Home Cultura Una intonata riscoperta: la Messa di Rimini

Una intonata riscoperta: la Messa di Rimini

Questa bellissima partitura è attribuita a Gioacchino Rossini. La riscoperta è merito dello storico Paolo Righini e del maestro Filippo Caramazza. Da Bologna (1809) e Parigi in Romagna

Rimini val bene una Messa. Soprattutto se a comporre l’opera è un maestro come Gioacchino Rossini e la sua realizzazione non è affatto né un sacrificio né una mercificazione.

Messa di Rimini 1809, partitura per soli, coro e orchestra, attribuita al “cigno di Pesaro”, è stata riscoperta e rappresentata per la prima volta dopo 215 anni proprio a Rimini in occasione della Festa di San Gaudenzo lo scorso 12 ottobre in Cattedrale. Il merito va debitamente ripartito tra Paolo Righini, presidente della Cappella Musicale Malatestiana, e il maestro Filippo Maria Caramazza che della Cappella è l’appassionato direttore.

Si tratta ancora di una attribuzione “ ma ci sono diversi elementi storici e musicali che fanno propendere per la sua veridicità” fa notare Paolo Righini, non nuovo a importanti studi storico-musicali. Partiamo da quelli storici. Le prime tracce storiche che ci mettono sulla via della Messa di Rimini e Rossini risalgono al 1881. Nel luglio di quell’anno il titolo di Cattedrale a Rimini viene trasferito dalla chiesa di S. Agostino al Tempio Malatestiano e una Messa celebra l’occasione. Al tempo il giovane Rossini è già molto attivo, e la partitura contiene tutti gli elementi tipici della sua freschezza compositiva. Nel 1881 a Parigi il compositore e professore di canto Luigi Bordese pubblica una trascrizione per canto e organo dell’opera che egli intitolò “Première Messe à 4 Voix Solos et Choeurs de Gioacchino

Rossini”. Nel frontespizio fa scrivere: “Cette messe fu composée ave Accompagnament d’Orchestre, en 1809, pour la Cathédral de Rimini ou se trouve le Manuscrit Original”.

Il manoscritto non è stato ritrovato, l’unica copia è dunque a Parigi.

Anche l’occasione per l’esecuzione di questa Messa a Rimini nel 1809 sarebbe storicamente fondata. Nel 1809 il titolo di cattedrale di Rimini era assegnato alla chiesa di S. Giovanni Evangelista (oggi Sant’Agostino), fino al 15 luglio, data in cui fu trasferito al Tempio Malatestiano. La mattina del 16 luglio, il Capitolo celebrò messa per la prima volta nella nuova cattedrale. Quindi possiamo ipotizzare che la Messa di Rimini possa essere stata eseguita in occasione del trasferimento del titolo di cattedrale nel Tempio Malatestiano.

Per scrivere la Messa di Rimini, Rossini potrebbe essere stato contattato dal tenore Agostino Trentanove o dal basso Nicola Trentanove, entrambi riminesi, forse fratelli o cugini, che nel 1826 ritroviamo insieme a Rimini in cattedrale, sottoscrittori di un “Piano per l’istituzione, e regolamento de’ Filarmonici addetti alle Musiche Ecclesiastiche”.

Non sappiamo a quando potrebbe risalire la conoscenza tra Nicola, Agostino e Gioacchino, quel che è certo è che Nicola recitò in diverse opere di Rossini dal 1816 al 1825, e Agostino dal 1817 al 1819.

Oppure “ possiamo anche ipotizzare che il vescovo di Rimini, Gualfardo Ridolfi, avesse una corrispondenza con l’Arcivescovo di Ravenna, Antonio Codronchi, che

l’aveva consacrato vescovo a Milano nel 1807, o comunque che ci fosse uno scambio di notizie tra alcuni canonici del capitolo della cattedrale di Rimini e di quello di Ravenna, – prosegue Righini – e che qualcuno potrebbe avere elogiato la Messa scritta da Rossini per la chiesa ravvennate di S. Maria in Porto nel 1808, proponendolo anche come compositore per una messa da eseguire a Rimini”.

Un’ulteriore ipotesi è quella che Rossini potrebbe avere conosciuto qualche canonico o qualche riminese nella sua tournèe romagnola, che si svolse dal 1806 al 1808 – quando si cimentò come maestro al cembalo nei teatri di Senigallia, Lugo, Forlì, Faenza, Rovigo, Fano e Pesaro – il quale potrebbe essersi ricordato di contattarlo in occasione del trasferimento del titolo della Cattedrale per chiedergli di comporre una messa per l’evento. Una partita dall’alto valore musicale riscoperta dopo ben 215 anni.