Chi era bambino in quegli anni ha ancora, in un angolo del palato, il ricordo del sapore delle ‘gallette’ o delle marmellate assaggiate in parrocchia, in colonia o in seminario.
Ma, terminata la guerra e portata a termine la successiva ricostruzione, gli aiuti internazionali cessarono e i due canali di assistenza persero di importanza.
Agli inizi degli anni settanta, Paolo VI sollecitò la Conferenza Episcopale Italiana a costituire la Caritas italiana.
Il Concilio aveva tracciato un volto di Chiesa e modalità diverse di presenza nella storia, una Chiesa popolo di Dio attenta ai bisogni dei suoi membri e solidale con i poveri.
Nella seconda metà degli anni settanta le Conferenze Episcopali regionali invitano i vescovi a costituire le Caritas diocesane: quella di Rimini nasce il 25 gennaio 1978 per decreto del vescovo Locatelli.
Il primo obiettivo della Caritas è il compito educativo, cioè aiutare la comunità cristiana a crescere nella carità, attraverso la pedagogia dei fatti. Il cammino di questi trentanni di presenza ha fatto emergere la prevalente funzione pedagogica della Caritas, “il suo aspetto spirituale che non si misura con cifre e bilanci, ma con la capacità che essa ha di sensibilizzare le chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi”.
In questi anni la Caritas ha cercato sempre più di affrontare la quotidianità e le emergenze con il metodo di “ascoltare, osservare, discernere per servire e animare”.
Le decine di poveri che ogni giorno si rivolgono alla Caritas diocesana, alla quindicina di Caritas interparrocchiali e alla sessantina di Caritas parrocchiali, ricevono ascolto e, per quanto possibile, risposta ai bisogni, ma soprattutto si incontrano con una comunità che testimonia la carità cristiana attraverso la solidarietà.
Renzo Gradara