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Un nuovo ponte tra giovani e agricoltura?

È notizia del G7 Giovani tenutosi a Siracusa negli ultimi giorni di settembre: il servizio civile sarà esteso a un nuovo settore, quello agricolo. Lo ha annunciato il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, che nella stesura del progetto è stato affiancato dal Ministero per lo sport e i giovani guidato da Andrea Abodi. L’iniziativa ha una prima fase sperimentale: 1000 potranno partecipare opportunità delineate dagli enti candidati, che hanno avuto tempo fino a pochi giorni fa, il 28 novembre, per presentare le proprie proposte. Proposte che possono spaziare tra vari ambiti, a partire da progetti connessi alla tutela del territorio e dell’ambiente e alla promozione dei prodotti agricoli locali, fino ad attività legate all’educazione e ricreative, ma anche all’assistenza delle persone più fragili tramite attività terapeutiche. “ Il servizio civile permette a molti ragazzi di fare esperienza in tanti mondi, in agricoltura mancava questo tipo di propulsione e noi l’abbiamo voluta codificare. Attraverso questa iniziativa, intendiamo valorizzare il talento e le competenze dei giovani, offrendo loro la possibilità di contribuire concretamente alla crescita delle nostre comunità rurali. – il commento del ministro Lollobrigida, dare risp che or car get g re le contesti più genuino tendosi a che rimarca la pluridimensionalità di questa nuova opportunità – Oltre a favorire l’inclusione sociale, potrà sviluppare nuove professionalità in ambito agricolo, rafforzando il legame tra giovani e territorio”.

Una nuova opportunità che sembra risposta a un fenomeno ormai da diversi anni caratterizza le nuove generazioni, ossia la tendenza a un ritorno alla terra, trend che spinge sempre più giovani ad abbandonare città per ritornare a rurali, a un contatto con l’ambiente, mettendosi anche personalmente in gioco come imprenditori una volta terminati gli studi. E non solo: si tratta anche di un’iniziativa che si pone l’obiettivo di valorizzare la cultura e le tradizioni locali, dando impulso a progetti sperimentali e offrendo la possibilità di maturare competenze trasversali. Indirizzato ai giovani, sono proprio a riflettere su questa Anche a Rimini: abbiamo intervistato Giulio e Camilla, rispettivamente 18 e 21 anni, per sentire la loro opinione al riguardo.

 Fermo restando che prima di esprimere un’opinione precisa mi piacerebbe vedere il progetto effettivamente messo in pratica – racconta Giulio – mi sembra che i presupposti teorici possano essere buoni. L’idea di creare un ponte tra le : o enendo e ciclas nuove generazioni e le comunità rurali mi sembra interessante, considerando che si tratta di un legame che col tempo va deteriorandosi: il fulcro della vita moderna è oramai concentrato quasi interamente sulle città e i centri urbani, perdendo progressivamente un contatto con le campagne. Queste zone possono risultare sempre meno appetibili anche solo da un punto di vista abitativo: non sono generalmente vicine a tutta quella serie di servizi che le città offrono ormai in maniera immediata, e frequentemente i collegamenti a livello stradale lasciano un po’ a desiderare, non tenendo conto ad esempio di piste ciclabili che possano garantire un uso sicuro della bici per gli spostamenti. Questo comporta che un ragazzo che abita in una zona del genere, anche solo per andare a scuola, possa essere totalmente dipendente da un passaggio in macchina da parte dei genitori dai mezzi pubblici, trovandosi così estremamente limitato nella disponibilità di spostamenti, decisamente poco fruibili. Questa iniziativa potrebbe portare un po’ di interesse e curiosità per l’ambito agricolo: sarà fondamentale in questo la validità dei progetti che gli enti saranno in grado di proporre”.

Più porte il servizio civile è in grado di aprire più diventa un’opportunità interessante. – racconta Camilla – Offrire un’ampia gamma di possibilità, e di conseguenza di ambiti diversi in cui fare esperienza, ne aumenta l’appetibilità, e in tal senso questa nuova iniziativa del governo è senza dubbio positiva. Per quanto riguarda il settore agricolo nello specifico, sono curiosa di vedere gli sviluppi di questa prima fase sperimentale e soprattutto quali progetti verranno proposti: penso che tra i più stimolanti potrebbero esserci quelli che promettono di focalizzarsi sull’agricoltura del territorio, interessanti non solo perché farebbero conoscere meglio le tradizioni delle proprie zone, ma anche perché potrebbero contribuire ad aumentare la consapevolezza nei confronti dei prodotti km 0 e di come siano più sani e sostenibili rispetto alle alternative a più basso costo che troviamo tutto l’anno, compreso fuori stagione, provenienti dalle più disparate zone del mondo. Personalmente, però, i progetti che mi incuriosiscono di più sono quelli che riguardano gli ambiti educativi e di assistenza alle persone più fragili: credo che questo genere di iniziative rivolte alla dimensione sociale dell’agricoltura siano una ricchissima opportunità anche dal punto di vista della crescita personale, e potrebbero essere un’occasione davvero costruttiva per i giovani che nel servizio civile cercano un’esperienza valida e piena di significato anche e soprattutto da un punto di vista umano”.

Andrea Pasini