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Parcheggi e verde: ecco il nuovo mercato ittico

Bando di gara entro il 2025, i lavori partiranno nel 2026. Servirà un anno e mezzo per completare l’opera

L’assessora Anna Montini: “Progetto totalmente nuovo, conserva tutti i servizi e tiene conto delle normative ambientali attuali, anche quelle più recenti”

Indosserà i colori delle vele e sarà totalmente integrato nel verde e nel quartiere del porto che, per vocazione, lo ospita. Sul tetto, tanti pannelli fotovoltaici, “ perché un mercato ittico, tra refrigeratori, macchine per il ghiaccio e quant’altro, ha bisogno di tanta energia e ben venga da fonte rinnovabile”, fa notare Anna Montini, assessora alla Transizione ecologica (ambiente, sviluppo sostenibile, pianificazione e cura del verde pubblico), Blue economy, Statistica del comune di Rimini.

La nuova struttura avrà anche una vocazione turistica.

Servono 9 milioni. L’iter burocratico deve essere agiornato. “I pareri e i permessi strutturali erano già stati acquisiti sul vecchio progetto, che ora è stato revisionato ed è decisamente migliorativo”. La nuova struttura, su un terreno comunale tra i cantieri navali e via Muccioli, andrà a sostituire, quella attuale di via Fratelli Leurini di proprietà della cooperativa Lavoratori del mare.

Se tutto va bene, locuzione sempre d’obbligo, “dovremmo poter fare la gara entro quest’anno, iniziare i lavori a inizio 2026” e portarli a termine dopo un anno e mezzo circa a partire dalla posa della prima pietra. Montini ci aiuta a fare un po’ di cronistoria. “Il commercio all’ingrosso di pesce nell’attuale struttura da parte dei pescatori e della nostra marineria è un servizio riconosciuto di interesse pubblico dal Consiglio comunale di Rimini”, ricorda.

La cooperativa Lavoratori del mare fece redigere un progetto che venne presentato pubblicamente nel 2014. “Al principio non si sono trovati finanziamenti che potessero sostenerne la realizzazione. Poi, nel 2021 si è concretizzata la possibilità di candidare il progetto ad un bando del Ministero delle politiche agricole e forestali, legato a fondi Feamp, a sostegno della pesca e dell’acquacoltura, della programmazione europea 2014-2020. Presentammo una rielaborazione del progetto della cooperativa. Mantenendo tutti i servizi richiesti e necessari arrivammo a ridurre l’investimento da 14 milioni iniziali a 9 milioni. Due milioni li avrebbe messi il comune di Rimini, per gli altri sette contavamo sul bando.

Il progetto arrivò terzo e ottenne un finanziamento di 1,8 milioni. “La spesa in carico al comune sarebbe stata tanto di più rispetto alle previsioni e quindi siamo tornati in una fase di stallo. Poi, a giugno 2023 il Ministero ci disse che avrebbe finanziato tutti i 7 milioni per la realizzazione, purché i lavori venissero conclusi entro 31 dicembre dello stesso anno. Il finanziamento Feampa, Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura, era in scadenza 31 dicembre del 2023. La cosa per noi, ma per chiunque, era ovviamente impossibile e glielo facemmo notare”.

Avete rinunciato? “Con il Ministero si convenne la possibilità di far scorrere un finanziamento di 6.850.000 alla programmazione Feampa successiva (2021-27), la cui operatività di fatto è partita a gennaio 2024. Nell’immediato, ci hanno riconosciuto un finanziamento di 150mila euro sulla base del quale abbiamo delimitato l’area e abbiamo creato un piazzale di servizio per il rimessaggio delle reti”.

Subito dopo i tecnici del comune si sono messi all’opera per rivedere il progetto. “Dal 2014 ad oggi è subentrata una nuova normativa ambientale, un nuovo codice degli appalti. Tante cose sono cambiate. Il vecchio progetto prevedeva un piano interrato a cui abbiamo dovuto rinunciare a seguito di ulteriori nuove normative sopraggiunte”.

Allora, che cosa viene fuori? “ Viene fuori un progetto con le medesime funzioni, completamente rivisto, moderno e la struttura vera e propria risulta molto alleggerita. Esternamente alcuni elementi architettonici saranno utili sia per raffrescare e ombreggiare gli uffici sia per armonizzare l’edificio con il contesto. Riprenderanno i colori delle vele tradizionali della nostra marineria”.

Tanto verde intorno. “Buona parte della struttura (su due piani per un totale di 2.000 metri quadri, rispetto ai circa 5.000 del progetto del 2014) sarà inglobata dal verde pubblico, con prati e alberi. Il piano terra sarà coperto da una collinetta”.

