Home Vita della chiesa Se la Festa esce dallo Stand e incontra la vita

Se la Festa esce dallo Stand e incontra la vita

Feste parrocchiali: una nuova era. In una società sempre più secolarizzata, che trascura il Sacro per abbracciare più il folclore, qual è la via giusta?

Liturgie solenni, processioni per le vie cittadine, momenti di festa con musica, talvolta spettacoli di teatro dialettale, e gli immancabili stand gastronomici, fondamentali per favorire la bellezza dello stare insieme, del guardarsi negli occhi e abbracciarsi attorno a una tavola, per riscoprire un bisogno e uno scopo comuni, ma anche per garantire quel minimo di raccolta fondi che rende sostenibile l’evento o altri progetti e opere di carità. Le feste parrocchiali organizzate solitamente in onore del santo patrono o di un evento religioso, segnano un appuntamento annuale in cui la parrocchia diventa il fulcro di attività che spaziano dal sacro al profano. La consuetudine non si perde nell’origine dei tempi, ma sicuramente risale, a volte, a centinaia di anni orsono.

Recentemente, in molti casi, si nota un’evoluzione, l’apertura a nuove possibilità, dando spazio al contenuto culturale e alla riflessione. Per esempio, offrendo alla comunità momenti di approfondimento culturale o di fede, proponendo testimonianze o spesso anche veri e propri convegni. Si mettono a fuoco le figure dei “santi” locali, ma anche questioni d’attualità come la pace e addirittura la Costituzione.

Solo scorrendo le pagine dei programmi delle feste che le parrocchie hanno inviato al nostro settimanale negli ultimi mesi, o i loro siti e pagine social, si può farsene un’idea.

Qualche settimana fa, tanto per iniziare, al Santuario della Madonna di Casale e del Beato Pio Campidelli, San Vito, per la festa in onore di Maria ha fatto capolino anche l’attrice e regista Claudia Koll per raccontare la sua conversione e testimoniare la sua fede. La parrocchia di San Giuliano martire, Rimini, in occasione della festa dedicata al suo patrono ha proposto al cinema Tiberio l’incontro ‘ Una Parrocchia accogliente per un cammino di conversione in vista del Giubileo’ con don Daniele Simonazzi, responsabile per Migrantes nel settore Rom e Sinti, nonché cappellano delle Articolazioni della salute mentale del carcere di Reggio Emilia.

La parrocchia di San Lorenzo in strada, Riccione, durante la ‘Festa della famiglia’ ha invitato Antonio De Filippis e Alberto Capannini di Operazione Colomba a testimoniare la situazione attuale in Ucraina e in Palestina, martoriate dai conflitti, nell’incontro ‘ Lo scandalo della pace’ condotto da Francesco Cavalli. San Paterniano ( Villa Verucchio) ha approfondito la figura di ‘Bonhoeffer, un cristiano sotto il nazismo’ con Piergiorgio Grassi.

La parrocchia di Santa Maria in Cerreto ha proposto una testimonianza di don Oreste Benzi, del resto è il centenario dalla nascita, quella di Torre Pedrera un incontro dedicato alla venerabile Carla Ronci, di cui ospita la tomba. La parrocchia della Riconciliazione, a Rimini, ha approfondito la figura di San Francesco nell’ottavo centenario delle stigmate, a San Vito durante la festa è stata allestita la mostra fotografica ‘Madri per sempre’  a cura di Giancarlo Frisoni, a San Lorenzo in Correggiano in occasione degli ottant’anni dalla Linea Gotica è andato in scena lo spettacolo ‘ Sitembre de ‘44’, lettura scenica di e con Mario Vanucci.

A Sant’Ermete, insieme a Diego Celli della cooperativa Amici di Gigi si è approfondito il tema ‘I nostri figli e il problema educativo’ e tornando a Rimini, la parrocchia di San Raffaele Arcangelo ha proposto un incontro con Ardea Montebelli ‘Onesti cittadini. Percorso sugli ideali ispiratori della Costituzione Italiana’.

Perché si fa ciò? Tra i tanti esempi, e non riusciamo a citare tutti, troviamo le iniziative proposte dai padri missionari del Preziosissimo Sangue a Santa Chiara, Santuario della Madonna della Misericordia in centro storico a Rimini, come il triduo predicato da don Domenico D’Alia in occasione della Festa del Preziosissimo Sangue e del secondo centenario della fondazione della casa di missione a Rimini, oppure l’incontro ‘ Il verbo si è fatto embrione: il prodigio della vita nascente’ sul valore della vita in collaborazione con l’associazione Papa Giovanni XXIII, in maggio, in occasione della festa della Madonna della Misericordia. “ Lo scopo è sempre, almeno da parte nostra, annunciare il Vangelo, magari toccando anche argomenti che possono essere più vicini alla società”, spiega il rettore don Giuseppe Pandolfo. La cosa importante per chi frequenta meno è che possa essere toccato da qualcosa e quindi riavvicinato alla fede. Per chi frequenta abitualmente l’auspicio è che la proposta della festa possa risvegliare una consapevolezza cristiana nella quotidianità”.

