Home Attualita “La nostra lotta alle mafie”

“La nostra lotta alle mafie”

Nelle ultime settimane ilPonte ha dedicato grande attenzione al tema della criminalità organizzata e delle sue infiltrazioni sul territorio di Rimini. A chiudere (per ora) questo percorso, un’approfondita analisi della situazione ad opera della dottoressa Elisabetta Melotti, Procuratore di Rimini (nella foto), che illustra i rischi connessi alla presenza mafiosa e le armi a disposizione per combatterla.

Partendo da un’analisi generale: come definire la presenza della criminalità organizzata sul territorio riminese?

“Occorre partire da una premessa: il territorio riminese ha una propria specificità, costituita dalla sua vocazione turistica, che esercita una forte attrazione sulla criminalità, comune, economica e organizzata, anche di natura mafiosa. In tale contesto si inserisce anche l’aumento esponenziale della popolazione che, pur concentrandosi in particolare nei mesi estivi, interessa ormai anche gli altri periodi dell’anno. Ciò comporta un netto aumento delle attività illecite. L’incremento concerne innanzitutto i reati comuni, quali furti e rapine, commessi anche da gruppi organizzati, composti da persone che provengono a volte da altre regioni e dispongono in loco del cosiddetto ‘basista’. Si aggiunge il mercato degli stupefacenti, ovviamente interessato al territorio riminese, per l’aumento della potenziale clientela e della sua capacità di spesa. Altro settore, spesso connesso ai precedenti, è costituito dallo sfruttamento della prostituzione. Parlando di criminalità organizzata, è importante rimarcare che le possibilità di investimento offerte dal territorio, specie nel settore turistico (dalle strutture alberghiere alla ristorazione e all’intrattenimento), comportano un rilevante rischio di infiltrazione, anche mafiosa, nell’economia locale. Rischio testimoniato dalle misure interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Rimini, 43 dal 2016.

Il numero più significativo, pari a 14, ha riguardato gli alberghi a cui si aggiungono 3 interdittive per bar e ristoranti. Le altre misure sono suddivise in plurimi settori (a titolo indicativo commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporto marittimo, agenzie di viaggio, sviluppo progetti immobiliari, costruzione edifici, trasporto su strada ecc). Nell’ ambito degli esercizi alberghieri si registrano frequenti cambi di gestione, con un susseguirsi di diversi contratti di affitto anche nell’arco di pochi anni.

La modalità è spesso funzionale all’evasione fiscale e al riciclaggio di denaro, poiché la velocità dei cambi gestionali rende difficili o comunque tardivi gli accertamenti da parte degli Uffici preposti ai controlli. Le attività sono spesso svolte tramite soggetti o società interposte rispetto agli effettivi gerenti e, in vari casi, destinate fin dall’origine al successivo fallimento. È perciò importante rimarcare l’importanza del Protocollo, aggiornato e ampliato negli ultimi anni, siglato tra Prefettura, Comuni della Provincia e altri enti per la legalità e lo sviluppo del settore alberghiero, che prevede la trasmissione dei dati su autorizzazioni e cambi di gestione delle strutture alberghiere ai fini della loro successiva elaborazione da parte del gruppo interforze che opera in Prefettura nel settore delle misure interdittive. I dati sono elaborati tramite una serie di indicatori di rischio, previamente individuati”.

Quali sono questi indicatori e i cosiddetti “reati spia” che consentono di rilevare la presenza di infiltrazioni?

