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Una Manovra fuori strada?

Sanità. La Fondazione indipendente Gimbe analizza le misure previste dalla legge di bilancio 2025 per il comparto sanitario. Numerose le criticità

La Legge di bilancio 2025, approvata in Consiglio dei ministri, è ora al vaglio del Parlamento. Ma nel dibattito pubblico sono già state evidenziate numerose criticità.

In modo particolare sulla sanità: a compiere un’analisi approfondita in merito è la Fondazione Gimbe, organizzazione indipendente impegnata in attività di ricerca, formazione e informazione scientifica, molto attenta al mondo della sanità. Diverse le criticità evidenziate alla luce della nuova Manovra, in primis per quanto riguarda i finanziamenti previsti per il Fondo sanitario nazionale (Fsn), che la legge si propone di incrementare nel 2025 di 2.520 milioni di euro (+1,9%), di cui 1.302 milioni da nuovi stanziamenti e 1.218 milioni già assegnati dalla Manovra precedente. Numeri che, secondo la Fondazione Gimbe, restituirebbero un quadro fuorviante dell’effettivo impegno economico previsto.

I 5.078 milioni per il 2026, 5.780 milioni per il 2027 e le cifre sino al 2030 indicano infatti l’incremento cumulativo del Fsn e non gli stanziamenti specifici per ciascun anno. sottolinea

Nino Cartabellotta, che della Fondazione Gimbe è presidente Di conseguenza la Manovra, nonostante gli annunci, non prospetta alcun rilancio progressivo del Fsn, lasciando il Servizio sanitario nazionale (Ssn) con risorse insufficienti per affrontare le crescenti necessità di cittadini e professionisti. Di conseguenza le Regioni, per riuscire a realizzare tutti gli obiettivi previsti dalla legge di bilancio 2025 per la sanità, dovranno operare scelte drastiche: razionalizzare la spesa, tagliare altri servizi o aumentare l’addizionale Irpef”.

Altra partita evidenziata è quella delle misure indirizzate al personale sanitario.

Considerando solo i rinnovi contrattuali per il personale dipendente (dirigenza e comparto) e per i medici convenzionati – prosegue Cartabellotta – e prendendo a riferimento gli oltre 2.400 milioni di euro stanziati dalla Legge di bilancio 2024 per il triennio 2019-2021, le risorse dovrebbero coprire il contratto 2022-2024, già scaduto, e quelli relativi ai trienni 2025-2027 e 2028-2030, per un totale di oltre 7 miliardi entro il 2030”.

Vengono aumentate le indennità per la dirigenza medica e veterinaria (50 milioni per il 2025 e 327 milioni a decorrere dal 2026), per la dirigenza sanitaria non medica (5,5 milioni a decorrere dal 2025), quella infermieristica e quella per la tutela del malato e la promozione della salute (35 milioni nel 2025 e 285 milioni dal 2026, a cui si aggiungeranno 15 milioni nel 2025 e 150 milioni dal 2026 per altre figure sanitarie). Tutte indennità che “ salvo briciole saranno concretamente esigibili dal personale solo a partire dal 2026”, rileva il presidente di Gimbe che aggiunge, in merito agli incrementi previsti per quanto riguarda il trattamento economico per i medici in formazione specialistica, in particolare per le specializzazioni meno ambite: “ In termini assoluti si tratta di un aumento da 26.000 euro annui a 27.135 per tutte le specialità e a 28.785 per quelle meno ambite: cifre irrisorie per convincere i giovani medici a scegliere specialità che oggi non risultano più attrattive”.

Liste d’attesa (e non solo)

Le altre misure previste e segnalate dall’analisi della Fondazione Gimbe sono quelle relative all’abbattimento delle liste d’attesa, per le quali è previsto un ulteriore aumento del tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati, che crescerà dello 0,5% per il 2025 (61,5 milioni) e dell’1% dal 2026 (123 milioni), introducendo anche premialità per le Regioni che rispettino i criteri sui Livelli Essenziali di Assistenza sulle liste d’attesa: stanziati 50 milioni nel 2025 e 100 milioni dal 2026. L’analisi chiude con altre disposizioni di spesa riguardanti l’attuazione del Piano pandemico 2025-2029  (50 milioni per il 2025, 150 milioni per il 2026 e 300 milioni annui dal 2027.

Ancora una volta la Legge di bilancio tradisce le legittime aspettative di professionisti sanitari e cittadini, oggi alle prese con un Ssn in grande affanno nel rispondere ai bisogni di salute della popolazione. – è la sintesi finale del presidente Cartabellotta – Soprattutto per la progressiva carenza di personale, in particolare infermieristico, che vive una stagione di demotivazione e disaffezione per la sanità pubblica senza precedenti. Dall’analisi delle risorse assegnate alla sanità emergono quattro punti estremamente critici.

Innanzitutto la ‘cosmesi’ sul Fsn per il 2025, che tradisce ampiamente i proclami dell’Esecutivo: l’incremento reale è di soli 1,3 miliardi di euro, rispetto ai 3,5 miliardi annunciati, rendendo impossibile soddisfare le richieste dei professionisti sanitari, che infatti hanno già annunciato uno sciopero per il 20 novembre. In secondo luogo, l’unico reale incremento di risorse è previsto solo nel 2026, quando lo Stato potrà disporre delle liquidità derivanti dalla sospensione del credito di imposta delle banche. Terzo, le risorse si disperdono in troppi rivoli, senza una chiara visione di rilancio del Ssn, con un numero eccessivo di misure rispetto alle risorse assegnate, a valere sul Fsn: una (non) strategia che finirà per mettere le Regioni davanti a un bivio, costrette a scegliere da quale lato ‘tirare’ una coperta troppo corta. Infine, non si intravede alcun rilancio progressivo del finanziamento pubblico che, dopo la ‘fiammata’ del 2026, torna a cifre da manutenzione ordinaria dell’era prepandemica. Nonostante la sanità pubblica sia oggi la vera emergenza del Paese, le scelte politiche rimangono inesorabilmente in linea con quelle degli ultimi 15 anni”.