Cinismo in onda
Erba, Cogne, Garlasco, Perugia: curiosi, sciacalli, turisti dell’orrore. Centinaia di curiosi in fila fin dalle prime ore del mattino per entrare nell’aula giudiziaria in cui si celebra il processo ai coniugi di Erba. Non c’è da stupirsi. Il fenomeno è diretta conseguenza della spettacolarizzazione di cui la vicenda è stata fatta oggetto da parte dei media, diventata un giallo per frotte di guardoni. Con la sostanziale differenza che non si tratta di un reality show, ma di una drammatica tragedia con protagonisti in carne e ossa. Paradossale, oltre alla vampiristica attenzione che le reti televisive hanno dedicato al caso, è dover prendere atto che in questi ultimi giorni tg e giornali, dopo gli ampi spazi dedicati alla vicenda, hanno ospitato i commenti di chi stigmatizzava proprio la mediatizzazione della stessa. Identica scena si era vista davanti al Palazzo di Giustizia di Torino in occasione del processo ad Annamaria Franzoni. Vicenda diventata un tormentone dell’informazione con folta schiera di giornalisti, capeggiati dall’incorreggibile Bruno Vespa, che come sempre ha avuto buon gioco nella speculazione mediatica a colpi di emozioni forti. L’enfasi sull’efferatezza e la descrizione dei particolari più macabri sono ormai diventate linee di tendenza dell’informazione quotidiana. Questo ha permesso alla tv di sperimentare altre strade per dare sfogo al diffuso cinismo. A partire dalla realizzazione di una “docu-fiction” (sic!) sulla strage di Erba, andata in onda in prima serata su Canale 5, all’interno di una puntata di “Matrix”. Nessun servizio all’informazione, ma soltanto di un altro modo per speculare sul caso.
È di questi giorni la notizia che Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità di garanzia sulle comunicazioni, ha contestato ai tg e ad alcune trasmissioni di (presunto) approfondimento la scelta di portare in tv i processi, invece di lasciare che si svolgano nei tribunali. Bene, giusto, Calabrò ha ragione. Ma il Garante dovrebbe distrarsi un po’ meno ed essere più attento e tempestivo rispetto a tutto quello che passa in televisione. Altrimenti è come se l’arbitro, nel bel mezzo di una rissa tra tutti i giocatori, andasse a redarguire quelli che si scambino parolacce dimenticandosi di quelli che si stanno picchiando selvaggiamente.
Giovanni Tonelli