Home Vita della chiesa “Signore, io e Te, sempre”

“Signore, io e Te, sempre”

Perle come sberle (2). Nel centenario della nascita di don Oreste Benzi pubblicata un’ampia raccolta (600 aforismi) di suoi detti, provocazioni e aneddoti

Riprendiamo l’esplorazione dell’aforismario di don Benzi: dall’Acca alla Zeta

Nella puntata precedente eravamo arrivati alla lettera G, come Gesù Cristo.

Ora ci muoviamo dall’H alla Z.

H come Handicap, vedi anche Disabili: “ Non dobbiamo parlare di affamati, ma di chi affama; non di oppressi, ma di chi opprime. La devozione senza la rivoluzione non serve a niente. Una società che mette i vecchi nei ricoveri, che mette gli handicappati in istituto, è una società disumana. Ai poveri bisogna dare le risposte di cui hanno bisogno e non quelle che ci fanno comodo” (n. 34). Un commento azzeccato si trova ‘pari pari’ in un altro aforisma: “ Tu spingi una carrozzella, in realtà è lei che spinge te. Gli ultimi, i più emarginati, faranno scoppiare le nostre contraddizioni” ( n.

235).

I come Ipocrisia. Qui la penna del Don si fa super affilata: taglia e punge. “ Mi si rimprovera che vado nei locali dove sono esaltati alcuni comportamenti aberranti: masturbazione pubblica, ragazze che ballano sul cubo, relazioni omosessuali.

E io rispondo: «Da chi devo andare?».È a loro che il Signore mi manda (…). Io sento il dovere di andare laddove i giovani ci sono (…) non facciamo gli ipocriti.

È il luogo che rende perverso l’uomo o è l’uomo che rende perverso il luogo? (…) Spero che prima di morire il Signore mi faccia la grazia di andare in tutte le discoteche” (n. 27).

No comment.

L come Libertà: La libertà è essere se stessi” (n. 94). Per farci aiutare, passiamo il microfono a don Milani: “Chi regala la propria libertà è più libero di uno che è costretto a tenersela”. Due frecciate folgoranti. La prima, quella di don Benzi, si presenta da sé, schietta e compatta com’è. La seconda, quella di don Milani, risulta densa e intensa. Ambedue, mirate ed efficaci. Colpo su colpo. Bersaglio, centrato.

M come Missione: Non mi interessa sapere dove andrò, mi interessa sapere che Tu mi mandi” ( n. 9). Tre sottolineature.

La prima: non si va in missione per iniziativa propria, ma perché si viene mandati. E il primo mandante è Gesù risorto, il quale non si stanca di gridare: “Andate!”. Lui però non si limita a mandarci, ma cammina con noi. Non ci scarica drammi e problemi. Ci fa strada, ci accompagna, ci spinge e, se inciampiamo e cadiamo, ci rialza.

Non si va quindi in missione per interesse personale o per bisogno privato. E neppure – è la seconda

sottolineatura – semplicemente per dovere. Ma per ‘grazia’, ossia per un dono gratuito e immeritato. Di qui la “perfetta letizia”, l’umile e luminosa gioia del missionario. E non si deve mai dimenticare – è la terza pennellata – che mille candele spente non ne accendono nessuna. Ma una sola candela accesa ne può accendere mille.

E più di mille. Vedi don Oreste e l’APG23.

N come Nichilismo: questa voce non ricorre alla lettera così come suona letteralmente. Ma, nella sua opera intelligente e diligente, la curatrice Casadei molto correttamente ha riportato sotto questa voce diversi detti ‘donorestiani’, che ruotano attorno al perno irrinunciabile, Dio: “ Tutto ciò che non viene vissuto nell’amicizia con Dio è un giocherellare attendendo la morte” (n. 540). Se si fa fuori Dio, si smarrisce la via della gioia ( n.

88), “ i giovani si sciolgono nel nulla” (n. 288), “ i figli hanno il diritto di ribellarsi” (n. 368), “ ci si sprofonda nel baratro della disperazione totale” (n. 405).

Non c’è che dire: o Dio o lo zero assoluto del nulla.

O come Oreste (il Don dice di sé): è una voce che registra in totale ben 63 ricorrenze.

Valga la prima per tutte: “ Io vi autorizzo a dire sempre male di me (…). Di me dite male finché volete, perché non direte mai male abbastanza!” (n. 6). Il Don non era un narcisista: non si sentiva uno “sputa-sentenze” né si atteggiava a opinion-leader.

Al centro del cuore del Don non c’era il proprio Io, ma il proprio Dio, Gesù di Nazaret, e con Lui i poveri.

P come Perdono: Dio è onnipotente perché perdona”

(n. 173). Ricordiamo quando Gesù guarisce il paralitico di Cafarnao (vedi Mc 2,1-12). Prima di guarirlo fisicamente, Gesù gli perdona i peccati. Al che gli scribi presenti reagiscono scandalizzati: “Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?”. È l’unica volta che gli scribi hanno ragione.

È vero: solo Dio può perdonare i peccati. Ma Gesù non è il Figlio di quel Dio che non è giusto perché semplicemente (o semplicisticamente?) premia i buoni e castiga i cattivi, ma “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”? (Mt 5,45). Dio non taglia luce e acqua a chi non paga la bolletta! Più misericordioso e onnipotente di così!

Q come Quotidiano: Questa voce manca nell’aforismario, come mancano del tutto voci con l’iniziale Q. Ma non mancano affatto voci equivalenti. Ad esempio: “ Dobbiamo arrivare a vivere

su questa terra come fossimo già in Cielo”. Oppure: “ Abbiamo bisogno tutti i giorni per inventarci dei nemici per sentirci importanti nell’orgoglio, nella cattiveria: ma è tutto un inganno. Non è così la vita, come l’ha pensata il Signore;la vita è gettarsi tra le braccia del Papà” (n. 138). Come si vede, si parla di “vita”, di “tutti-i-giorni”. Ma se alla vita smagliamo la trama del quotidiano, fatto di tutti i giorni, cosa resta?

R come Rivoluzione: È una voce con molte ricorrente.

Eccone alcune, tra le più pungenti: “ Questa società non può essere cambiata né convertita. Va sostituita” (n. 51). E occorre radicalità: “ Non cambierà mai niente finché noi adattiamo il Vangelo alle nostre mezze misure” (n. 169). “ Non fate come molti miei alunni del ’68 a cui dicevo: «Vi aspetto al primo stipendio».

E quando lo riscuotevano, da incendiari diventavano tutti pompieri” (n. 255).

S come Speranza: La vecchiaia è quando uno non spera più” (n. 381). Ancora: “ Nell’amore ‘mai’ non si può dire mai” ( n.

446).

T come Tristezza: Quando una persona ha solo se stessa per cui vivere, non fa altro che prepararsi la cassa da morto! Prego che i giovani non invecchino anzitempo” (n. 403).

U come Umiltà: Un limpido, coinvolgente pensiero mariano: “ Maria appartiene ai poveri di Jahvé e ci aiuta a conoscere Dio e la nostra nullità: solo così Dio potrà costruire la nostra storia, e noi smetteremo di fare le nostre storie” (n. 22)

V come Vita: Signore, io e Te sempre insieme!”.

Z manca: ma allora perché non ricominciare dalla A e spulciare altre voci, come Ateismo, Bellezza, Carcere, Discernimento, Eucaristia, Famiglia, Giustizia, Idolatria, Lavoro, Male, Nonviolenza, Omosessualità, Pace, Responsabilità, Santità, Tempo, Uomo, Vocazione, ecc.?

Francesco Lambiasi