SONO i “pazienti” più piccoli. E più fragili. Ma a Rimini trovano cure adeguate. Tanto che il reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale “Infermi” è scelto anche da altre zone d’Italia. Ricordate la storia di Federica, che da Gubbio ha bussato alla riviera per aggrapparsi alla vita? I nati pretermine sono un inno alla vita “minato” da numerose problematiche.
Perché nascono prima del termine? I fattori sono diversi: il 60 % circa è costituito da anomalie placentari, caratteristiche anatomiche della donna, patologie materne come il diabete, patologie cromosomiche e genetiche fetali e soprattutto infezioni urogenitali della madre. Per il restante 40%, la causa è ignota. “Sono pretermine i neonati venuti alla luce prima della 37esima settimana di gestazione. Costituiscono l’8-10% dei nati complessivi. – spiega il dottor Romeo, pediatra neonatologo e primario dell’U.O. di Neonatologia, ed è come se parlasse di parenti, tanto si accalora – Di questi, i più impegnativi sono quelli con età gestazionale inferiore alle 31 settimane o di peso inferiore ai 1500 grammi”.
Nel 2006, nel riminese, i neonati di peso minore di 1,5 Kg erano 54 su 2716 nati. Si tratta di situazioni cliniche molto delicate, in cui si registra un tasso di mortalità elevato, che dipende in gran parte dall’età gestazionale: “in genere non c’è sopravvivenza per i neonati di età inferiore alle 23 settimane, mentre dalle 23 alle 25 la mortalità passa rispettivamente dal 100% al 50% per poi diminuire progressivamente all’aumentare dell’età. A partire dalla 27esima settimana, 8 bambini su 10 riescono a farcela”.
In Emilia-Romagna, nel 2006, non si sono registrati casi di sopravvivenza al di sotto delle 23 settimane, mentre attualmente, sarebbero almeno tre i neonati della stessa età sopravvissuti nel reparto guidato dal dottor Romeo.
È proprio una lotta per la vita. “La generale immaturità dei vari organi e apparati a livello polmonare determina incapacità a respirare in modo autonomo. Inoltre, i nati prima della 28esima settimana, presentano immaturità del sistema digerente, cardiaco e spesso encefalico”. Inoltre, “l’immaturità del sistema immunitario unito a una cute tanto sottile da non poter svolgere la propria funzione di barriera, causa grande suscettibilità alle infezioni, congenite o acquisite”. Esse riguardano il 30% dei neonati al di sotto delle 32 settimane e il 50% di quelli sotto la 26esima. L’aiuto, in questo caso, va dalla ventilazione e nutrizione artificiale, al monitoraggio delle funzioni vitali ed encefaliche, a eventuali interventi chirurgici. I neonati, inoltre, possono essere sottoposti a metodiche diagnostiche come valutazione oculistica, risonanza magnetica e broncoscopia.
La degenza dei piccoli pazienti può variare dai pochi giorni ai quattro mesi dei casi più delicati. Se il neonato sopravvive, possono permanere esiti a distanza. Secondo Romeo, “i più gravi, che costituiscono circa il 30% dei casi, riguardano i nati prima delle 26 settimane e sono per lo più di tipo motorio (paralisi, difficoltà di deambulazione) e sensitivo-sensoriale (ad es. la retinopatia del pretermine). Nel 70%, invece, si tratta di esiti minori, che tendono a scemare col tempo: quoziente intellettivo inferiore a 100, minore elasticità intellettiva, poca manualità”.
Accanto all’assistenza medica specifica e competente, il dottor Romeo aggiunge un’altra priorità: il supporto costante ed efficace ai genitori. Babbo e mamma si trovano ad affrontare un momento di fragilità enorme, una tempesta emotiva di grande impatto. Chi si prende in carico le problematiche di queste famiglie, valutandole caso per caso?
Romina Balducci