LA FOTOGRAFIA. L’inizio del nuovo anno giudiziario diventa occasione per un’indagine sulla situazione della sicurezza sul territorio. Focus su mafia e ‘codice rosso’
Reati e sicurezza, qual è lo stato di salute del territorio?
Una domanda che, come di consueto, può trovare risposta in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, durante la quale è stata pubblicata la relazione che, di fatto, scatta una fotografia generale della situazione della Giustizia in tutto il distretto della Corte d’Appello di Bologna, di cui fa parte anche il territorio riminese. Un documento che sottolinea alcuni elementi noti, che rappresentano le situazioni più critiche, ma in cui non mancano segnali di miglioramento. In particolare, sono due gli ambiti maggiormente attenzionati, alla luce di scenari complessi e non facili da affrontare: criminalità organizzata e violenza di genere.
Mafia, Riviera sempre appetibile
Sul fronte della criminalità organizzata, il tema risulta importante e complesso non solo a Rimini, ma in tutta la Regione, con particolare riferimento alle aree costiere.
“ La realtà estremamente dinamica e le opportunità offerte dal sistema economico di questa Regione costituiscono un fattore di attrazione per attività speculative illecite da parte di elementi della criminalità mafiosa. – si legge nella relazione della Procura bolognese – Nel tempo, si è assistito alla progressiva infiltrazione di presenze criminali che hanno rivolto la propria attenzione verso le possibilità di investimento offerte dai settori economici, preminentemente l’edilizia, le attività commerciali, il trasporto e la logistica, caratterizzate dal largo impiego di manodopera a bassa specializzazione. Come emerso da recenti indagini, il territorio dell’Emilia-Romagna sta assistendo a un fenomeno criminale in via di sostanziale mutamento: non più isolato all’interno dei confini dei traffici illeciti, come avvenuto in passato, ma ormai presente anche nella sfera della società legale e in grado di ricorrere, quando necessario, a manifestazioni di violenza tipiche dei territori d’origine”.
Criminalità organizzata che presenta una diffusione e caratteristiche differenti a seconda dell’area geografica di riferimento. Nello specifico, per quanto riguarda la Romagna, la ‘ndrangheta’ rappresenta la realtà prevalente. “ Il versante adriatico, comprendente le province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, rappresenta per la criminalità organizzata, di stampo prevalentemente ‘ndranghetista’, una preziosa opportunità di investimento.
– prosegue il documento – La vocazione altamente turistica di tutta l’area attrae, infatti, gli interessi di esponenti criminali capaci di insinuarsi e ‘contaminare’ silenziosamente il tessuto economico legale (mediante prevalentemente l’acquisizione di esercizi commerciali e strutture ricettive)”. In evidenza, infine, l’impatto della pandemia, che ha “ segnato uno spartiacque soprattutto nel mondo della ristorazione (notoriamente settore ad alto rischio di riciclaggio) tanto da definire il fenomeno ‘La febbre del cibo’.
Si tratta di locali che a volte si ingrandiscono, acquisendo altri spazi, oppure chiudono per lavori di ristrutturazione di pregio. Attività per cui, evidentemente, il rischio d’impresa è nullo”.
Violenza di genere, è ancora Codice Rosso
Sul tema della violenza di genere, invece, il focus è specifico sul territorio riminese, che soprattutto negli ultimi anni ha visto un’intensificarsi del fenomeno, anche a causa dell’aggravarsi degli episodi nelle aree turistiche durante l’estate.
Una materia, quindi, molto delicata, che secondo quanto riferito dal procuratore di Rimini Elisabetta Melotti, è
seguita e gestita “ da un gruppo specializzato, composto da tre magistrati, ed è operativo un gruppo interforze di polizia giudiziaria (formato da appartenenti ai Carabinieri e alla Polizia di Stato) che affianca i magistrati e assicura il coordinamento con le polizie giudiziarie territoriali”.
Nel dettaglio, dalla relazione analizzata emerge che nel periodo che va dal 1° luglio 2023 al 30 giugno 2024 c’è stato un aumento dei procedimenti relativi al cosiddetto “codice rosso”, arrivando a quota 711 rispetto ai 522 dell’anno precedente. Sono stati iscritti 150 procedimenti per il reato di atti persecutori, 331 per maltrattamenti e 69 per violenze sessuali. “ Le persone offese sono nella quasi totalità donne. – prosegue nell’analisi la Corte d’Appello – Nel periodo sono state emesse 72 ordinanze di applicazione di misura cautelare. La maggior parte delle misure consiste nell’allontanamento dalla casa familiare e nel divieto di avvicinamento, anche se in plurimi casi sono state chieste misure più gravose (arresti domiciliari e carcere). Si sono registrati anche plurimi arresti in flagranza e anche vari arresti in differita”.
La relazione, infine, sottolinea la particolare criticità del fenomeno durante la stagione turistica, che anche a livello mediatico ha visto emergere diversi episodi di violenza nei confronti di ragazze giovani.
“ Plurime denunce – conclude il report – sono sporte nel periodo estivo da parte di vittime particolarmente giovani, poste in situazioni di minorata difesa per assunzione di alcolici o di sostanze stupefacenti, tanto da rendere di particolare difficoltà la ricostruzione chiara della sequenza degli avvenimenti traumatici che hanno subìto.
Nella provincia di Rimini è operativa da anni un’efficace rete antiviolenza, che coinvolge i vari soggetti istituzionali, impegnati nella materia e che è progressivamente aggiornata ed estesa a ulteriori interlocutori istituzionali”.
Furti e rapine, alcuni spiragli
Infine, dal report emergono alcuni elementi positivi per quanto riguarda quei reati particolarmente sentiti dalla cittadinanza, perché vanno a incidere sulla percezione della sicurezza nel quotidiano: i furti e le rapine. Nel dettaglio, nel riminese le rapine si attestano in calo del 15,5% e del 23,6% rispetto all’anno precedente per quanto riguarda rispettivamente i procedimenti verso noti e verso ignoti, facendo registrare i numeri più bassi dal 2021 a oggi. Calano anche i furti nelle abitazioni, anche se lievemente e solo per i procedimenti verso noti (-4,2%). Molto bassi, infine, i numeri dell’usura, con un solo procedimento verso ignoti e 3 verso noti, in calo del 25% rispetto all’anno precedente.