ANDARE a funghi, troppo spesso un divertimento inconsapevole. Dietro le svariate tipologie fungine c’è l’Ispettorato Micologico dell’Azienda Ausl, capace di informare, rilasciare certificazioni, aiutare e indirizzare il “profano raccoglitore” a una caccia più consapevole. Ne abbiamo parlato col dottor Fausto Fabbri, responsabile dell’Ispettorato.
Dottor Fabbri, cosa c’è alla base di questi incontri? Prevale la necessità informativa oppure la prevenzione al rischio di intossicazione alimentare?
“L’aspetto preminente è il primo, nel senso che queste lezioni, organizzate da noi in collaborazione con il Gruppo Micologico Bresadola, il numero uno in Italia in questo settore, si occupano di illustrare le caratteristiche delle diverse specie fungine, una sorta di taglio divulgativo che si rivolge a raccoglitori non esperti per guidarli nel riconoscimento dei diversi tipi di funghi. Mi spiego meglio: ovviamente noi indichiamo le specie commestibili e quelle non commestibili, così come rimarchiamo la presenza di tipologie velenose nei boschi della Romagna, della Toscana e delle Marche, ma l’idea è sempre quella di cambiare linee guida rispetto all’anno passato. Siccome nel 2007 ci concentrammo di più sulla tossicità e sul rischio, oggi il focus principale verte sull’aspetto conoscitivo e scientifico”.
Una sorta di conoscere per capire, quindi. Ma da cosa nasce la correlazione tra maggior fruttificazione fungina e più elevato numero di rischi e di intossicazioni?
Durante le annate più prolifiche, nelle quali la presenza di funghi sul territorio è abbondante, il gioco del passaparola fa si che ci siano molte più persone che raccolgono e mangiano funghi senza preventivamente farli esaminare dal personale esperto. Questa relazione dipende anche dal clima e varia da zona a zona: la maggior parte dei raccoglitori profani non si sposta dal triangolo Romagna-Marche-Toscana, per cui a seconda degli anni variano pericoli e numero di casi di intossicazione”.
Che ruolo hanno le Associazioni Micologiche della Provincia? E quante sono?
“Le Associazioni sono cinque, e noi abbiamo un rapporto privilegiato con la Bresadola, con la quale collaboriamo nella presentazione di questi corsi. Esse si occupano esclusivamente di funghi, un po’ come quelle enologiche si occupano di viti e vini. Effettuano ricerche, redigono prospetti su caratteristiche e particolarità delle varie specie, ma non si occupano di controlli ne tantomeno hanno finalità di consumo: di questo si occupa l’Ispettorato”.
A proposito, l’Ispettorato è responsabile anche del rilascio del tesserino per i raccoglitori?
“Fino a qualche anno fa sì, visto che era obbligatorio seguire un corso informativo per avere il tesserino che permettesse di andare a raccolta di specie fungine. Ma oggi non è più così, o almeno non lo è più in Emilia Romagna e nemmeno nelle Marche, dove non è previsto l’obbligo di frequenza di tali corsi. È sufficiente acquistare un permesso. Poi, una volta raccolti, i funghi ci vengono consegnati per un controllo finalizzato alle certificazioni personali e soprattutto a scopo precauzionale: le verifiche sulla commestibilità di un certo tipo di fungo spettano a noi”.
Quindi, se siete raccoglitori non proprio provetti, il consiglio è quello di portare il frutto della vostra passeggiata all’Ispettorato per non passare brutti guai come, purtroppo, l’esperienza di questi anni ha insegnato.
Matteo Peppucci