Ramonda, lei è chiamato non solo a guidare un’Associazione che opera in 200 diocesi italiane e in altre 50 sparse in tutto il mondo su ogni fronte della povertà, ma anche a sostuire il fondatore don Oreste. Prevale la gioia o il timore nell’affrontare tale impegno?
“Questa elezione è un dono. Che vivo con una grandissima gioia, per la missione che mi è stata affidata, e allo stesso tempo avverto una grande responsabilità. Affronto tale avvenimento con la certezza che l’autorità in comunità è il primo servitore di tutti. Inoltre, il dono e il carisma che vive la comunità non è per noi, ma per la Chiesa, l’umanità e la povera gente”.
Quali saranno i prossimi obiettivi della Papa Giovanni?
“Continueremo tutte le battaglie avviate da don Oreste. Specie quelle che negli ultimi tempi gli stavano più a cuore. C’è una cultura dilagante che avversa la famiglia. E i figli sperimentano l’abbandono, sia fisico (a causa di divorzi e separazioni) che morale, perché i genitori danno tante cose ma senza offrire ai figli punti certi di riferimento. A livello politico, inoltre, si nota una certa schizofrenia: si parla tanto di sostenere la vita e la famiglia cellula della società, senza che tutto ciò si traduca in leggi a favore della famiglia fondata sul matrimonio di uomo e donna, né dei figli”.
L’attività dell’Associazione in favore della vita e l’aiuto delle maternità difficili, è risaputa. Ma come vi ponete sul nuovo fronte che si è aperto circa la moratoria sull’aborto?
“Un’umanità che permette la repressione di una vita umana è un’umanità che deve fermarsi a riflettere. Noi combatteremo per il riconoscimento del valore della vita, specie quella più indifesa. Lo diceva Madre Teresa di Calcutta: la pace dell’umanità sorgerà quando non ci sarà più l’aborto. Per questo sosterremo la moratoria contro l’aborto, per certi versi ancora più necessaria e urgente di quella contro la pena di morte”.
C’è chi teme uno scontro impari in Parlamento.
“Ciascuno faccia la parte che gli compete. L’Associazione, ad esempio, è in attesa di incontrare il ministro della Salute Livia Turco per discutere della legge 194 e della RU486. Ribadiremo che il diritto alla vita è una legge naturale, inscritta nel cuore dell’uomo, che la legge 194 va applicata per intero. Altro che RU486: il ministro non tiene conto dei rischi per la salute della donna e dei costi sociali di una tale, deleteria scelta. E a questo governo di sinistra chiederemo come mai aumenta del 23% le spese per gli armamenti e nella finanziaria dimentica il sostegno alla vita nascente e alla famiglia”.
Siete in attesa di novità giuridiche anche per quanto riguarda la casa-famiglia.
“Stiamo lavorando per ottenere, in tutte le Regioni, per il principio di sussidiarietà, il riconoscimento della casa-famiglia, al pari di altre realtà socio-assistenziali, risposta efficace a problemi affettivi, educativi e sociali”.
Don Oreste aveva sempre la valigia in mano, passando da uno stato all’altro. Lei ha una famiglia e tanti figli: come farà?
“Essere presente fisicamente accanto alle comunità e a chi soffre, è un compito del Responsabile. Certo, io sono anche marito e padre, dovrò valutare bene i vari aspetti”.
E Rimini? Ormai rappresenta solo una piccola parte della grande famiglia “nata” nella parrocchia della Grotta Rossa.
“La sede centrale dell’Associazione (uffici generali e direzionali) resterà a Rimini: qui c’è il cuore pulsante del carisma. E a Rimini la Comunità tornerà ad incontrarsi a giugno, com’è tradizione”.
Paolo Guiducci