Centoquaranta minuti. Poco più di un’ora e mezza, il tempo di vedere un film, tanto quanto serve per ascoltare il triplice fischio finale a una partita di calcio. Qui però non c’è nessuna “parte” da recitare, e il gol in questione vale più di un rigore al novantesimo. C’è da eleggere il successore di don Oreste Benzi, c’è da raccogliere un’eredità importante, c’è da prendere il timone di un’Associazione impegnata in ogni angolo della terra ma che non si rimbocca le maniche solo in modo terreno. Non è un caso che prima di votare i 200 delegati presenti al Palacongressi di Rimini abbiano invocato lo Spirito Santo.
Sono stati sufficienti 140 minuti perché al Palas si alzasse la “fumata bianca”, quella che decreta il nuovo Responsabile generale dell’Associazione Papa Giovanni XXIII (impegnata su ogni genere di povertà) a due mesi dalla scomparsa del fondatore. Il successore di don Oreste è un laico, sposato, con tre figli naturali e nove accolti nella sua casa famiglia di Cuneo. “Tutti noi abbiamo sentito, forte e rassicurante, la presenza di don Oreste tra noi. Sento una grande responsabilità e una grandissima gioia nella missione a cui sono stato chiamato. Certo, don Oreste è insostituibile, ma sono sicuro che ora che non c’è più, i suoi insegnamenti devono essere di stimolo e di esempio per tutti noi” è stato il primo commento di Giovanni Paolo Ramonda. Lui preferisce farsi chiamare semplicemente Paolo. Volto rotondo, occhi allegri, capelli corti, a elezione avvenuta ha voluto subito sul palco la moglie Tiziana: si sono scambiati un tenero bacio tra gli applausi della folla. “Vuole testimoniare la piena unione che c’è tra noi. – Si sente in dovere di dare spiegazioni, il nuovo Responsabile – Il percorso intrapreso tanti anni fa poteva contemplare anche questa possibilità di servizio”. Se è vero che l’autorità nella comunità è il primo servo di tutti, il compito che lo attende ora e per i prossimi sei anni (tanto resterà in carica) non sarà per nulla facile.
Tra le duemila persone arrivate a Rimini in occasione dell’Assemblea generale, c’è una delegazione del Perù che ha portato in dono un tipico cappello e un poncho rosso subito indossato dal successore di don Benzi. Con 158 voti a favore su 202 (ovvero il 79% delle preferenze), la sua elezione ha il sapore di un plebiscito. 35 i voti raccolti da Mara Rossi, medico riminese, consacrata laica, da tante stagioni missionaria in Africa. Ma non c’è stata nessuna battaglia, solo “unità d’intenti e molta comunione”. Ramonda, 47 anni, ha conseguito il Magistero in Scienze religiose presso la Facoltà teologica di Torino, la laurea in Pedagogia con indirizzo psicologico all’Università di Torino ed è consulente sessuologo assieme alla moglie. Oltre che la sua intensa vita spirituale e di condivisione con gli ultimi, ha “pesato” nella scelta “la sua lunga esperienza a fianco di don Oreste, – prova un’analisi a caldo Stefano Paradisi, già segretario di don Oreste e ufficio stampa dell’Associazione – iniziata con il servizio civile a Rimini nel 1980, proseguita nel 1981 con l’apertura della prima casa-famiglia in Piemonte, fino ad assumere nel 1998 l’incarico di vice responsabile generale”. Dalla morte del “prete degli ultimi” aveva assunto ad interim le funzioni del responsabile generale. A lui è ora affidato il compito di proseguire l’opera del fondatore. “Don Oreste è il punto di riferimento, la sua vita è impressa in modo indelebile nel Dna dell’Associazione. Per questo – assicura Ramonda – continueremo a condurre tutte le battaglie che il don ha intrapreso in questi anni, nel solco dell’accoglienza verso i più poveri, la strada che può mantenere giovane il nostro carisma”. Continueremo a vedere i volontari della Papa Giovanni a fianco dei barboni nelle stazioni e delle ragazze di strada, accogliere i malati di mente e condividere le fatiche dei carcerati e dei tossicodipendenti. Ci sono però alcuni impegni prioritari in agenda, così come li aveva “scritti” don Benzi: famiglia e difesa della vita.
Paolo Guiducci