L’infinita telenovela della questura di Rimini si arricchisce di una nuova puntata. Che, però, a quanto sembra, potrebbe essere davvero l’ultima. Sceneggiatore, questa volta, è il neo questore, Maurizio Improta che, pochi giorni fa, ha dato l’annuncio a sorpresa: “a gennaio del prossimo anno ci trasferiremo”.
Secondo indiscrezioni che oramai circolano da settimane, la nuova sede sarebbe quella dell’ex tribunale, in via Rosaspina, vicinissimo al Palacongressi. Anzi, Improta avrebbe già fatto arrivare sul tavolo del ministro dell’Interno lo studio di fattibilità. “Ho avanzato un’ipotesi gestionale e logistica che comprende alloggi del personale e archivio. La soluzione permetterebbe di accorpare anche tre delle attuali quattro sedi ad eccezione dell’ufficio immigrazione per il quale, però, ho già individuato una palazzina a pochi metri da quella principale, consentendo così maggiore vivibilità per gli operatori e per i fruitori”.
L’ultima parola, naturalmente, spetta al Ministero, che deve valutare l’offerta e i costi di gestione dell’edificio indicato dal questore. Ma forse, questa volta, davvero la soluzione appare più vicina di quello che si pensa. Una telenovela, quella della nuova sede, iniziata il 24 aprile del 1999, quando il Comune di Rimini sottoscrive un accordo con la società Dama per avere in affitto il maxi immobile da quasi 20mila metri quadrati in via Ugo Bassi. In cambio, Palazzo Garampi, lascia a Damerini la possibilità di costruire immobili in uno spazio di 15mila metri quadrati, fra residenziale e commerciale. Il tempo, però, passa e nel 2005 il ministero dell’Interno sottoscrive con la Dama un contratto di locazione pari a 3 milioni e 300mila euro all’anno. Nulla, però, si muove, nel frattempo la richiesta da parte della proprietà lievita di quasi due milioni.
La nuova questura, intanto, inizia a fare acqua, nel vero senso della parola. Le erbacce la fanno da padrona e i danni aumentano di mese in mese. Qualcuno chiama anche “Striscia la Notizia” che fa diversi servizi sullo spreco “pubblico” dello stabile. Nel frattempo Come e Damerini arrivano ai ferri corti e si va davanti al giudice che per ben due volte dà ragione a Palazzo Garampi che così può stracciare l’accordo sottoscritto con il costruttore. A distanza di sedici anni non è cambiato nulla, se non che la sede di via Ugo Bassi, è perennemente invasa da malviventi che, addirittura, hanno piantato la marijuana. Adesso, però, l’annuncio del questore cambia ancora le carte in tavola.
Francesco Barone