“Gli indicatori di rischio, rispetto all’assunzione di funzioni imprenditoriali, possono essere l’eta, i precedenti penali, pregressi accertamenti in materia fiscale, collegamenti con ambienti criminali emergenti dalle banche dati, la mancanza di capacità reddituale, la mancanza di esperienza nello specifico settore ecc.   La Procura presta particolare attenzione ai cosiddetti reati spia di infiltrazione della criminalità nell’economia locale, tra i quali in particolare i reati fallimentari, di usura, riciclaggio, fiscali e il reato di interposizione fittizia, compiuto per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale o di contrabbando, o di agevolare la commissione dei delitti di ricettazione, riciclaggio e reimpiego. Tra il 2022 e il 2023 sono stati sequestrati 2,6 milioni di euro per reati di riciclaggio, autoriciclaggio e usura; altri 3 milioni di euro per trasferimento fraudolento di valori, tentata truffa ai danni della Stato, contrabbandi internazionali di oli minerali e altri reati, a cui si aggiungono 5 milioni di euro per reati fiscali. Nel 2024 i sequestri e le confische sono arrivate a 64 milioni di euro, di cui 30 per reati fiscali e 27 per reati fallimentari”.

Quali sono le organizzazioni di tipo mafioso maggiormente presenti nel riminese? E come agiscono?

“Le indagini dimostrano come la criminalità mafiosa (prevalentemente campana, ma anche calabrese e siciliana) si stia progressivamente inserendo nel territorio, nel senso che dispone di persone, legate ai vari clan, che gestiscono delle attività economiche, spesso tramite interposizioni fittizie. Come accennato, l’aspetto di maggior rilievo emerso dalle indagini è l’interesse all’investimento economico, che il territorio riminese offre per la sua peculiarità. Le indagini in tale settore, proprio per la modalità di investimenti a breve termine, tendenzialmente si concludono positivamente, come testimoniato ad esempio dall’incidenza dei sequestri e delle confische, permettendo di ricostruire attività illecite (spesso gestite tramite prestanome) e in vari casi di risalire a soggetti, collegati o comunque vicini a organizzazioni mafiose. Dalle indagini, almeno da quanto ho potuto constatare negli anni di lavoro a Rimini, non emerge una situazione come quella di altre zone dell’Emilia-Romagna (ad esempio del Reggiano)”.

Cioè?

“Non si registra una presenza stanziale e radicata, tale da poter configurare delle associazioni locali dotate di autonomia (come emerso dall’importante indagine Aemilia, condotta dalla DDA di Bologna). II dato è quello, come detto, di soggetti legati o comunque vicini a clan mafiosi, che gestiscono attività economiche e cercano di crearsi una rete di conoscenze, di professionisti e collaboratori locali, del cui contributo potersi avvalere. La modalità di azione tendenzialmente non è violenta (anche se in varie indagini sona state contestate condotte estorsive e di usura).

Merita però ricordare la diversa situazione, riscontrata in un procedimento, trasmesso poi per competenza alla DDA: le indagini hanno consentito di intervenire tempestivamente su un tentativo di insediamento nel territorio di un gruppo campano che, per affermare i propri intenti espansionistici, era ricorso alla violenza nei confronti di un altro esponente della criminalità campana, dimorante da anni nella provincia, già raggiunto da misure cautelari personali e da misure di prevenzione a seguito di indagini di questo Ufficio”.

Come viene combattuta, dunque, la presenza mafiosa a Rimini?

“Innanzitutto con la consapevolezza del rischio dell’infiltrazione, per la rilevante forza attrattiva esercitata dal territorio sulla criminalità. Le istituzioni sono consapevoli di tale rischio, per il quale occorre una costante vigilanza, della quale il protocollo prima citato è un’importante espressione, così come le misure interdittive antimafia della Prefettura, l’impegno costante delle forze dell’ordine, le indagini sui reati spia. E si potrebbero svolgere tante indagini in più, ma l’organico della Procura (9 Sostituti e il Procuratore), così come quello delle Forze dell’Ordine, già impegnate al massimo, non è rapportato alle dimensioni effettive che ha assunto negli anni il territorio, per l’enorme espansione turistica e per la sua incidenza sull’aumento della criminalità di tutti tipi”.

Servirebbero maggiori forze?

“Servirebbero più magistrati e un aumento delle Forze dell’Ordine. Le indagini inerenti la criminalità organizzata sono complesse, richiedono tempo, uomini, impiego di tecnologie, molte attività per acquisire riscontri, professionalità e molto impegno”.

Filomena Armentano /Simone Santini