<em>”Una rivoluzione è iniziata”</em>. È il commento soddisfatto del consigliere comunale Samuele Zerbini, che ha appena visto realizzarsi una proposta che ritiene estremamente significativa per la città di Rimini. Si tratta dell’approvazione del nuovo Regolamento del Museo della Città, formato da tre emendamenti a sua firma, sostenuti dal gruppo PD e dalla maggioranza (con l’astensione di Galvani), allo scopo di realizzare tre rivoluzioni concettuali e operative che – a suo dire – porteranno lavoro e cultura. Il primo emendamento prevede la catalogazione di tutto il materiale presente, compreso quello nei magazzini: verrà tutto fotografato e messo su internet. <em>“Sarebbe il primo museo italiano a farlo”</em>, come sottolinea mostrando il petto in fuori il consigliere, aggiungendo che <em>“questa operazione permetterà di creare nuove attività ed eventi correlati, oltre a tante opportunità di lavoro per chi se ne andrà a occupare”</em>.
Il secondo emendamento stravolge la vecchia impostazione di museo dando la possibilità annuale a ogni privato, associazione o Ente di proporre un progetto didattico o culturale. In che modo? <em>“Questo punto va a strutturare un aspetto già esistente</em> – secondo Zerbini -<em>. Chiunque potrà proporre progetti e confluire nella programmazione annuale cittadina, che verrà raccolta e distribuita anche in uno specifico catalogo. Così facendo daremo ampio respiro alla città e si potrà creare economia per tutti”</em>.
Il terzo e ultimo punto vuole che il museo non si curi solo del patrimonio custodito al suo interno, ma diventi il fulcro per la valorizzazione anche dei beni storici, archeologici e ambientali di tutto il territorio. <em>“Per riuscire in questo nobile intento verranno creati accordi e protocolli d’intesa con Università, Fondazioni, Enti, aziende italiane e straniere, unendo anche le forze economiche”</em>, conclude il consigliere. Il regolamento potrà essere attuato subito dopo l’approvazione del bilancio. L’Assessore alla Cultura, Massimo Pulini, non ha dubbi: è <em>“doveroso adeguare il regolamento fermo ormai a cinquant’anni fa quando il museo non era lì né aveva le caratteristiche di uno dei musei più grandi e organizzati della regione. Per quel che riguarda la catalogazione online, specialmente per i beni archeologici, il Comune dovrà far riferimento alla Soprintendenza, ma in ogni caso sarà un’operazione importante”</em>.
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[kb_description]E gli artisti, che pensano di questa rivoluzione in progress? Per l’artista riminese Alessandro La Motta, <em>“il criterio di apertura democratico a proposte che vengono dal basso e che abbraccino l’intero territorio, è senz’altro un aspetto positivo per valorizzare le varie realtà. Tuttavia </em>- prosegue la sua analisi – <em>resta importante puntare sulla qualità e di conseguenza sulla scelta che verrà operata da coloro che saranno chiamati a farla. In questo senso mi auguro che le scelte non siano politiche, ma prettamente artistiche. Come principio, lo ritengo giusto e importante soprattutto per realtà giovani o fuori dai soliti circuiti che così potranno avere modo di crescere e affermarsi”</em>.[/kb_description]
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Tra i soggetti che nel territorio riminese organizzano mostre ed esposizioni si stanno facendo spazio l’associazione culturale Cambia-Menti e l’agenzia di comunicazione NFC. Sonia Mariotti di Cambia-Menti fa giustamente notare che l’apertura verso terzi degli spazi pubblici fosse una possibilità già prevista in qualche modo sin dalla riforma del Titolo V della Costituzione, ma la ritiene comunque una <em>“grande opportunità per il territorio. Il Comune esercita così la sua funzione primaria di ente pubblico di accogliere le realtà presenti al suo interno. Credo sarebbe utile </em>- aggiunge Mariotti – <em>creare un tavolo di lavoro in cui far incontrare le figure istituzionali che dovranno occuparsi della scelta dei progetti e i rappresentanti delle varie associazioni. Questo permetterebbe di dare un’ampia visione culturale e sicuramente un’offerta più completa e aggiornata”</em>. Infine Amedeo Bartolini della NFC si dice d’accordo con l’apertura di spazi ad associazioni o privati, ma è <em>“perplesso sul fatto che debba essere il museo ad accoglierli, in quanto caratteristico luogo della città e forse meno adatto di altri spazi neutri”</em>. <em>“L’emendamento lo ritengo necessario e in linea con gli scopi di un museo </em>- aggiunge Bartolini -<em>, ma sugli altri due punti spero solo non si tratti esclusivamente di un vantaggio a livello economico per il Comune che in questo modo smetterebbe di occuparsi degli spazi temporaneamente affidati, come sta già accadendo in altre città”</em>.
<strong>Irene Gulminelli</strong>