Nuovi parcheggi.“Davanti alla struttura, oltre all’area semicoperta per il carico e lo scarico dei mezzi, saranno ricavati ulteriori parcheggi. Una parte sempre a fruizione pubblica e l’altra, sarà a servizio del mercato ittico”. Per i visitatori vi sarà un ingresso pedonale dedicato. “Stiamo inoltre studiando un percorso appositamente per i turisti, sull’esempio di Tokyo, città in cui l’attrazione più visitata è proprio il mercato ittico”.

Un concetto da tenere presente. Il luogo dove sorgerà il nuovo mercato ittico è da sempre area polifunzionale per i servizi portuali. La riqualificazione della darsena, che si è accompagnata alla realizzazione della prua e di altri edifici circostanti, ha sempre rimarcato che l’area sarebbe. rimasta a stretto servizio di supporto delle attività portuali. Il quartiere è ancora, non solo storicamente, il quartiere del porto!”.

E tra le funzioni del porto ci sono anche lo sbarco e la vendita del pesce. Come accade un po’ dappertutto. “E come è giusto che sia, questi ragazzi fanno un lavoro durissimo, da qui anche le difficoltà di ricambio generazionale. Non ha senso che dopo una notte in mare debbano mettersi nei furgoncini e andare a chilometri di distanza per la vendita. Il pesce sbarca qui. Se vogliamo supportare le marinerie a chilometro zero, cioè le marinerie locali, bisogna dare servizi che siano più comodi possibile. La nostra è una marineria ben attiva e operosa e va sostenuta. Certo, nei decenni passati c’è stata la rottamazione di qualche imbarcazione, ma di fatto se non pescasse la marineria locale, nel nostro Adriatico, ci sono già flotte straniere che pescano nelle acque internazionali”.

“C’è anche un’altra cosa…”.

Quale? “C’è da considerare che avere un mercato ittico al porto serve a mantenere vive la nostra storia e la nostra tradizione. La nostra città nasce dal mare, nasce con una comunità di pescatori, nasce con questa attività primaria”.

Il sogno nel cassetto? “Nell’edificio lì accanto, noto col nome ‘Mucchio d’Ossa’, il Comune vorrebbe, in una seconda fase, procedere con una completa ristrutturazione e aprire qui uno spazio per la promozione della cultura del cibo. Allo allo stesso tempo sarà anche luogo di degustazione del pescato del giorno in cui valorizzare ulteriormente i prodotti ittici locali. Fornirà un bel servizio a cittadini e turisti”.

I pescatori

I carichi di lavoro del nuovo mercato ittico resteranno esattamente quelli della struttura attuale. Non arrecherà danno, come non lo ha fatto in oltre sessant’anni”, non ha dubbi il nuovo presidente della cooperativa Lavoratori del mare, Mauro Zangoli. L’anno scorso il mercato ittico all’ingrosso di Rimini ha gestito un volume di affari pari a 10 milioni di euro. Sono 35 le imbarcazioni che vi si appoggiano. “I tecnici del comune che sono venuti a vedere come funziona il mercato sono rimasti sbigottiti. Non si aspettavano una realtà tanto strutturata”.

Perché deve rimanere al porto? “In un altro posto non avrebbe senso. Allora sì che andremmo a inquinare. Trenta anni fa abbiamo già rifiutato la proposta di trasferirci al Caar. Come accade in tutti i porti d’Italia: il mercato è vicino al porto.

Pesaro, Fano, Civitanova, Ancona, San Benedetto del Tronto.

Perché qui a Rimini, avendo uno spazio adeguato nell’area portuale, dovremmo andare a costruire il mercato ittico a chilometri di distanza?”.

Il comitato

Alcuni residenti dell’area interessata dalla realizzazione del nuovo mercato hanno creato un comitato per opporsi alla realizzazione dell’opera. Perché? “Ci sono varie questioni”, spiega la referente Virginia Pelliccioni. “Questioni di natura ambientale, innanzitutto.

Sappiamo bene quanto sia importante fermare ulteriore consumo di suolo.

Le nuove norme, inoltre, invitano a non costruire spazi interrati e garage sotto terra, a preferire il recupero degli edifici esistenti anzicché continuare a cementificare, a mantenere tutte le aree verdi all’interno delle zone urbane”.

Secondo Pelliccioni, inoltre, “l’attuale mercato dagli anni ’60 si trova in via Leurini, i cui abitanti denunciano continuamente il disagio, il rumore in piena notte fino al mattino e il cattivo odore che questo comporta.

Che senso ha costruirlo a solo 300 metri di distanza da quello attuale in una zona ancora più sacrificata e ancora in mezzo alle abitazioni?”.