America, Russia, Croce Rossa, Chiesa cattolica, questa era la tesi, sapevano benissimo quel che stava accadendo, ma ognuna per valutazioni diverse, umanamente comprensibili, ma eticamente inamissibili, avrebbe taciuto. Non entro nel merito del giudizio storico, ma se la tesi fosse vera, non potremmo non giudicare grave ogni atteggiamento di cautela. Io ho visitato Auschwitz e la ferita ancora lacera il mio cuore (e mi auguro che non si rimargini mai). Dopo il dramma della Shoà, sappiamo che ogni volta che si tace si diventa in qualche modo conniventi col male.
È il pensiero che in questi giorni mi frulla per la testa quando leggo e sento dibattiti sull’aborto. A tanti amici laici vorrei dire: sappiate che non possiamo tacere, non possiamo nascondere, anche per motivi umanamente comprensibili, che l’aborto è comunque e sempre la soppressione di una vita. È tempo di ribaltare la questione. Non siamo noi che dobbiamo dimostrare che quel piccolo ovulo fecondato è vita, ma chi dice che non lo è, e perché lo è dal 14 giorno, o dopo 22 settimane, o quando farà più comodo.
Purtroppo, sappiamo che esistono violenze sulle donne, esiste l’aborto clandestino (specie per le donne straniere), c’è la solitudine e la povertà… ma per troppa gente, benpensanti e garantiti, l’aborto è ben altro. Pian piano abbiamo assorbito una cultura della morte, che è penetrata nel nostro cuore, come i canditi assorbono lo zucchero. Lentamente ci ha trasformati. Per cui è normale finanziare gli aborti, ma è cosa straordinaria aiutare economicamente la donna a portare avanti la gravidanza. È così lontana la necrofilia del regime nazista? Lo so, sono parole dure, ma perché io che difendo la vita sono intollerante e integralista, ottuso in maniera inconciliabile, come continuamente vengono fatti apparire i vescovi italiani, e chi invece la sopprime è amante della libertà? Dimostratemi anche solo scientificamente che quell’embrione è solo un’escrescenza di carne e allora tacerò. E non dimentichiamolo: l’insulto più grande alla Shoà, è quello di non ammetterla.
Giovanni Tonelli