Home Attualita “DonBa” e i mille intrecci di una vita affidata a Dio

“DonBa” e i mille intrecci di una vita affidata a Dio

LA STORIA Come don Luca Bernardi, giovane sacerdote di famiglia riccionese, è arrivato ad essere parroco di Maiolo

Una storia particolare, fatta di migrazioni e intrecci esistenziali, ma con un punto fermo di partenza e di approdo, Riccione.

La storia da raccontare e assaporare è quella di don Luca Bernardi, giovane sacerdote riccionese ora parroco a Maiolo. Un sacerdote nato e cresciuto nella Diocesi di Rimini che è stato prestato alla Diocesi di San Marino – Montefeltro.

Insomma, un bell’esempio di amicizia tra le due Diocesi.

Don Luca, raccontaci il tuo percorso.

“Abbiamo accolto da poco il nuovo vescovo, mons.

Domenico Beneventi, il quale sta provvedendo ad alcuni cambiamenti: non so per quanto tempo ancora sarò il parroco di Maiolo.

La mia strada è sempre stata intrecciata e ricca di incontri benedetti che mi hanno portato fino a qua. Partiamo da Ferrara, dove mi trovavo per studiare all’Università.

Avevo nel cuore già da tanti anni il desiderio di diventare sacerdote.

Proprio a Ferrara nel 2013 arrivò l’arcivescovo monsignor Luigi Negri, che era stato vescovo nella Diocesi di San Marino Montefeltro i sette anni precedenti. Avevo avuto modo di conoscerlo.

E allora con l’aiuto dell’amico don Andrea Bosio (ora parroco di Pietracuta) chiesi a mons. Negri di poter entrare nel seminario arcivescovile di Ferrara.

Per volontà di Dio divenne vescovo a San Marino il ferrarese Andrea Turazzi. E allora tutto s’incastrò: ci fu l’accordo tra le due diocesi e io da sammarinese divenni seminarista a Ferrara. Dopo 5 anni fui ordinato sacerdote il 14 settembre 2019 nella Cattedrale di Pennabilli.

Dopo esser stato a Dogana e a Macerata Feltria, dal 2021 sono parroco a Maiolo”.

Quindi sei cittadino sammarinese?

“Sono italo – sammarinese.

Mio padre Cesare è riccionese nonostante sia totalmente di San Marino, per le origini di mio nonno, il quale proviene da Serravalle.

Io ho trascorso la mia infanzia fino ai 12 anni a Riccione, con don Giorgio dell’Ospedale. Gli anni del liceo e dell’università ero a Rimini, nella parrocchia della Riconciliazione, con don Domenico Valgimigli. Nel 2018 sono diventato diacono e mi sono stabilito nella parrocchia di Dogana a San Marino”.

Il tuo percorso di fede da dove parte?

“Dalla famiglia. La nonna paterna mi ha trasmesso tanto. Più in generale posso dire che in casa ho sempre respirato aria cristiana. Ho frequentato realtà legate al movimento di Comunione e Liberazione: vacanze estive, le scuole elementari e il liceo classico, amici di famiglia e il Meeting.

La vocazione viene da lontano. C’è un aneddoto simpatico che mi lega a don Alfredo Montebelli, maestro di religione che alle elementari chiese ai suoi bambini di 6 anni chi da grande avesse voluto diventare prete. Io alla fatidica domanda risposi sì.

A 17 anni il mio prof. di filosofia, Davide Tonni, mi consigliò la lettura delle Confessioni di Sant’Agostino e rimasi folgorato da questo testo, che ancora oggi è per me un punto di riferimento”.

Parlaci delle figure sacerdoti importanti per la tua vita.

“Ho già menzionato don Alfredo e don Giorgio. Con quest’ultimo ho sempre avuto un legame unico.

Con lui ho vissuto tappe fondamentali del percorso cristiano: Battesimo, Prima Confessione, Prima Comunione. Anche la Cresima in realtà, perché vivevo sì a Rimini ma scelsi di fare catechismo a Riccione con don Giorgio.

Cito don Claudio Parma e don Stefano Vendemini, cari professori di religione e per me mentori.

Infine don Andrea Bosio, amico e fratello maggiore, che ho conosciuto con amici ai tempi del liceo e rivelatosi poi essenziale per la verifica del sacerdozio”.

Torniamo nella tua Riccione.

“Sono molto legato alla città.

Dopo gli anni riminesi la mia famiglia è rientrata a Riccione. Appena diventato prete ho voluto celebrare Messa nella mia città natale, precisamente il 16 settembre 2019, con don Giorgio al mio fianco”.

Riesci a fare un bilancio dei tuoi primi 5 anni da prete?

“Ho vissuto tanti spostamenti e ho affrontato tante prove.

Questi anni a Maiolo sono stati di grande insegnamento ma sento di aver fatto meno di quello che speravo.

Hanno interferito nella mia vita sacerdotale gli studi di filosofia per il conseguimento della laurea magistrale e il periodo Covid, che ha ridotto le occasioni d’incontro e ha fatto nascere tanta paura nelle persone.

In questi anni ho fatto servizio negli Scout a San Marino, dove sono stato anche docente di IRC. Vista la mia predilezione per i giovani, ho vissuto con dispiacere la scarsa presenza di questi ultimi a Maiolo.

Tra le tante chiese presenti sul territorio, voglio menzionare la Chiesa di Santa Maria d’Antico, un gioiello della Valmarecchia: qui è conservata una preziosa statua in ceramica invetriata raffigurante la Madonna con il figlio in braccio di Luca della Robbia risalente al XV secolo”.

In chiusura parlami del rapporto tra la tua diocesi d’origine e quella di appartenenza attuale.

“Penso subito al collegamento dato dall’ISSR Marvelli, che accorpa le due realtà dal punto di vista culturale e formativo.

Poi la storia parla chiaro: c’è un forte intreccio dato dalle dinamiche che hanno visto protagonisti i Montefeltro e i Malatesta. Ma non basta, perché va anche ricordato che San Marino, fondatore della omonima Repubblica, e San Leo vissero entrambi a Rimini prima di costituire la nostra comunità cristiana e diventarne poi i santi patroni. Personalmente credo di rappresentare questo gemellaggio tra le due diocesi: ho un forte legame affettivo con il territorio riminese. Faccio tanti chilometri per tornare in Romagna dalla famiglia e dagli amici di sempre. Quegli amici con cui continuo a coltivare una relazione basata sulla nostra comune fede cristiana”.

Hai un soprannome?

“Sì, tutti mi conoscono come Donba. Nomignolo che risale ai tempi delle scuole medie a Rimini. Tutti già sapevano quale fosse il mio desiderio.

Dunque un nome, una profezia”.

Tommaso Mazzuca