“È sempre molto emozionante, soprattutto è un grande onore”. Docente di Filosofia in varie università tra cui la Gregoriana di Roma e all’Istituto superiore di scienze religiose A. Marvelli delle Diocesi di Rimini e San Marino-Montefeltro, nonché postulatrice della causa di beatificazione di don Oreste Benzi, la riminese Elisabetta Casadei domenica 17 novembre avrà l’onore, come lei stessa dice, di commentare in diretta dalle 10 su Rai 1 la Santa Messa di papa Francesco, in occasione della Giornata mondiale dei poveri. Ignazio Ingrao, il vaticanista del Tg1, le ha affidato il commento pastorale della celebrazione “avendo come prisma, come punto di vista, come punto luce, la testimonianza di vita di don Oreste Benzi”, spiega Elisabetta.
In cosa consisterà il suo contributo? “Non si tratta del commento liturgico ma del commento pastorale, che unisce l’Eucaristia al cammino della Chiesa. Il giornalista Ingrao ha voluto spiegare agli spettatori il significato della Giornata mondiale dei poveri attraverso la testimonianza di don Oreste, attraverso questo prisma. Il compito del prisma è riflettere la luce, distinguerla in tutti i suoi colori. Quindi anziché parlare del povero in modo generale e, astratto, lo faremo in modo dettagliato, proprio come il prisma dettaglia i colori della luce”.
Perché la Rai ha pensato proprio a don Benzi per quest’occasione? “Devo dire che loro sono contenti di valorizzare la figura di don Oreste. La proposta è nata in un preciso contesto. È appena stato presentato, il 2 novembre, il tascabile ‘Don Oreste Benzi. Aforismi, aneddoti e provocazioni’ (Editore Sempre). Ne ho inviato una copia a Ignazio Ingrao, spiegandogli che siamo nel Centenario della nascita di don Oreste. L’occasione, più che azzeccata, si è presentata per la Giornata mondiale del povero”.
Non è una prima volta per Elisabetta. “La collaborazione con Ignazio risale a diversi anni fa. Quando abitavo a Roma, ho avuto modo di collaborare con il Pontificio consiglio per la Nuova evangelizzazione (oggi Dicastero per l’Evangelizzazione). La prima volta in assoluto è stata quando nel 2019 il Presidente, S.Ecc. Mons. Rino Fisichella mi ha chiesto di commentare la Sessa del Papa per la Giornata mondiale della Parola di Dio, accanto a Orazio Coclite. In quell’occasione ho avuto modo di conoscere Ingrao, che viene anche dalle file dell’Azione Cattolica, e da allora ogni tanto mi chiama. Ho avuto modo di commentare anche la Santa Messa che nel 2021 papa Francesco ha celebrato con i fedeli del Myanmar, il 16 maggio, a qualche giorno dal terribile colpo di Stato, insieme a padre Bernardo Cervellera del Pime”.
È sempre un’esperienza “molto emozionante perché, innanzitutto, è un onore immenso: vuol dire fare un servizio a tutta la Chiesa. Inoltre, richiede tanto impegno, perché anche solo per fare brevi battute concentrate in alcuni momenti della celebrazione si deve studiare parecchio. Se si fa il commento liturgico bisogna leggere l’omelia, occorre studiare tutto il libretto, conoscere bene i testi, le preghiere, le letture, informarsi sulla provenienza dei lettori, anche quelli delle preghiere dei fedeli, i testi su cui prepararsi da avere presenti sono l’omelia, il messaggio del Santo Padre per la Giornata del povero, il Rapporto della dalla Caritas italiana sulla povertà presentato qualche settimana fa, che aiuta nel collegarsi all’attualità sociale e politica”.
Lei come gestisce la “grande emozione” per un compito così importante di cui ci ha raccontato? “Devo dire che sia Ignazio, sia Orazio Coclite hanno la capacità di mettere subito a proprio agio la persona. Loro sono molto abituati a questo tipo di lavoro. Ridono, scherzano, sono immediati. C’è una conoscenza, un rapporto molto cordiale, questo aiuta tantissimo”.