Oltre ad avere un forte valore aggregativo, quindi, le feste parrocchiali vogliono arrivare a parlare al cuore del singolo, alla sua dimensione spirituale, parlare a chi vive ormai immerso in un mondo fortemente secolarizzato.

C’è anche l’esigenza di favorire una crescita della partecipazione alla vita comunitaria, al di là di momenti che rischiano di essere considerati solo nel loro aspetto folcloristico e che perdono la dimensione del sacro.

È la questione che don Giuseppe (e con lui immaginiamo ogni parroco) ha a cuore e che mette a fuoco don Renato Bartoli, della parrocchia di Sant’Agostino, reduce dalla festa che si è svolta proprio nei giorni scorsi e ha offerto un programma culturale.

Tra le altre cose, ha proposto, nel ventennale della beatificazione, un affondo sulla figura del beato Alberto Marvelli con don Gabriele Gozzi. Proprio a Sant’Agostino riposano le spoglie mortali del Beato. “ Un bellissimo momento di approfondimento culturale. Che ha sicuramente un gran valore per la nostra comunità. Ma se la questione è affrontare il rischio di una secolarizzazione sempre più diffusa, mi domando se questa sia la strada giusta”.

In che senso? “Avete letto ultimamente Franco Cardini e Paola Bignardi su Avvenire?”.

Riflettendo sui dati, non solo a livello nazionale, della diffusione del fenomeno, lo storico fa compiere al tema un passo decisivo. “ È, più ampiamente, una crisi della dimensione del sacro e del suo peso nella società. Per la prima volta da quando le civiltà umane hanno dato segno di possedere una dimensione dell’interiorità (ossia praticamente da sempre) siamo in presenza di una civilizzazione dalla quale il sacro è assente, non fa parte dell’orizzonte culturale percepito dai più. Al limite, quello seguito resta un cristianesimo “sociologico”, fatto di cerimonie e di feste che però poco incidono sul resto della vita o della pratica quotidiana della gente. Insieme al cristianesimo, sparisce una visione etica su di esso basata, senza che un’altra si palesi a prenderne il posto” ( Avvenire 29 settembre 2024).

Restando sul tema, la pedagogista, ex presidente di Azione cattolica, Paola Bignardi ci fa capire meglio in che modalità il fenomeno sia diffuso tra i giovani. Coinvolgerli sembra sempre più difficile. “ La maggior parte della nostra generazione ha frequentato oratorio e parrocchia; sono stati anni belli nei quali abbiamo apprezzato uno stare con gli amici sereno e leggero, fatto salvo il peso di quell’ora di catechismo o di Messa domenicale, in cui alla spensieratezza dello stare insieme si sostituiva la noia di un’esperienza che non ci toccava. Siamo riconoscenti per quegli anni, che oggi ci appaiono però una promessa non mantenuta. Quando siamo cresciuti non siete più riusciti a parlare con noi, ad ascoltare le nostre domande, ad accogliere le nostre inquietudini. Vi è bastato accompagnarci ai primi sacramenti? Non avete pensato che il più doveva ancora venire?” (Avvenire, Lettere dei giovani al Sinodo, 2 ottobre 2024).

Se si parla di protagonismo dei giovani è sempre la festa di Sant’Agostino ad offrire uno spunto di riflessione. Qualche sera fa, il 4 ottobre, si è tenuta la Young night, un momento di musica e gastronomia che gli organizzatori, il gruppo giovani della parrocchia, ha voluto impreziosire invitando a intervenire personalità del mondo dello sport riminese, un’opportunità di dialogo anche intergenerazionale.

Abbiamo proposto un focus sul valore dello sport nella vita di ciascuno di noi partendo dall’esperienza del beato Alberto Marvelli. Se come educatori mettiamo al primo posto la vita dei ragazzi, sapendoli ascoltare e sapendo intrecciare le loro richieste e i loro bisogni, allora possiamo dare vita a momenti di fraternità e divertimento che acquisiscono un valore in più: quello di trasmettere qualcosa ai ragazzi. Mettersi al fianco dei ragazzi ci permette poi di volare alti con loro e così abbiamo fatto venerdì sera insieme all’aiuto di Umberto Calcagno (presidente Aic) e a Massimo Ruggeri (ex cestista Basket Rimini) che ci hanno raccontato quanto lo sport possa essere davvero metafora di vita: i sacrifici, i successi, le disfatte, i momenti bui e quelli più felici…”, racconta il responsabile Stefano Antonini.

Sarà la strada giusta? Lo scopriremo.