queste le prime parole di Fioroni, che ha rimarcato l’importanza dell’educazione familiare come prima pietra sulla via di una scuola migliore. Per il Ministro, l’educazione è un tema centrale anche se le emergenze sono tante. Bene le riforme e la legge elettorale, ma educare è il punto principale per chi si appresta a realizzare un futuro diverso per il paese. E questo si realizza coniugando le eccellenze con il merito, e uguali opportunità e diritti per tutti. L’educazione non è né di destra, né di centro né di sinistra. Bisogna smetterla con il gioco dell’oca delle riforme che si rincorrono.
La conferma che l’attuale quadro politico non consente un progresso effettivo, e anche la necessità di un patto tra le famiglie che non possono delegare alla scuola il loro compito, e una scuola autorevole, che garantisce l’indispensabile: l’inglese e l’informatica sì, ma solo dopo l’italiano, la matematica e la storia; poi devono pensarci le famiglie a non lasciare i figli davanti alla tv per ore interminabili: è questo nel succo il Fioroni pensiero. “Il discorso sulla moralità e sulla tv è un po’ più complesso di come l’ha esposto il ministro. – precisa Mario Gaudenzi, referente riminese AGeSC (Associazione Genitori e Scuole Cattoliche)- È vero che le tv tendono ad alienare i ragazzi ma ciò fa parte della cultura attuale ed è impossibile estraniare i nostri figli da questo quadro. Ci vuole una presenza costante della famiglia, si deve evitare di ’parcheggiare’ i ragazzi sul divano ma la prima cosa è partecipare alle attività scolastiche e non ignorarle”.
Il finale è del ministro. “Negli ultimi 10 anni, 9 milioni di studenti hanno avuto un debito che alla fine dell’anno non è stato sanato, e poi li abbiamo diplomati. Continuando così, creeremo solo asini felici e contenti. Un’ingiustizia per quelli che i debiti non li contraggono. Lo stesso vale per gli esami di maturità: una scuola omologata verso il basso non fa bene a nessuno. Una scuola basata sul merito attua la Costituzione”.
Matteo Peppucci